Lo scandalo della mente evangelica, 30 anni dopo

 
 

Sono passati trent’anni dalla pubblicazione di un libro che, a suo modo, ha segnato una generazione di intellettuali evangelici. Stiamo parlando di Mark Noll, The Scandal of the Evangelical Mind, Grand Rapids, Eerdmans 1992. Un simposio ospitato dalla Gospel Coalition fa il punto sulle questioni sollevate da Noll, molte delle quali sono tutt’ora pungenti ed attuali, non solo per l’evangelicalismo USA.

A 30 anni di distanza, riproponiamo la segnalazione bibliografica pubblicata su Studi di teologia (1996) N. 15, pp. 87-88 che contiene molti spunti che interpellano l’evangelicalismo italiano.

Il libro di Noll costituisce un "cri du coeur" di uno studioso affinché il mondo evangelico sia maggiormente sensibile alle esigenze dell'intelletto. Il mondo in cui l'A. si riferisce è quello americano che non rappresenta certamente un esempio dei più belli quanto a rigore intellettuale. Malgrado il successo che gli evangelici hanno a livello popolare, a quello intellettuale non si registra grande crescita. In diversi casi si fa anzi strada l'idea che non si possa essere evangelici e intellettuali nel medesimo tempo. Il mondo evangelico tende ad essere attivistico, populistico, pragmatico e utilitaristico. 

Noll vuole sfidare questa situazione, invitare il mondo evangelico a pentirsi per un simile stato di cose e a pensare secondo una visione radicalmente cristiana in tutti i campi (economia, politica, letteratura, storia, filosofia, scienza, arti). Il modo di vivere di gran parte degli evangelici nel mondo dipende in larga misura da quel che pensano circa il mondo stesso. La gran parte della vita intellettuale moderna è largamente orientata da opere non cristiane o chiaramente anticristiane. Si assiste al moltiplicarsi di piccole strutture nel campo dell'insegnamento che possono anche svolgere una certa funzione per quanto attiene i cambiamenti personali degli studenti, ma che non possono competere con le grandi e prestigiose istituzioni che marcano la vita intellettuale del paese. 

L'A. risale alla Ginevra di Calvino e ai puritani per illustrare come lo sviluppo di una mente radicalmente cristiana fosse in stretto rapporto con una specifica visione di Dio. I puritani erano persuasi che ogni aspetto della vita potesse servire per la gloria di Dio e questo alimentava il loro impegno. Per un evangelico la più importante considerazione non è il raggiungimento di un certo risultato o anche il peso che esso può avere nella storia, ma la verità. La mente è importante perché Dio lo è. 

Noll afferma che gli evangelici hanno avuto un certo successo negli Stati Uniti perchè hanno adattato con successo le loro convinzioni agli ideali americani. Sul piano politico ed economico in particolare, non hanno condotto una riflessione sufficientemente autonoma. La sintesi si risolse in un vero e proprio disastro. Fondamentalismo, dispensazionalismo, pentecostalismo e altre correnti fecero sentire i loro effetti negativi a causa del loro oscurantismo. Il rispetto della creazione fu sostituito dalla contemplazione per la redenzione. La riflessione politica si è nutrita d'attivismo morale, populismo, intuizione e biblicismo. La ricerca scientifica è stata trascurata. 

Oggi ci sono segni incoraggianti per un rinnovamento, ma questo deve fare tenere conto di certe condizioni. "La tendenza degli evangelici americani, davanti ad un problema, è quella d'agire", ma questa tendenza dev'essere abolita. La questione primaria a cui essi devono far fronte non è tanto di natura organizzativa. Essa riguarda l'intenzione di fondo. Maggior attivismo non compenserà di certo la povertà intellettuale ereditata. C'è bisogno di un paziente lavoro di ricostruzione della mente e tale lavoro non sarà in definitiva una ricerca dell'intelletto in sè per sè, ma una vera e propria ricerca di Dio stesso. Il italiano il libro di J. Stott, Creati per pensare, può offrire un buono sfondo alla riflessione di Noll, ma è certamente quello di David Wells (No Place for Truth, Sdt VI, 1994, pp. 99-100) che può essere ancora meglio avvicinato a quanto scrive Noll.  Anche l'evangelicalismo italiano dovrà presto fare i conti con queste questioni. Se la sua crescita quantitativa non sarà accompagnata anche da quella qualitativa, sarà condizionato da contraddizioni non facili da risolvere.