L’origine del giubileo romano: lontana da quello biblico
È nuovamente l’anno del Giubileo indetto dalla chiesa romano-cattolica. Milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo stanno visitando la città di Roma per adempiere ai riti e alle pratiche richiesti per ricevere il perdono della pena temporale dei peccati (cioè per essere purificati dalle conseguenze dei peccati commessi e confessati).
Molti sapranno che il Giubileo fu indetto da papa Bonifacio VIII (1235-1303) nel 1300, ma forse sono meno quelli a conoscenza delle motivazioni che lo portarono ad istituirlo. Il giubileo romano potrà pure foneticamente rimandare a quello veterotestamentario (Levitico 25), ma le ragioni, i significati e i fini sono profondamente diversi.
L’istituzione del Giubileo romano nasce in un momento storicamente critico per il papato. Le varie monarchie europee avevano cominciato a mettere in discussione la sottomissione del potere temporale a quello spirituale della chiesa di Roma. La chiesa riteneva di possedere entrambi i poteri, ma di essere chiamata a delegare quello temporale alle monarchie esistenti. In altre parole, la sfera della chiesa inghiottiva quello dello stato.
Fra tutti, il nemico più intransigente e agguerrito fu il re di Francia, Filippo IV, detto il Bello (1268-1314). Disturbato dalla crescente influenza politica di Roma nel territorio francese, dovuta soprattutto ai suoi notevoli possedimenti, e a corto di finanziamenti per le guerre contro l’Inghilterra, il re impose una decima annuale alla chiesa francese.
Il papa reagì condannandolo con la bolla Clericis laicos (1296), vietando il trasferimento di qualsiasi bene ecclesiastico alla Corona di Francia. Al ché Filippo decise di vietare qualsiasi esportazione di denaro al di fuori del territorio francese. Così facendo, Roma si vide economicamente indebolita e costretta a correre ai ripari.
Il Giubileo fu una mossa strategica per rafforzare i poteri del papato e riaffermare la dipendenza politico-spirituale da Roma. Così facendo, si ribadiva la preminenza della chiesa, non solo per la salvezza dei fedeli, ma anche per la benedizione delle monarchie circostanti.
Se i monarchi volevano regnare e prosperare, in particolare Filippo il Bello, dovevano essere cum Petro et sub Petro. Le questioni politiche erano, com’è solito, intrecciate con quella economiche. Le diatribe fiscali con la Francia ed altre monarchie stavano prosciugando le casse pontificie. Attirare decine di migliaia di pellegrini a Roma si sarebbe tradotto in un impatto positivo economico sulla città e sulla curia.
Così il 22 febbraio del 1300, Bonifacio pubblicò la bolla Antiquorum habet fida relatio, istituendo ufficialmente il Giubileo, garantendo l’indulgenza plenaria a tutti coloro che si sarebbero recati a Roma. L’intento iniziale di Bonifacio era di indire il Giubileo ogni 100 anni, ma i papi successivi ridussero gradualmente la frequenza: si passò da 100 anni, a 50 (per riprendere il numero del giubileo levitico) fino ai 25 anni attuali (se non si tiene conto dei giubilei straordinari). Così facendo ogni generazione poteva assicurarsi la partecipazione ad almeno una edizione.
Non ci sembra che il Giubileo attuale si discosti molto da quello originario. Non si vuole forse ribadire anche quest’anno la preminenza di Roma in ambito spirituale (la chiesa dispensatrice di grazia e perdono), politico (Roma città legata alle briglie Vaticane) ed economico (indulgenze che riassestano il bilancio in cambio di pene purgatoriali ridotte)?
Il giubileo biblico, d’altra parte, rimanda anch’esso a una realtà spirituale, politica ed economica, ma decisamente diversa. Spiritualmente, anticipa la liberazione dal peccato attuata definitivamente dal Signore Gesù sulla croce, garantendo vero giubilo per coloro che credono in lui. Politicamente, ribadisce la signoria di Dio su ogni bene umano.
Economicamente, invita la chiesa ad avere una postura di sobrietà amministrativa e cura nei confronti dei poveri e degli oppressi, secondo la quale i beni donati dal Signore non si assolutizzano o relativizzano al massimo, ma si amministrano con saggezza e misericordia. Questo è il Giubileo che desideriamo Roma (e con essa l’Italia), conosca.
(Una versione di questo articolo è stata pubblicata su Che vi do!, XXXV, n. 110, luglio 2025, periodico quadrimestrale di Pane Quotidiano Onlus)