La Scuola del cuore richiama all’unitarietà di educazione e istruzione, vissuto personale e sociale, famiglia e comunità, scuola e vita.
L'intelligenza artificiale permette di farci dialogare con chiunque. Se prima si poteva chattare con Padre Pio e altri santi adesso si può parlare addirittura con Gesù.
Quando si tratta di questioni bioetiche in Italia, si entra sempre in un campo di vuoti legislativi, confusione burocratica e radicalizzazioni ideologiche.
57 anni fa, una coppia di giovani missionari svizzeri, Paul e Gertrud Stilli, fecero visita alla mia famiglia portando il vangelo. Fu una visita che segnò uno spartiacque.
E' una dipendenza caratterizzata dal bisogno irrefrenabile di giocare, che porta a perdere il controllo delle proprie azioni, un bisogno sempre costante di investire somme crescenti di denaro, allungare il tempo passato a giocare e, infine, all'illusorio tentativo di recuperare le perdite.
Una volta che non si bilanciano più le intenzioni dei singoli con un quadro relazionale (coppia di padre e madre) e con gli interessi del bambino, ci si espone alla tirannia e ai capricci degli adulti.
In mezzo a queste tragedie non possiamo fare a meno di chiederci cosa stiamo facendo per l’educazione sentimentale dei nostri figli.
Pregando instauriamo e rafforziamo la nostra relazione con Dio, a tutti gli effetti una relazione padre-figlio/a.
L’identità cristiana non si esaurisce in un ruolo o in un compito. Ogni credente vive una vita “multivocazionale”: è figlio/a, marito/moglie, padre/madre, lavoratore, cittadino, membro della chiesa.
Ogni parola che “sentiamo” da Dio deve essere verificabile nel contesto, nel carattere di Dio, e nel Vangelo.
Il diritto all'adozione a qualunque costo come idea fissa che trascura ogni altro problema, come un boomerang, prima o poi potrà rivoltarsi contro il padre/madre e il figlio.
Se si pensa alla famiglia all’italiana, si immaginano subito nuclei familiari numerosi con vecchi e bambini, zii e cugini, padri e madri che mangiano e parlano con gusto.
La chiesa è un luogo in cui si può sperimentare una vera comunione che va oltre gli interessi condivisi. Anche i nostri bambini possono beneficiare ed essere benedetti da questa controcultura.
Nella sua complessità relazionale, organizzativa, sociale, vocazionale il lavoro può e deve essere rivisto alla luce della Scrittura.
Il desiderio di voler vivere per sempre è legittimo, ma la soluzione alla morte non può essere data dalla scienza, né da altre comprensioni che non si fondano sul vangelo.
L’accesso ai social risponde alla domanda: chi sono io? Chi sono io nel mondo? Chi sono io tra gli altri?
Tutti, in qualche misura, abbiamo sperimentato il peso di emozioni distorte, represse o esagerate in noi o nelle persone attorno a noi, vicine e anche amate.
La vita cristiana non è regolata da un codice morale impersonale da mettere in pratica, ma da un Salvatore e Signore personale che ha rivelato la sua volontà nella Bibbia, che ha compiuto tutto ciò che era richiesto dalla legge, che ha pagato il prezzo per il nostro peccato e che, con il suo Spirito, abita in noi e ci rende parte della chiesa, guidando le nostre vite nei suoi sentieri.
Come comunità di credenti, la chiesa, per quanto imperfetta, è comunque la nostra casa spirituale dove trovare comunione e sostegno.
"Quardiamo a questo nuovo 2025 non con impegni a mezza via tra romantico entusiasmo e obiettivi autoimposti, ma sfidati dalla misericordia di Dio ad un impegno, un progetto di vita integro e complessivo.
Solo la Scrittura rivela le parole divine necessarie per la vita, anche per ambiti di vita apparentemente lontani dalla sfera religiosa.
Cristo è il modello supremo di amore, sacrificio e servizio. Guardando a Lui, possiamo trovare la forza e la guida per vivere i nostri ruoli matrimoniali con fede e obbedienza.
Perciò siamo liberi di usare l’immaginazione per trasmettere delle verità, ma aiutiamo i bambini a non cercare il proprio “rifugio” in essa.
Che lo si ammetta o meno, l'uomo è alla ricerca di un'etica del lavoro che sia in grado di rispondere a bisogni più profondi; quelli voluti da Dio il "creatore" del lavoro
Come vivere le sfide del nubilato/celibato? I single sono veramente soli? Bisogna sgombrare il terreno da due possibili equivoci…
Che il lavoro abbia un ruolo importante nella vita lo sappiamo bene, ma la domanda è: come lavoriamo?
La consulenza applicata alla vita cristiana è un termine diventato tanto consueto anche nei circoli evangelici quanto sfuggente nei suoi contorni.
Nell’ ancorare la mascolinità e la femminilità nell’immagine di Dio, DS prende in carico la complessità dei casi di disforia, invitando la chiesa ad avere un atteggiamento sacerdotale (compassione e rispetto) pur dentro la cornice regale dell’antropologia biblica richiamata all’art. 55.
Siamo tutti figli. Il comandamento è chiaro in ciò che afferma eppure a causa delle distorsioni del peccato, rappresenta nella vita quotidiana una vera e proprio sfida che richiede la saggezza di Dio e la preghiera.
Troppo spesso, infatti, le relazioni famigliari (qualunque esse siano) sono vissute come luoghi inerti per il discepolato: esse non sono condite dalla preghiera, non sono animate dall’incoraggiamento reciproco, non sono segnate dalle discipline cristiane. Vi è imbarazzo, talvolta passività. Il punto è che se non cresciamo dentro le relazioni famigliari che sono primarie per la nostra vita, dove cresciamo?