In carne e ossa (V). Il corpo del Figlio di Dio incarnato

 
 

Cosa vuol dire che l'eterno Figlio di Dio si è incarnato? In che senso è diventato carne e ossa e cosa significa per noi? Questa è una domanda decisiva che è oggetto di un capitolo del libro di Gregg Allison, Embodied. Living as Whole People in a Fractured World, Grand Rapids, Baker 2021. Nel disegno del Dio uno e trino, l'eterno Figlio del Padre è diventato il Dio-uomo in virtù dell'unione dello Spirito Santo ad una natura umana come la nostra. Lo scopo dell’incarnazione è stato rendere possibile un sacrificio adeguato una volta per tutte per il peccato.

La fede cristiana ha sempre riconosciuto l'importanza di comprendere l'umanità di Dio Figlio incarnato per comprendere la nostra umanità. Alcuni studiosi contemporanei si spingono a sostenere che “la cristologia sia assolutamente centrale per ogni adeguata conoscenza della persona umana”. Infatti, se il Figlio è l'immagine perfetta di Dio (2 Cor 4,4; Eb 1,3; Gv 14,8-9) e noi seguaci di Cristo ci stiamo trasformando a sua immagine (2 Cor 3,18; Rm 8,29), essendone pienamente conformi una volta sperimentata la risurrezione del nostro corpo (1 Cor 15,47-49), allora dobbiamo prestare attenzione al Figlio incarnato.

In 1 Timoteo 3,16 Paolo sottolinea che “certamente grande è il mistero della pietà: ‘Si è manifestato nella carne . . .'”. Il fulcro centrale di questi versi non è su cosa, ma su chi: Egli, il Figlio di Dio eternamente esistente, è stato rivelato "nella carne". Immediatamente, la nostra mente ricollega alla stessa idea espressa nel Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo . . . e il Verbo si fece carne” (Gv 1,1.14). Vediamo ancora che il Verbo di Dio preesistente, che era sempre con Dio ed era Lui stesso pienamente Dio, “si fece carne”: Gesù divenne un essere umano incarnato.

In primo luogo, l'incarnazione di Gesù significa che ha assunto un corpo creato. Dio Figlio è stato unito a una natura umana incarnata che è stata miracolosamente creata attraverso la potente opera dello Spirito Santo nella vergine Maria. Quindi, sia il suo corpo che i nostri sono creati. 

Secondo, il Figlio divino assunse un corpo caratterizzato dal genere: Gesù di Nazaret è maschio. Egli è l'uomo-Dio. È importante ricordare che Dio non ha un genere: l'eterno Dio trino non è né maschio né femmina. Ma data la possibilità di stabilire un genere per la seconda Persona è stato stabilito che diventasse un uomo. 

Terzo, il Figlio di Dio divenne una specifica persona incarnata e caratterizzata sul piano del genere. La sua individualità è associata ad una specifica etnia, famiglia, temporalità, spazialità, contesto, lavoro e storia. 

In quarto luogo, la socialità di Gesù sottolinea la realtà della sua incarnazione. Egli trascorse tutti i suoi tre anni di ministero in compagnia dei dodici discepoli, tre dei quali formavano una cerchia ristretta. Questo gruppo itinerante è stato sostenuto da un certo numero di donne benestanti che hanno viaggiato con loro (Lc 8,1-3). Gesù aveva un rapporto speciale con Maria, Marta e Lazzaro (Gv 11). Al di là di queste persone specifiche, Gesù si è rivolto alle innumerevoli folle di persone alle quali ha reso miracoli ed insegnamenti. Quando veniva “mangiando e bevendo”, era conosciuto come “un ghiottone e un ubriacone, amico dei pubblicani e dei peccatori” (Mt 11,19). Gesù era una persona sociale.

Quinto ed ultimo, Gesù espresse la sua sessualità in modi che onoravano Dio. Ha vissuto una vita pura e celibe, senza avere rapporti sessuali, senza commettere il peccato della lussuria. Piuttosto, ha incanalato i desideri sessuali tipici di un uomo in maniera appropriata. La sua missione richiedeva il celibato. Nell'incarnazione, Dio Figlio è diventato un essere umano unito a un corpo creato, di genere, particolare, sociale e sessuale. La serie delle sue esperienze incarnate ha reso Gesù proprio come il resto di noi.

Per salvare persone incarnate fatte di sangue e carne, non esseri angelici non incarnati, Dio Figlio doveva diventare una persona incarnata proprio come noi (Eb 2,14-18). Sostituendo i sacrifici che venivano offerti prima della sua venuta, il Figlio incarnato divenne il definitivo sacrificio espiatorio incarnato (Eb 10,4-7,10). Incarnato, senza macchia e perfettamente preparato per essere il sacrificio incarnato una volta per tutte per il peccato (Eb 5,7-10), Dio Figlio morì sulla croce per compiere la salvezza. Infatti, Dio (il Padre) “condannò il peccato nella carne, mandando il proprio Figlio in forma di carne peccaminosa come sacrificio per il peccato” (Rm 8,3). Solo Dio Figlio incarnato può salvare il suo popolo dai suoi peccati. 

(continua)

“In carne e ossa (I). Cosa significa che siamo corpi?”

“In carne e ossa (II). Tra genere ricevuto e corpo particolare”

“In carne e ossa (III). Siamo con gli altri, per gli altri”

“In carne e ossa (IV). Il corpo sessuale”