La politica del vangelo (II). Cristiani e potere, quale relazione?
Ogni anno alle Giornate teologiche organizzate all’Ifed di Padova, importanza è data anche al confronto con altre realtà religiose o con voci del mondo culturale.
Siccome la testimonianza evangelica non accade mai nel vuoto, è importante esercitarsi nel confronto. Per il tema “La politica del vangelo” (12-13 settembre), ad una tavola rotonda animata dal prof. Pietro Bolognesi, sono stati invitati Marco Settembrini, docente alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna e curatore del libro Cristiani e potere. Sondaggi tra antichità ed epoca contemporanea, Torino, Claudiana 2024 e Leonardo de Chirico, docente di teologia storica all’IFED, sul tema del rapporto tra cristiani e potere nella storia e le sfide del presente.
Da biblista e studioso dell’Antico Testamento, Settembrini ha sottolineato come la Bibbia parli di un’amministrazione del mondo e della società che ruota intorno a tre parole chiave: figli, lavoro e giustizia. Intorno a queste tre parole bibliche si può costruire una mappa anche per la vita pubblica. Secondo Settembrini, donarsi per aprirsi alla generazione dei figli, governare il mondo attraverso le proprie vocazioni lavorative e amministrare la giustizia con equità sono le direttive evangeliche per la politica.
Partendo dal linguaggio della Lettera ai Romani, in particolare dal capitolo 12, De Chirico ha invece ricordato come l’esortazione apostolica alla “non conformazione” al mondo e alla “trasformazione” della mente sia stato disatteso dalla chiesa che per oltre un millennio si è conformata ad assetti politici e culturali di matrice pagana. La cultura politica italiana è frutto di una stratificata sovrastruttura che si è generata con un’assimilazione “forme” spurie mai veramente rinnovate.
Con la Riforma protestante si è aperta una nuova stagione. Essa ha contestato il principio del vicariato papale, affermando che Cristo non ha un vicario umano, ma lo Spirito Santo come unico rappresentante della sua signoria. Di conseguenza, il potere non può essere sacralizzato né assolutizzato, né intestato a un singolo (re o papa).
La Riforma ha inoltre riproposto il sacerdozio universale dei credenti, con profonde implicazioni politiche: l’autorità non appartiene a un’unica figura ma si distribuisce in una pluralità di soggetti, ciascuno responsabile davanti a Dio. Anche il lavoro è stato ripensato come vocazione, un modo concreto di rispondere alla chiamata divina. Tuttavia, la Riforma stessa ha mostrato dei limiti: è rimasta un processo incompiuto, ancora dentro il “paradigma costantiniano”.
Secondo De Chirico, il pensiero riformato battista (Thomas Helwys, Roger Williams e altri) ha fatto un ulteriore passo avanti. Per superare definitivamente il modello costantiniano, è stato necessario introdurre l’idea della regalità di Cristo esercitata in diverse sfere, politiche, sociali, ecclesiali, senza che esse siano gerarchicamente subordinate l’una all’altra. Questo comporta la separazione tra chiesa e stato.
Nell’ambito del pensiero protestante, inoltre, pensatori come Althusius e Kuyper hanno ulteriormente contribuito a questo ripensamento, rispettivamente attraverso un’architettura politica simbiotica, fondata sulla collaborazione di corpi differenti, e con la teoria della “sovranità delle sfere”. Tuttavia, il protestantesimo nel suo insieme deve essere sempre aperto ad una “riforma continua” secondo l’evangelo.
In Italia questo processo di riforma evangelico in campo politico è un cantiere ancora aperto. Le Giornate teologiche sono state un’occasione per prendere sul serio cosa vuole dire riconoscere la signoria di Cristo su tutta la realtà e rispettare le distinzioni che Dio stesso ha iscritto nella sua creazione.
La cultura politica italiana è stata influenzata dal cattolicesimo, dal comunismo, dal liberalismo (poco), dal qualunquismo: ma non dalla fede evangelica. Il patrimonio evangelico è ancora tutto da scoprire, non solo fuori dal mondo evangelico, ma anche dentro di esso.
(continua)
Della stessa serie:
Marco Iotti, “La politica del vangelo (I). Dio e l’autorità” (17/9/2025)