“Un attentato ai diritti di Dio”? La concezione cattolica della chiesa secondo Henri Blocher (II)

 
 

Una puntuta sintesi della critica evangelica al cattolicesimo: così si può riassumere l’ampia sezione del libro di Henri Blocher La doctrine de l’Église e des sacrements, vol. 1, Vaux-sur-Seine, Edifac 2023, dedicata all’ecclesiologia cattolica.

Data l’ampiezza e la stratificazione storica dell’ecclesiologia cattolica, uno potrebbe perdersi nei meandri dei singoli aspetti. Per ovviare al rischio di una lettura atomistica, Blocher sostiene che l’ecclesiologia cattolica ha un “cuore” pulsante da cui tutto il resto irradia e che questo cuore sia la concezione della chiesa come “incarnazione continuata” o prolungata. Essa è affermata nel Catechismo della chiesa cattolica (n. 521), evocata dalla Lumen Gentium (nn. 8, 48 e 52) e argomentata con sfumature ed accentazioni diverse da fior di teologi moderni come J. Möhler, J.H. Newman, M.-J. Scheeben e Y. Congar. C’è chi sottolinea la natura teandrica della chiesa (divina e umana), chi la convertibilità tra Cristo e la chiesa, chi l’inabitazione mistica, chi la continuazione della storia di Gesù nella vita sacramentale della chiesa … Vero è che in anni recenti c’è chi, come Congar, ha sostenuto che la relazione va pensata con la mediazione della pneumatologia più che solamente in chiave cristologica; altri, come W. Kasper, sono più reticenti ad impiegarla e, se lo fanno, la usano con mille sofisticate precisazioni. Il punto ecclesiologico è che la chiesa come prolungamento dell’incarnazione resta una categoria “pertinente” (p. 110) per toccare il cuore dell’auto-comprensione della chiesa cattolica. A partire da esso possono essere apprezzate le definizioni di chiesa come:

  • “corpo di Cristo” (pp. 114-115) che il cattolicesimo pasticcia non distinguendo opportunamente la “testa”, cioè Cristo, e il “corpo”, cioè la chiesa, e quindi mantenendo l’ambiguità del “Cristo totale” introdotto da Agostino;

  • “mistero” (pp. 115-116) che il cattolicesimo usa in modo plastico e fluido per parlare dell’attualizzazione di Cristo nella chiesa e del suo rendersi presente nella vita sacramentale della chiesa;

  • “sacramento” (pp. 116-117) che la teologia cattolica impiega in chiave partecipazionista per sottolineare la co-appartenenza tra Cristo e la chiesa e la mediazione sacramentale della grazia.

  • realtà definita dal principio mariano (pp. 120-122) grazie al quale Maria è vista come “tipo” della chiesa e la chiesa è vista in Maria.

Da sistematico, lo sforzo di Blocher è di penetrare l’ecclesiologia cattolica, non soltanto affastellando dati, ma sviscerandone la struttura interna e cercando di coglierne i collegamenti che legittimano l’alta concezione che la chiesa di Roma ha di sé.

Per Blocher, ma anche qui si affida a Congar, l’ecclesiologia cattolica è attraversata da una serie di dualità che le conferiscono solidità ed elasticità allo stesso tempo.

In primo luogo, la dialettica tra istituzione e comunità (pp. 122-131). Nella concezione cattolica, c’è il clero e il laicato, l’istituzione gerarchica e la comunione cattolica, il primato monarchico romano e la cattolicità, la chiesa docente e quella udente, la struttura sacramentale e il popolo di Dio, la società perfetta e l’umanità raccolta, la chiesa universale e quella particolare. La dualità non afferisce ad una differente gradazione soltanto, ma ad un’autentica diversità d’essenza tra i due poli costitutivi.

Questa prima dualità fonda la seconda che permette alla chiesa cattolica di pensarsi contemporaneamente come militante e trionfante, come un “già” tutto compiuto e un “non ancora” in divenire (pp. 131-134). La sua unità, santità, cattolicità ed apostolicità sono pensate dentro questa dualità elastica. Così facendo, l’ecclesiologia cattolica ha sviluppato una capacità “geniale” di mettere insieme gli opposti: una potente teologia della complexio oppositorum (p. 133).

La terza dualità cattolica è quella che interessa la chiesa e la società (pp. 134-139), il confine interno e quello esterno, la sua costituzione giuridica e il suo orizzonte onnicomprensivo. La chiesa cattolica si pensa al centro di un progetto ecumenico che abbraccia i “fratelli separati” (non più considerati eretici o scomunicati) in cui intravede “elementi” della chiesa e al centro di una visione universale che include la società intera con cui vuole “dialogare” per pilotarne il progresso verso l’unità. Non si tratta più di ricostruire una perduta “sintesi medievale” (p. 138), ma di incoraggiare forme di cattolicità sempre più avanzate.

Blocher riconosce che questo sistema ha “una grande forza di persuasione” (p. 139) ma è fondato su basi bibliche “insufficienti” che hanno portato ad “ambiguità nella costruzione” (p. 113). Di qui la sua chiave di lettura critica che sarà oggetto del prossimo articolo.

(continua)

Della stessa serie:
“Un attentato ai diritti di Dio”? La concezione cattolica della chiesa secondo Henri Blocher (I) (2/1/2024)