La fede vera e falsa (I). A 100 anni da Cristianesimo e liberalismo tra Princeton e l’Italia

 
 

La fede vera e falsa, titolo impegnativo e provocatorio in questi tempi di buonismo religioso. Nei giorni 8-9-10 dicembre 2023 si è tenuta a Caltanissetta presso la Chiesa “Sola Grazia” la conferenza sul tema “La fede: vera e falsa” che ha coinvolto diversi predicatori quali Alan Dunn, Leonardo De Chirico, Francesco Pollicino, Nazzareno Ulfo, Hunter Gately, Michael Brown, Clay Kannard e Geoff Thomas.

Nel corso delle tre giornate, alla presenza di circa 120 partecipanti, il punto di partenza è stata la celebrazione dei cento anni dalla pubblicazione del libro Cristianesimo e liberalismo di John Gresham Machen. Il libro è stato pubblicato in edizione italiana nel 2014 dalla casa editrice Alfa & Omega. Quando uscì nel 1923 rappresentò una pietra miliare nel dibattito tra il cristianesimo storico, protestante e riformato e una nuova forma di pensiero teologico che esaltava il sentimento, sminuiva l’importanza delle confessioni e delle dichiarazioni dottrinali, rinunciava al soprannaturalismo e riduceva Cristo a un esempio da seguire, la salvezza a un traguardo di perfezione umana da raggiungere e la chiesa a un’istituzione dedita alla promozione del benessere sociale. Nel criticare il liberalismo, Machen sceglieva una via diversa sia da quella espressa dall’assolutismo di Pio IX nel Sillabo, sia da quella che caratterizzerà il fondamentalismo evangelico nei suoi successivi risvolti.

Secondo quanto affermato da Nazzareno Ulfo, pastore della chiesa “Sola Grazia” di Caltanissetta: “Noi crediamo che, oltre a promuovere la vera fede, annunciando con chiarezza e positivamente il messaggio del Vangelo, le chiese debbano impegnarsi a rifiutare e a esporre gli errori di qualunque falsità che viene insegnata al suo interno o che preme contro di essa al suo esterno, secondo quello che hanno insegnato il Signore Gesù Cristo e i suoi apostoli”.

Ma chi fu John Gresham Machen? Clay Kannard, pastore della chiesa Breccia di Roma, ne ha tratteggiato un profilo. Machen è uno degli intellettuali principali del protestantesimo conservatore del XX secolo, apologeta, teologo e studioso del Nuovo Testamento, è stato l’erede della tradizione teologica della scuola di Princeton dopo Charles Hodge e Benjamin B. Warfield, dove dopo un periodo d’insegnamento nel 1929 partì per fondare e costituire il Facoltà di teologia Westminster dove confluirono molti docenti della “vecchia” Princeton (G. Vos, C. Van Til, J. Murray). La rottura non fu soltanto di tipo accademico, ma comportò anche una frattura delle chiese presbiteriane d’America e la creazione di una nuova denominazione (Orthodox Presbyterian Church). Machen diede un notevole contributo anche al vasto movimento legato al fondamentalismo nato all’inizio del XX secolo che sorse in reazione al liberalismo teologico, ma se ne discostò quando ne scorse le tendenze anti-intellettualistiche e contrarie alla dottrina riformata. Il bisogno principale del mondo che ci circonda è un Vangelo radicato nelle Scritture e basato sull’azione storica che Dio compì in Cristo. 

Il pastore della chiesa riformata “Filadelfia” di Novate Milanese Michael Brown ha delineato i punti salienti riguardanti la dottrina di Dio e dell’uomo quali grandi presupposti del Vangelo che consiste nel resoconto di come Dio ha salvato l’uomo. Durante la sua esposizione ha rimarcato l’importanza dell’essere vigili e fedeli riguardo alle dottrine storiche, perché non vi può essere salute spirituale senza conoscenza dottrinale. Da qui, la necessità della dottrina di Dio per la piena comprensione del Vangelo, pertanto bisogna conoscere Dio e la sua natura, e della dottrina dell’uomo che deve riconoscersi peccatore dinnanzi alla santità di Dio. Partendo dal presupposto che Dio è il Creatore e l’uomo ne è la sua creatura, come può il peccatore essere giusto dinnanzi ad un Dio santo che odia il peccato? La buona notizia consiste nell’opera di Cristo che ha guadagnato la giustizia necessaria alla salvezza. Infatti, senza Cristo, non vi può essere figliolanza in Dio. Infine, ha esortato tutti a porsi le seguenti domande: (1) Le dottrine di Dio e dell’uomo sono chiare nelle predicazioni? (2) Le dottrine di Dio e dell’uomo sono chiare nel nostro canto? (3) Le dottrine di Dio e dell’uomo sono chiare nella nostra liturgia?

La relazione del pastore della chiesa “Buona novella” di Milazzo Francesco Pollicino è stato rivolto al confronto tra il Cristo del liberalismo e il Cristo della Scrittura. Ma qual è il Cristo del liberalismo? Esso è difficile da definire in quanto esistono tanti “cristi” quante sono le correnti del liberalismo. Ciò che li accomuna è che essi non sono “Secondo le Scritture”. Il Cristo che troviamo nei vangeli, secondo il liberalismo, è filtrato e modellato dall’interpretazione e dalla visione dei rispettivi autori, quindi, non siamo davanti al vero Cristo. Dunque, il Cristo del liberalismo è antinomista, contrapposto alla legge di Dio poiché è un cristo non giudicante, accogliente, aperto e trasgressivo. Questo cristo è contrapposto a quello gretto, chiuso, duro, giudicante che le chiese hanno predicato nel corso dei secoli. Il Cristo della Scrittura che troviamo nei testi biblici è il Cristo della fede. Compito dell’esegeta è quello di scavare nei vari testi alla ricerca del vero Gesù, su quello che ha veramente detto e fatto, per scoprire quanta corrispondenza esista tra il Cristo della fede e quello della storia.

C’è una grandissima differenza di atteggiamento nei confronti di Gesù il Signore, tra liberalismo moderno e cristianesimo. Il liberalismo lo considera un esempio ed un maestro, il cristianesimo, invece, vede in Gesù il Salvatore: il liberalismo fa di Cristo un esempio di fede da imitare, il cristianesimo fa di lui l’oggetto della fede.

(continua)