Difensivi ed offensivi. L’apologetica dei Padri della chiesa

 
 

Difendere la fede significa anche osare “offendere” le credenze alternative. Offendere non nel senso di calunniare o di maltrattare le persone, ma di mettere in discussione l’impianto ideologico dei sistemi religiosi diversi dal cristianesimo.

Così è iniziato il secondo incontro del modulo di teologia storica “Una così grande schiera di testimoni” da poco avviato dalle chiese Breccia di Roma e Breccia di Roma San Paolo. Dopo una prima sessione dedicata a fornire delle coordinate per avvicinarsi all’universo della patristica, la seconda ha dato l’occasione di mettersi all’ascolto dei Padri apologisti, usando il materiale offerto dal fascicolo “Letture patristiche (II-III secolo)”, Studi di teologia N. 54 (2015)

Giustino Martire (100-167), Tertulliano (155-230), Ireneo (130-202), Origene (185-254) e altri hanno plasmato l’apologetica come disciplina a difesa della fede e ad “offesa” dell’errore. La loro azione in difesa della fede era per l’Evangelo, un’azione volta a spiegare la dottrina, chiarire i possibili malintesi, perorare la verità del cristianesimo e auspicare la libertà religiosa, che sino all’editto di Milano del 313 d.C. non era da ritenersi acquisita. 

Oltre a difendere la fede, gli apologisti caratterizzarono la loro attività in senso polemico, “offensivo”, quindi contro gli errori che minavano la verità dell’Evangelo, contro il paganesimo nelle sue varie forme e sempre inglobante, contro i cuori ipocriti che infangavano il buon nome della chiesa senza dare ai credenti la possibilità di difendersi in modo equo. La loro apologetica è dunque “vivace”.

I Padri hanno dimostrato di avere un’apologetica viva, capace di comprendere le questioni importanti su cui valeva la pena spendersi, anche morire come martiri. Le parole di Giustino Martire nel Dialogo con Trifone 128 hanno un sapore programmatico: “Non mi curo di altro che di dire la verità. La dirò senza avere paura di nessuno, anche se sul campo della prova mi farete a pezzi”. 

L’azione apologetica si rivolse soprattutto contro il giudaismo, lo gnosticismo, il politeismo greco-romano e la cultura politica romana totalitaria che era intrisa di paganesimo. I Padri capirono dove doveva essere indirizzato il loro impegno: alle principali narrazioni filosofiche e religiose del tempo. Ammirevole è lo scavo di Ireneo nei meandri dello gnosticismo. Notevole è l’energia di Tertulliano nel punzecchiare la cultura pagana. Profondo è il pensiero di Origene nell’interazione con l’ellenismo.  

Nonostante il loro pregevole sforzo, il pensiero degli  apologisti non fu immune dalle tossine della filosofia platonica, che criticavano da un lato, ma dalla quale furono pesantemente influenzati, anche se in modi diversi. Per questa ragione i Padri apologisti vanno letti e capiti in modo responsabile. Spesso ha concesso troppo terreno alla filosofia antica (si pensi alla dottrina del “logos” di Giustino o alle speculazioni di Origene. Nelle parole di Cornelius Van Til, gli apologisti (Tertulliano nella fattispecie) sono come “un Sansone che compie atti potenti e di valore per il popolo del Signore ma innamorandosi al contempo della bellezza filistea”. Sono grandi ma anche discutibili. 

In ogni caso, ci troviamo di fronte a uomini che hanno svolto un compito storicamente e teologicamente importante. Oggi, qual è lo stato di salute dell’apologetica cristiana? La chiesa evangelica è in grado di individuare gli idoli della cultura, i loro presidi ideologici e le loro istituzioni culturali? L’apologetica attuale non è troppo difensiva e poco “offensiva”, troppo timida, troppo asservita ai canoni del politicamente corretto? Su quali fronti stiamo difendendo l’Evangelo? Piuttosto che guardare alle sole questioni interne, molto spesso insignificanti, la chiesa evangelica dovrebbe ripensare la propria azione apologetica, valorizzando la formazione teologica, promuovendo l’unità della chiesa e difendendo la libertà religiosa: insomma promuovendo una visione biblica del mondo per l’avanzamento dell’opera di Dio e per la sola gloria di Dio.