Nuns vs. The Vatican. Uno squarcio sugli abusi
Non so se, dopo tanti anni, le numerose accuse di stupro contro sacerdoti cattolici lasciano indifferenti, oppure suscitano ancora qualche sdegno in Italia. Nuns vs. The Vatican (Suore contre il Vaticano), un film/reportage la cui prima mondiale è stata proiettata il 6 settembre al Toronto International Film Festival, è la prova che lo sdegno internazionale è ancora vivo.
I registi vincitori Emmy Lorena Luciano e Filippo Piscopo hanno prodotto un coraggioso reportage che si concentra sulla violenza su tante suore, a lungo ignorata. La denuncia rappresenta un movimento in crescita che lotta per la giustizia.
Una figura chiave in questo scandalo è l'ex suora Gloria, che ha rotto 30 anni di silenzio per denunciare il padre gesuita sloveno Marko Rupnik, un caso ancora aperto. Ad oggi, più di 30 altre suore hanno accusato Rupnik di abusi, mentre lui continua a essere un sacerdote attivo che vive vicino a Roma.
Coerente con il suo "chi sono io dal giudicare!", persino Papa Francesco ha chiuso un occhio sul colpevole. D'altra parte, oltre a essere un gesuita, Marko Rupnik è considerato un luminare artistico della chiesa grazie alla sua arte visiva, autore di enormi mosaici che un tempo ricoprivano le chiese di tutto il mondo. Fatto che gli ha procurato potenti alleati in Vaticano, anch'esso ostinato a proteggersi sebbene messo in discussione da questo documentario.
La sua inclinazione artistica gli conferiva un'aura progressista, mentre le sue lezioni che promuovevano, tra le altre cose, l'idea che si potesse trovare Dio solo attraverso il corpo, lo hanno fatto sembrare un pensatore originale. Queste idee sono poi diventate centrali nel suo processo di adescamento.
Le suore sono un bersaglio perfetto per i predatori che sanno che il loro servizio verso le gerarchie garantisce la loro obbedienza e il loro silenzio. Finalmente, alcune suore coraggiose hanno trovato il coraggio di parlare.
Il documentario di Lorena Luciano si concentra su Gloria Branciani, una suora della comunità di Loyola, che ha conosciuto Rupnik a metà degli anni '90 e ha subito attirato la sua attenzione. Da esperto manipolatore, ha sfruttato il suo "carisma" per convincerla che attraverso un rapporto sessuale con lui avrebbe potuto ispirare la sua arte così apprezzata. Una volta coinvolta, lui le ha imposto il silenzio. Come poteva parlare dopo aver infranto il voto di castità?
Le lettere che Gloria Branciani ha scritto alle autorità, ai sacerdoti e al suo arcivescovo, sono state bruciate. Non solo, man mano che le segnalazioni di abusi sono venuti alla luce, il Vaticano ha ripetutamente omesso di intraprendere azioni radicali. Rupnik, il molestatore seriale, sebbene sia stato scomunicato dalla Congregazione dei gesuiti e molti dei suoi murales siano stati rimossi dalle pareti delle chiese, forte della sua reputazione di artista originale, ha fondato un proprio istituto d'arte, ha continuato a trovare spazio in varie istituzioni cattoliche e rimane un prete cattolico.
Il problema della violenza fisica e spirituale, purtroppo, in forme diverse è presente anche in ambito evangelico. La violenza spirituale è molto più profonda e difficile da individuare di quella fisica, lascia segni profondi che durano tutta la vita, per esempio, genera sensi di colpa che mettono la vittima in una condizione di debolezza e la rende vulnerabile.
Su questo tema l'AEI ha prodotto un documento “Abusi.I Prevenirli, riconoscerli, curarli e denunciarli con la saggezza biblica” (2025) che affronta la questione partendo dal presupposto creazionale: "Genesi 1:26-27 definisce il fondamento dell'identità umana, nella relazione con Dio. L'uomo e la donna sono prima di tutto "esseri davanti a Dio", ubbidienti o disubbidienti, che vivono o no una giusta relazione con il loro Creatore; ed è questa relazione che definisce tutte le altre" (p.4).
In altre parole, il rispetto e il diritto di ogni persona non sono una convenzione sociale, culturale o legale ma, prima di tutto, creazionale. Hanno la loro origine da Dio che fonda tutti gli altri diritti. Pertanto: "Nessuna autorità umana, posta da Dio nella famiglia, nella chiesa o nella società "potrà mai esigere una sottomissione nel peccato".
Dice il documento: “L’abuso, di qualunque tipo esso sia, per la Scrittura è un peccato che disonora Dio, come tale deve essere denunciato nei modi e nelle sedi opportune e trattato con urgenza e determinazione dalla chiesa, se essa vuole rimanere fedele al messaggio che annuncia in parole e in azioni" (p.22).
Anche nell’Italia cattolica il velo di omertà sul tema degli abusi comincia a squarciarsi. Che anche nel mondo evangelico la vigilanza sia altissima, la prevenzione sia attiva e i markorupnik interni non siano lasciati operare impuniti.