La fede vera e falsa (II). A 100 anni da Cristianesimo e liberalismo tra Pricenton e l’Italia

 
 

C’è una fede vera e una falsa. Questa era la convinzione di Gresham Machen che, confrontandosi con le deviazioni del liberalismo teologico, scrisse Cristianesimo e liberalismo nel 1923. Quando uscì, il libro rappresentò una pietra miliare nel dibattito tra il cristianesimo storico e l’altra fede: quella del liberalismo. Per commemorare e attualizzare quel volume, nei giorni 8-9-10 dicembre 2023 si è tenuta a Caltanissetta presso la Chiesa “Sola Grazia” la conferenza sul tema “La fede: vera e falsa” che ha coinvolto diversi predicatori sui singoli capitoli del libro.

Dopo aver esaminato la prima parte della conferenza, ecco alcuni spunti emersi nella seconda. Il pastore della “Grace Covenant” Baptist Church di Flemington (New Jersey, USA) Alan Dunn, durante il suo intervento è partito dal capitolo del libro di Machen sulla salvezza. Leggendo Giovanni 1,1-18 ha sottolineato la fedeltà, l’autenticità e la potenza salvifica della Parola di Dio ancora oggi, anche quando la verità viene calpestata da mode e filosofie. La comprensione della persona e dell’opera di Cristo è di fondamentale importanza per comprendere la natura della salvezza. Mentre il liberalismo aveva una concezione blanda della salvezza quasi fosse un percorso di auto-miglioramento, la Bibbia la presenta come dono di Dio realizzato da Cristo per chi crede.

Hunter Gately, coordinatore europeo della HeartCry Missionary Society, ha toccato il capitolo sulla Scrittura a partire dalla lettura dei vv. 10-17 del cap. 3 della seconda lettera di Paolo a Timoteo. Come ai tempi di Machen, anche oggi il liberalismo nelle sue versioni aggiornate colpisce al cuore la dottrina della Scrittura. Gately ha sottolineato l’importanza dell’essere coraggiosi e fermi nella Scrittura per affrontare le distorsioni provenienti da falsi insegnamenti. Hunter ha messo in guardia sul pericolo che i credenti possono correre nell’accettare dalla Bibbia soltanto gli insegnamenti riguardanti l’aspetto morale e non quello spirituale. La Bibbia è verità in tutta la sua interezza, perciò deve essere vissuta in ogni suo aspetto.

Sul capitolo relativo alla chiesa si è concentrato Leonardo De Chirico, pastore della chiesa riformata battista “Breccia di Roma”. Tre sono state le tappe percorse. Con la prima è stato delineato il contesto storico della riflessione ecclesiologica di Machen, nella seconda è stato esaminato il contenuto del capitolo 7 del libro e infine è stato mostrato dove oggi si trovano gli insegnamenti contro cui Machen parlò e verso cui innalzò la sua voce profetica e quali sfide essi rappresentano per noi. Machen si confrontò con il liberalismo secondo cui il cristianesimo doveva essere riportato alla sua essenzialità perché offuscato dalle pesanti strutture teologiche riguardati, Cristo, la Trinità e la Chiesa. La chiesa, sia nella sua costruzione teologica che nel suo vissuto, dovevano essere scomposte per riscoprire il messaggio semplice di Gesù che era di amore universale che si sarebbe tradotto in una fraternità universale. Nel capitolo 7 Machen scrive esattamente che la concezione liberale della chiesa è altro rispetto ai connotati biblici. Per la dottrina liberale gli uomini ovunque indipendentemente dal loro credo e dalla loro etnia sono fratelli. Una vecchia idea riscaldata oggi in salsa romana dall’attuale Papa regnante con la sua enciclica “Fratelli tutti”. Qui c'è uno spartiacque, la vera chiesa non è la fratellanza universale ma quella dei peccatori redenti e nati di nuovo. De Chirico ha messo in evidenza che: “Il liberalismo ha preso questa idea di fratellanza ci ha appiccicato in un certo senso una giustificazione pseudo teologica e ha portato avanti l’idea della fraternità universale e ora siamo arrivati all’elevazione di questa idea al programma principale del cristianesimo cattolico ed ecumenico … se siamo tutti fratelli è evidente che c’è in gioco la dottrina della salvezza”. Machen è stato un grande dono della chiesa evangelica novecentesca e ci incoraggia a guardare a Dio così come lui stesso ha scritto: “il tempo presente non è fatto per rilassarsi o divertirsi ma per un’azione zelante accompagnata dalla preghiera”.

Infine, Randy Pizzino, rettore del Blue Ridge Institute (Roanoke, Virginia, USA), ha sottolineato l’importanza della dottrina a partire dalla lettura dei vv. 1-11 del cap. 15 della prima lettera di Paolo ai Corinzi e prendendo spunto dal capitolo del libro di Machen sullo stesso tema. Il liberalismo aveva tolto di mezzo quello che dicevano i vangeli intorno alla persona di Gesù Cristo: la sua incarnazione, ministero, morte, resurrezione corporale e ascensione. Questi fatti storici, per quanto soprannaturali, sono veri e dunque appartengono alla dottrina cristiana.

La conferenza si è conclusa la domenica mattina con il sermone “Cristo in preghiera” predicato da Geoff Thomas (Aberystwyth, Galles), tratto dal testo biblico di Matteo 14,32-42. La preghiera è stata definita come l’impotenza dell’uomo che afferra l’onnipotenza di Dio. Essere consapevoli della nostra debolezza non ha nulla di peccaminoso, da qui la necessità di affrontare il peso della quotidianità pregando. Ci sono dei momenti nella nostra vita in cui la volontà di Dio è dolorosa e difficile da accettare, Gesù stesso prima di andare alla croce sentì il bisogno di rivolgersi al Padre in preghiera per ricevere forze e compiere la volontà divina per il quale era stato inviato.

A cento anni dalla pubblicazione di Cristianesimo e liberalismo, la lezione di Machen da Princeton all’Italia conserva tutta la sua bruciante attualità. Il liberalismo, in tutte le sue varianti, è altro rispetto alla fede cristiana. Compito della fede evangelica è tenere alta la parola di Dio in mezzo a tutti i tentativi di manipolarla, contraffarla e inquinarla.