La politica del vangelo (VIII). L’amore sovversivo oltre finzioni, violenza e legalismi

 
 

Non c’è nulla di più politico dell’amore, almeno secondo l’apostolo Paolo. E non un amore qualunque, ma quell’agape che smaschera la finzione, disarma la violenza e libera dal legalismo. È questa la chiave che Luigi Dalla Pozza ha messo in luce nella sua relazione alle Giornate Teologiche sul tema “La politica del vangelo”, commentando Romani 12,9-21 e 13,8-10.

Dietro le esortazioni della lettera si nasconde una vera e propria strategia di sovversione evangelica: un modo nuovo di abitare il mondo, dove il potere non sta nella forza ma nella verità, nella pace e nell’amore che non conosce misura.


Il primo comando che Paolo consegna è netto: “L’amore sia senza ipocrisia”. L’ipocrisia (dal greco hypokrites, l’attore) è la recita, il fingere di essere ciò che non si è, il mascherare sentimenti o intenzioni. L’amore cristiano non può essere recita: è invece agape, donazione autentica di sé all’altro, un amore che non si esaurisce in gesti esteriori, ma coinvolge tutta la persona.

Per Paolo, ciò che cura le relazioni è la verità. Ecco perché invita i cristiani ad aborrire il male e ad attenersi fermamente al bene: la veridicità diventa il primo atto sovversivo, capace di guarire i rapporti e di generare comunità non fondate sull’apparenza, ma sulla sincerità. 


Il secondo imperativo paolino è altrettanto radicale: “Per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti”. Non si tratta di un invito ingenuo alla quiete, ma di una scelta dirompente. L’apostolo invita ad andare oltre la legge del taglione, oltre la logica della ritorsione: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”. 


Qui l’amore diventa un atto politico. La vera azione politica, per Paolo, è la pacificazione: abbattere muri, superare nazionalismi, cercare strade di riconciliazione. Non una pace qualunque, ma una pace che nasce dalla sovversione della violenza. Il terzo imperativo smonta un’altra finzione: quella del legalismo. “Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto… Non abbiate alcun debito se non quello di amarvi gli uni gli altri”.

Tutti i debiti possono essere saldati, tranne uno: il debito dell’amore. Qui Paolo rovescia il linguaggio economico e giuridico per mostrare che l’unico vincolo che può rimanere aperto è quello dell’agape, che non conosce misura né scadenza. 


È questo l’unico debito che non impoverisce, ma arricchisce: amare, sempre, ancora. In questo senso diventa chiaro anche il legame con le parole del padre della chiesa Agostino d’Ippona, che ammoniva: “Se parli, parla per amore”. Se l’amore è l’unico debito che rimane aperto, allora anche la parola, per non ridursi a finzione o a strumento di potere, deve nascere dall’agape.

Come ha sottolineato Dalla Pozza, la vita al servizio di Dio è costellata di imperativi, come quelli appena ricordati. Ma questi comandi non poggiano sulle sole forze umane. Sono resi possibili dagli indicativi del Vangelo, che proclamano ciò che Dio ha già fatto per noi. Paolo ricorda: “Dio ha manifestato la sua misericordia verso di noi” (Rm 12,1); “Per la grazia che mi è stata data” (Rm 12,3); “Secondo la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno” (Rm 12,3). 


È questa la logica evangelica: prima il dono, poi la risposta. Prima la grazia, poi l’impegno. Prima la misericordia ricevuta, poi la pratica dell’amore sovversivo. La politica dell’amore sovversivo non è dunque un progetto utopico né un codice morale impossibile. È la vita resa possibile dalla grazia, dalla misericordia che Dio ha già riversato. In un tempo segnato da polarizzazioni, conflitti e narrazioni false, l’amore vero continua a smascherare le finzioni, a disarmare la violenza, a liberare dal legalismo.


Della stessa serie:

Marco Iotti, “La politica del vangelo (I). Dio e l’autorità” (17/9/2025)

Chiara Lamberti, “La politica del vangelo (II). Cristiani e potere, quale relazione?” (19/9/2025)

Lucia Stelluti, “La politica del vangelo (III). L’intervista al Senatore Lucio Malan” (26/9/2025)

Daniele Mancini, “La politica del vangelo (IV). Pensiero sobrio e responsabilità differenziate” (30/9/2025)

Chiara Giambra, “La politica del vangelo (V). Un appello alla militanza evangelica” (3/10/2025)

Fabrizio Tinazzo “La politica del vangelo (VI). La politologia pattizia di Johannes Althusius” 

Francesco Orefice, “La politica del vangelo (VII). Il perciò di Dio che non si conforma, ma trasforma