La politica del vangelo (I). Dio e l’autorità

 
 

Durante le Giornate Teologiche 2025 dal titolo “La politica del vangelo” l’uditorio (composto da quasi 300 persone) ha potuto assaporare un intervento di Pietro Bolognesi dal titolo “La politica della sottomissione vigilante”. L’intervento è ancorato al testo di Romani 13,1-7 che è stato commentato suddividendolo in quattro punti, qui riassunti.


Primo punto: Dio possiede l’autorità (vv. 1-2). Nel mondo contemporaneo occidentale si potrebbe dare per scontato che l’autorità sia data per mandato popolare, ma il testo di Romani ci ricorda che “non vi è autorità se non da Dio, e [le autorità] che esistono sono stabilite da Dio”. Ogni tipo di autorità è creata e costituita da Dio. Non essendo meramente frutto del consenso umano o dalla saggezza umana, ogni essere umano deve sottomettersi all’autorità per la loro provenienza divina. La somma dei voti nelle elezioni dei paesi democratici, che sono dettati principalmente dall’egoismo degli elettori, non è una garanzia adeguata all’autorità. L’idea di Stato sovrano è quindi un’invenzione umana perché l’autorità dello Stato viene da Dio ed è in relazione con Dio; tutta l’autorità deve essere posta nello schema e nella cornice di Dio ricordandone il carattere creaturale. La sottomissione di ciascuno all’autorità deve avvenire per amore del Signore (1 Pietro 2,13-14) e non dobbiamo limitare il nostro concetto di autorità allo Stato.


Secondo punto: Dio legittima l’autorità (vv. 3-4). Se da un lato c’è la sottomissione del credente alle autorità costituite da Dio, dall’altro l’autorità deve muoversi all’interno del parametro del bene. L’autorità deve mirare a ciò che è bene e giusto. Nel contesto italiano si riscontrano delle criticità proprio perché le autorità hanno valicato il limite del loro mandato e questo ha portato coloro che dovrebbero essere sottomessi a temere, in senso negativo, l’autorità. Va però ricordato che quando l’autorità smette di agire per il bene, la sottomissione viene meno perché l’ordine di Dio è scardinato e il rapporto tra l’autorità e coloro che vi sono sottomessi viene violato. All’interno di questa reciprocità tra autorità e colui che deve sottomettersi, il credente deve tenere insieme libertà e autorità.


Terzo punto: Dio delinea i ruoli (vv. 5-6). L’agire del credente in relazione all’autorità non può essere limitarsi al timore di una punizione, ma è strettamente legato alla coscienza. Anche quando quest’ultima è debole, non viene eliminata la responsabilità correlata. Il brano parla specificamente di spada (diritto alla difesa dei cittadini dello Stato) e imposte da versare. I cristiani possono impegnarsi nella creazione attuale tenendone presente il carattere provvisorio e guardando alla seconda creazione con senso di attesa.


Quarto Punto: Dio circoscrive i compiti (v. 7). Visto che Dio circoscrive gli ambiti di azione di ciascuna autorità, le autorità autoreferenziali o che impugnano simboli confessionali sono da rigettare in quanto fuori dalla cornice di Dio e discriminanti di coloro che quei simboli non adottano. Lo Stato non deve avere competenze assolute, ma circoscritte, e il nostro pregare per l’autorità sottolinea la necessità che essa renda conto a Dio del proprio operato.


Giungendo alla conclusione sui quattro precedenti punti, il prof. Bolognesi ha affermato che la sottomissione prevista nella lettera ai Romani non prevede scappatoie. Al contempo non è nemmeno prevista una fede intimistica o una fuga dal mondo. Una relazione rinnovata con Dio porta nell’essere umano anche una nuova relazione con l’autorità.


L’intervento del prof. Bolognesi ha sostanzialmente ricordato che “Dio, il supremo Signore e Re di tutto il mondo, ha ordinato magistrati civili sotto di lui e sopra il popolo, per la propria gloria e per il bene pubblico” (Confessione di fede battista del 1689, 24.1). Questo ci conduce alla lode di Dio per come ha creato e regolato la nostra socialità umana.


(continua)