Strategie per gestire la rabbia. Utili ma non risolutive

 
 

Si intitola “Otto strategie per gestire la rabbia” un interessante articolo sulla rivista OK- Salute e Benessere (9/9/2025) firmato dal giornalista Francesco Bianco. Non ci vuole molto a vedere la presenza pervasiva della rabbia nella vita pubblica, quotidiana e personale. C’è rabbia dappertutto. Ecco perché è importante saperla riconoscere e, se possibile gestirla.


Bianco ha fatto una inchiesta sotto il profilo culturale e scientifico. Parte dal riferimento a Dante Alighieri che nella Divina commedia collocò gli iracondi in un girone dell’inferno; cita l’Iliade nella parte in cui Achille reagisce con collera contro Agamennone quando questi gli sottrasse la sua preferita.

Ricorda che nel 2005 il film Inside Out parlava delle varie emozioni, tra cui la rabbia, che una ragazza sperimentava. Ancora, il cantante Franco Battiato, in alcune delle sue composizioni, fa riferimento all’ira come ad un animale interiore che domina ed impoverisce l’animo umano. 


Lo psicologo americano Paul Ekman, autore della teoria neuro culturale delle emozioni, ha affermato che la rabbia, spesso interscambiata con l’ira, fa parte di una emozione innata in ogni essere umano ed è presente in qualsiasi popolazione: chiunque la sperimenta anche se vive da solo in una foresta.

Questa teoria sostiene che la rabbia ha una connotazione sia positiva che negativa. Nel primo caso essa spinge all’auto difesa e auto protezione; nel secondo caso, essa può sfociare in intolleranza, aggressione e violenza, altrimenti definita “overreaction”. 


I motivi che possono far emergere la rabbia possono essere oggettivi ed anche soggettivi se vi sono sofferenze ed insoddisfazioni già latenti. Si tratta di una emozione difficile da controllare. Quando la si reprime produce, anche interiormente, i suoi effetti più o meno dannosi.


Le otto strategie per tenere a bada la rabbia indicati nell’articolo sono: 

- riconoscere i segnali fisici, 

- fare una pausa allontanandosi dalla situazione che la scatena, 

- respirazione consapevole da ripetere più volte, 

- assertività che richiede comunicare il proprio punto di vista, 

- sfogarsi in modo sano, come camminare veloce e altre forme sportive, 

- riflettere sulle cause scatenanti,  

- evitare stimoli inutili, 

- chiedere aiuto ad esperti. 


L’articolo riduce la problematica della rabbia ad attività cerebrali. Non è un approccio riduttivo? È evidente che al modo di avvicinarsi alla questione soggiace una particolare visione del mondo. L’argomento non dovrebbe essere trattato anche con l’apporto della filosofia, della teologia e di altre discipline?  


Ad esempio, Platone ed Aristotele non tralasciarono questo tema e così altri filosofi dell’antichità. Quando si parla di emozioni presenti negli esseri umani è inevitabile far riferimento ad implicazioni spirituali e morali. Sarebbe opportuno non limitarsi solo ad una visione biologista. Il rischio è di giungere a conclusioni riduttive. 


La Bibbia fa riferimento alla rabbia o all’ira e lo fa utilizzando una terminologia varia e con accenti diversi. Essa evidenzia i suoi aspetti negativi e positivi. La Scrittura parla non solo della grazia e dell’amore di Dio ma anche dell’ira Dio come manifestazione della sua giustizia, essendo indignato verso il peccato e verso l’ingiustizia degli esseri umani ribelli. Questi ultimi saranno sottoposti all’ira di Dio nel giudizio finale. 


Per fare qualche esempio, Gesù, nel sermone della montagna di Matteo 5,21-22, fa riferimento alla peccaminosità della rabbia umana e la equipara ad un omicidio. L’apostolo Paolo, nella lettera ai Galati 5,20, colloca l’ira tra le opere che compie la carne che fuoriescono dal cuore umano, inteso non come muscolo ma come la sua natura o interiorità più profonda.


L’ira è una malattia dell’anima che ha conseguenze soggettive, relazionali e sociali. Se non bene diagnosticata ed affrontata adeguatamente, può assumere carattere degenerativo. La sfera digitale e il mondo reale sono carichi di esempi.


Purtroppo, l’ira è una emozione che riesce a dominare ed a schiavizzare chiunque, producendo danni anche irreversibili. Franco Battiato la indica come un animale ostile presente nell’interiore. Cosa fare per fermarla o almeno gestirla? Non è sufficiente calmarsi, seguire dei percorsi riabilitativi o terapie cognitive comportamentali, farmaci od altro per risolvere il problema. 


La rabbia o l’ira non sono solo una delle tante attività cerebrali, come ritiene Bianco. Si tratta di un male molto profondo che non va visto esclusivamente e riduttivamente in senso biologistico o moralistico.  


Nella visione cristiana biblica del mondo, all’inizio della creazione questo male non era presente. Esso si sviluppò dopo la ribellione di Adamo al Creatore ed il suo allontanamento dalla Sua presenza. Da allora la morte ha fatto il suo ingresso nel mondo e con essa la degenerazione dell’animo e del corpo umano, nonché ulteriori danni anche al resto del buon creato fatto da Dio.


A questa situazione disastrosa il Creatore ha posto rimedio con la redenzione operata dal Signore Gesù Cristo. Questa opera ha un impatto anche sul modo in cui l’ira impatta il cuore. Grazie a Cristo e nella potenza dello Spirito Santo è possibile “mortificare” l ’impulso peccaminoso della rabbia.

Ben vengano le analisi ed i suggerimenti degli esperti, ma se essi impostano il loro lavoro in modo riduttivo, senza tenere conto della lettura biblica della realtà, offriranno solo palliativi e non soluzioni radicali. Per la pace interiore non si può prescindere dal solo e vero Dio, l’unico che può essere irato rimanendo pienamente santo e perfetto, l’unico che donando suo Figlio per essere la propiziazione del peccato, ha placato l’ira del Padre e offre la sua pace a tutti quanto credono in Lui.