Somnium 2025: da Gerusalemme ad Atene, passando per l’etica dello svago

 
 

Sarebbe stato interessante vedere la reazione di Max Weber nel sentire l’esordio della prima relazione che Il professor Bolognesi ha fatto in questa edizione greca di Somnium, nella quale ha invitato l’uditorio degli affezionati studenti vacanzieri a riscoprire la propria “vocazione svagale” alla luce della parola di Dio. 


Un neologismo che avrebbe probabilmente fatto cadere dalla sedia il nostro Max e con lui diverse caricature su protestantesimo e capitalismo. Lasciando però in pace i sociologi, sarebbe interessante invece sapere quanti sarebbero oggi a fare lo stesso volo nei nostri circoli ecclesiali. 


A rischiare l’osso del collo ci sarebbero forse quei credenti che affannati a risignificare una vita incentrata sul lavoro, si sono persi per strada lo svago (o più timidamente “riposo”), riducendolo a colonnina di ricarica fast charge per ripartire a bomba il lunedì mattina. Ma con loro probabilmente una botta sulla schiena se la rischierebbero di prendere anche quelli che al contrario il lunedì si parcheggiano fuori dalla piazza profana del mondo cattivo, già risucchiati dalle sacre attività della chiesa.


Dallo sgabellino del Greek Bible College di Atene invece, mi sembrava sempre bello dritto con la schiena il Professor Bolognesi quando ci sciolinava la prima di otto considerazioni sul tema dell’etica dello svago, ovvero che anche esso è 1) UN’INVENZIONE DI DIO. Affermazione perentoria che libera dallo schieramento forzato con i fanatici del lunedì o con quelli della fine settimana, perché implica che gli esseri umani, ripercorrendo i numerosi “tov” (“ed era buono”) pronunciati da Dio in Genesi 1, si realizzano imitando il loro Creatore sia quando lavorano che quando si svagano.


E con questa briciola pomeridiana delle 15:30 si aprivano un paio di settimane fa le danze della settima edizione di Somnium; danze di quelle che ti conviene stare sempre al ritmo se non vuoi ritrovarti gli alluci anneriti sotto i tacchi dell’intenso programma settimanale, peraltro sempre svelato appena quel che serve, come forma di esercizio al discepolato (si può dire con ottimi effetti di cementificazione sociale dell’amicizia e flessibilità logistica delle aspettative rispetto allo spirito turistico tradizionale). 


Tuttavia, a fin di cronaca questo itinerario si può qui svelare per intero: lunedì check-in nella bellissima struttura di Pikermi, recentemente inaugurata alle porte di Atene, dove con un’erbetta inglese decisamente più verde dei prati circostanti, vengono accolti durante tutto l’anno gli studenti della scuola biblica. 


Le relazioni sull’etica dello svago sono state il puntuale impegno giornaliero, accompagnate però anche da una contestualizzazione sul rapporto tra Atene e Gerusalemme nell’apologetica di Cornelius Van Till (portata da Sara Ansaloni) e da una meditazione giornaliera del pastore Tonino Memme su Atti 17 che ha reso più palpabile l’audace discorso di Paolo all’’areopago, tappa della visita all’acropoli ateniese di martedì. Giovedì spiaggia, mercoledì e venerdì tempo libero e rappresentazione teatrale.


Quest’ultimi due funzionano più o meno così: Serena e Silvia (staff) ai partecipanti: “venerdì sera dovrete mettere in scena i punti che avete ascoltato ambientandoli nel contesto di un dialogo a conviviale…potete usare il tempo libero per la preparazione”. Effetto iniziale sui partecipanti: senso di catastrofica e fantozziana disperazione accompagnata da commenti come “grazie del potete…”, “voglio tornare a casa” e “adesso come caspita facciamo a mettere in piedi una cosa del genere per dopodomani??”. 


Effetto finale per sola gratia: due gruppi e due scenette di senso compiuto che durano più di 20 minuti. La prima che con un tuffo nella storia, ha messo insieme Platone, Cesare, Tommaso d’Aquino, Ariosto e Voltaire che dibattono con il riformato Teodoro di Beza (di Ibiza per gli amici) presso la corte di Isabella d’Este. 


La seconda, che nel presente, all’”Otium pub” di Romano, ha messo a confronto lo svago biblico di Diacono e Pastore con le posizioni svaccate di uno spocchioso Milanese imbruttito, due stizzite Aristocratiche Francesi ZTL, e un’alienata coppia Sacerdote-Perpetua; confronto da cui esce illuminato Cameriere che finalmente rompe il rovinoso ciclo del lavoro H24. Commenti all’effetto finale: “Chi l’avrebbe mai detto…” e “che bello riuscire a lavorare insieme su questi temi…” e “Grazie Serena e Silvia, vi vogliamo bene…”.


Eh già, perché a rimpinzare di contenuti quelle scenette ci sono stati tutti gli altri proliferi punti del Professor Bolognesi. Fondamentale è stato l’excursus storico sullo svago come 2) ITINERARIO; un itinerario in questo caso molto chiaro che ha fatto emergere il costante ritorno dell’uomo su questo tema con dualismi in varie salse, rispetto ai quali la teologia deve rispondere non con rigetti moralistici ma recuperando una visione biblica anche per questa sfera. 


È stato quindi riletto lo svago come 3) COMANDAMENTO, esponendo in Deuteronomio 5 il ritmo biblico riposo-lavoro-riposo che mostra come il lavoro sia incastonato all’interno di una cornice gestita dal riposo e non viceversa. 


Lo svago biblicamente inteso è inoltre da pensarsi come 4) LIBERTA’, che non si traduce in licenza, dal momento che anche esso non può prescindere dalla legge di Dio, creando legami tossici tra l’intrattenimento e l’intrattenuto. Piuttosto, la libertà è da intendersi come liberazione dalla pretesa di utilità che spesso accompagna lo svago negli ambienti cristiani. 


Lo svago è stato descritto anche come una 5) NECESSITA’; attraverso di esso riusciamo a cogliere patologie che restano nascoste nei ritmi ordinari della vita. In questo senso la Parola di Dio ci ricorda che la pausa nell’attività lavorativa è una confessione del limite soteriologico del nostro lavoro: ridimensionando il lavoro confessiamo che non possiamo salvarci da soli. E sfruttando la distanza che lo svago crea dall’ordinario, oltre che a ridimensionarlo, riusciamo così anche a reinterpretarlo, aprendo finestre di creatività che consentono di rivedere la pochezza che a volte si calcifica nelle nostre attività lavorative ed ecclesiali. 


Lo svago è poi stato proposto inequivocabilmente come una 6) SCELTA: a differenza del lavoro non può essere subìto. Maria a differenza di Marta scelse “la buona parte” e in questo senso, lo svago come scelta diventa un’importante verifica per il nostro rapporto con Dio: riusciamo in esso a vivere la contentezza del nostro proprio stato di cui parla Paolo in 1 Timoteo 6,6 o lo viviamo come fuga ed evasione, proiettando in esso le nostre frustrazioni quotidiane?


Al culmine di queste riflessioni lo svago è da considerarsi infine come 7) CONTEMPLAZIONE. Una contemplazione nella quale, come insegna Paolo in Romani 12, non c’è spazio per una visione formalista; una contemplazione che dissacra l’idea di fissità del nostro culto e del nostro svago come controllati in spazi e tempi limitati (Kronos) inserendoli invece in un tempo di qualità (Kairos) e in un mondo intero che diventa il tempio cosmico di Dio.


Con questa carica totalizzante, diventa chiaro che lo svago non è semplice riposo o distrazione né un contrappeso al lavoro. Ma nell’ottica di un 8) DONO DI DIO può essere vissuto come una resa di fede nei confronti Suoi e compreso come la piena umanizzazione dell’uomo. Diversamente, la disumanizzazione idolatrica e schiavizzante dello svago irredento è alle porte, sopra le quali rischia di pendere attualizzata la macabra frase “Freizeit macht frei“ (lo svago rende liberi), messaggio di un carceriere che lasciandoci ignari della tragica fine che ci aspetta, ci condanna ad innalzare lo svago come feticcio della propria esistenza o ad autocensurarlo nei meandri del proprio moralismo. 


Ben diversa invece è l’immagine con cui ha concluso i lavori il Professor Bolognesi, e con cui si può concludere questo resoconto, rincuorati da una rinnovata prospettiva dello svago redento, come “una locanda di ristoro sul cammino della vita, messa da Dio stesso affinché possiamo trovare in essa ascolto e celebrazione, sapori e riflessioni, odori e meditazioni, pause ed azioni…”.