Lavoro sotto stress da coronavirus. Un seminario per orientarsi

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Qual è l’impatto del coronavirus sul lavoro? Enorme in tutti i sensi! Con l’obiettivo di aiutare pastori e responsabili di chiesa, il seminario Covid-19 work disruption. A model for applying the hope of the gospel offerto da Global Faith&Work Initiative, un ministero di Redeemer City to City (NY), ha provato a fornire strumenti per la cura pastorale in questo periodo per coloro che hanno perso il lavoro, o si trovano in condizioni di estrema fragilità. Dal seminario è emersa la necessità di capire quali siano i bisogni spirituali, fisici e materiali e quali tentazioni possano prendere piede in situazioni come quella attuale. È stato un esercizio pastorale molto utile per attualizzare e contestualizzare sempre di più il messaggio biblico e rispondere con prontezza ed efficacia.

Nel seminario sono stati presentati alcuni scenari. Se pensiamo agli infermieri e agli operatori sanitari che hanno garanzie contrattuali, ma che vivono in prima linea l’emergenza, lavorando molte ore a rischio di burnout, come si può rispondere con l’evangelo? Si pensi ai piccoli commercianti e imprenditori che, nonostante abbiano il massimo grado di flessibilità lavorativa, vivono nella totale incertezza, con il rischio di perdere la fiducia in Dio: come ricordare loro della speranza nell’evangelo? Se pensiamo ai riders che fanno consegne a domicilio per pochi euro, sentendosi abbandonati, sottopagati, non protetti, quale cura spirituale sarà loro utile, lenitiva, rigenerante? 

Qual è l’impatto del coronavirus sul lavoro? Come può ogni membro delle comunità avere slancio a vivere la propria vocazione in modo sacerdotale, regale e profetico, evitando di cadere nel burrone del dualismo vocazionale?

Il seminario ha sottolineato la certezza che l’evangelo è una buona notizia per tutti i lavoratori, anche in questo tempo di pandemia. Le domande che sono sorte sono state: come può un pastore di una chiesa incoraggiare i suoi membri a lavorare con una fede viva ed impattante? Come può ogni membro delle comunità avere slancio a vivere la propria vocazione in modo sacerdotale, regale e profetico, evitando di cadere nel burrone del dualismo vocazionale? Come può la chiesa essere un centro rigenerativo che incoraggia le persone a vivere il mandato culturale e missionario, piuttosto che avere il ruolo del cantastorie che racconta la favola di una realtà che non esiste, o se esiste, fuggire da essa, dando un messaggio palliativo e diventando un divano terapeutico per i credenti? 

Uno dei limiti del seminario è stato quello di porsi di fronte alla questione del lavoro in modo impressionistico, biografico, concentrandosi sulle sfide sulle singole persone. Poca attenzione è stata posta sulle questioni di sistema e sulle macro-condizioni del lavoro. L’infermiere corre di andare in burnout anche perchè lavora troppo visto che la sanità riceve pochi finanziamenti rispetto alle aspettative poste su di essa. Il commerciante può andare in crisi anche perché è l’ultimo anello di una globalizzazione senza regole. Il rider non è protetto anche perché non ha rappresentanze sindacali che si fa carico delle sue istanze. Queste sono questioni di sistema che richiedono l’attenzione cristiana tanto quanto l’esigenza di incoraggiare tutti i lavoratori a vivere in modo integro la propria fede sul posto di lavoro.


 
 

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