Il pericolo della roulette della Bibbia
Alcune settimane fa ho pubblicato un video, seguito da una serie di immagini di chiarimento sui social, che hanno superato le 150.000 visualizzazioni in meno di una settimana. Il contenuto ha suscitato un ampio dibattito perché toccava un tema tanto comune quanto spesso sottovalutato: una pratica spirituale diffusa tra molti credenti, a volte mossa da sincera fede, ma che può rivelarsi profondamente insidiosa. Mi riferisco a ciò che ho definito “la roulette della Bibbia” – l’abitudine di cercare una risposta divina aprendo la Bibbia a caso o scorrendo sui social fino a trovare un versetto che "parla al cuore", senza alcun discernimento contestuale.
Quando il caso prende il posto della guida
Capita, soprattutto all’inizio della fede, di aprire la Bibbia a caso, puntare il dito su un versetto e leggerlo come fosse una risposta diretta da parte di Dio. È un gesto carico di speranza e, a volte, anche di disperazione. Può accadere che Dio usi proprio quel momento per parlarci. Ma è importante distinguere ciò che Dio può fare dalla via che ci chiama a seguire.
La Bibbia non ci insegna a cercare Dio affidandoci alla casualità, ma a “meditare tutto il suo consiglio” (Atti 20,27), a “scavare nelle Scritture come chi cerca un tesoro” (Proverbi 2,1-5), a camminare per fede e non per emozioni momentanee.
Dalla carta al feed: la roulette digitale
Nel mondo digitale, questa pratica ha assunto una nuova forma. Non apriamo solo la Bibbia a caso, ma scorriamo i social finché non troviamo quel versetto, quella grafica, quel reel che ci fa sentire bene. Magari un versetto motivazionale che sembra parlare proprio a noi, confermando le nostre decisioni… anche se forse non sono quelle che Dio avrebbe voluto.
Ma ci fermiamo mai a chiederci se quel versetto è stato estratto dal suo contesto? Se il messaggio è coerente con tutta la Scrittura? Conosciamo la persona che lo ha condiviso? Dio non è un algoritmo che ci mostra solo ciò che vogliamo vedere. La Sua Parola non è un carrello da spesa spirituale da cui prendere solo i versetti che ci piacciono. Se riduciamo la Bibbia a questo, stiamo facendo un uso selettivo e potenzialmente pericoloso della verità.
La Parola non è una frase ispirazionale
Persino Satana ha usato la Scrittura per tentare Gesù, ma lo ha fatto fuori contesto (Matteo 4,6). La risposta di Gesù non è stata un'altra "frase motivazionale", ma una verità solida, radicata nelle Scritture comprese nel loro significato profondo. Questo ci insegna che anche le “parole bibliche” possono essere usate male, se non sono collocate nel giusto quadro.
È vero: Dio può parlarci anche in modi sorprendenti. Lo ha fatto con Agostino, che aprì la Bibbia in un momento di crisi e lesse Romani 13,13-14, ricevendo una parola decisiva per la sua vita. Ma lo stesso Agostino poi si immerse in uno studio profondo della Parola, diventando uno dei più influenti teologi della storia. Gli episodi straordinari non sono la norma: non possiamo basare la nostra spiritualità su eccezioni.
Lo Spirito guida, ma non a caso
Pregare è essenziale, ma la guida dello Spirito non elimina la responsabilità dello studio e del discernimento (2 Timoteo 2,15). Lo Spirito Santo non è un sostituto del contesto, ma il suo illuminatore. Gesù lo definisce lo Spirito della verità (Giovanni 16,13), non dello spontaneismo spirituale.
Anche i profeti nel Nuovo Testamento dovevano essere giudicati dalla comunità e confrontati con la Parola (1 Corinzi 14,29; 1 Giovanni 4,1). Nessuna rivelazione personale è superiore alla Scrittura. Ogni parola che “sentiamo” da Dio deve essere verificabile nel contesto, nel carattere di Dio, e nel Vangelo.
Parola solida per tempi fragili
In tempi difficili è comprensibile desiderare una parola immediata, una risposta veloce. Ma proprio nei momenti di crisi abbiamo bisogno di parole solide, non casuali.
La solidità spirituale non si costruisce nell’urgenza, ma nella fedeltà quotidiana. Se aspettiamo la tempesta per cercare fondamenti, è troppo tardi. Dobbiamo farlo oggi, piantando la Parola nel cuore perché fiorisca domani.
Non una risposta rapida, ma una relazione duratura
Dio può parlare in ogni modo, ma non ci ha chiamati a improvvisare, ci ha chiamati a camminare con Lui. La lectio divina, praticata per secoli dai cristiani, ci insegna un altro approccio: leggere con attenzione, meditare, pregare, obbedire. Non una roulette spirituale, ma un processo che forma il cuore e la mente.
Leggere la Bibbia nel suo contesto non è complicare la fede: è onorare Dio. Significa amarlo abbastanza da voler capire davvero cosa ci sta dicendo. La semplicità del Vangelo non è superficialità. La vera profondità nasce da una relazione viva, non da un impulso momentaneo.
Conclusione
Dio è buono, paziente e pieno di compassione. Ma ci ama troppo per lasciarci in balia del caso. La Sua guida non è una scommessa, è un invito alla relazione. Non lasciamo che la fretta o il bisogno ci portino a cercare risposte nella roulette spirituale. Invece, lasciamo che la Parola di Cristo abiti in noi abbondantemente (Colossesi 3,16), formando il nostro cuore giorno dopo giorno.