Nuovo anno, Bibbia (sempre) attuale

 
 

Capita a tutti di andare in uno studio medico e, nell’attesa del  proprio turno, sfogliare le riviste che sono nella sala di attesa, salvo scoprire che si tratta di riviste vecchie, datate, non più attuali. Uno potrebbe pensare che anche la Bibbia possa essere trattata come una qualunque rivista superata che ha poco o nulla da dire oggi.  

Certamente, la Bibbia è un libro storico, che riporta anche la cultura, gli usi ed i costumi riflettenti i tempi dei suoi vari autori e delle storie che racconta. Questo, però, non  esclude affatto la sua attualità (vale per oggi) e la sua universalità (vale per tutti). Ciò avviene quando si adotta una attenta esegesi, scaturente dal testo medesimo, da parte di cuori e menti attenti e docili.  

E’ un caso che la Bibbia sia il Libro più diffuso, più letto, continuando ad essere studiata e predicata e seguita nella vita di fedeli di ogni generazione e di ogni provenienza? Quale potrebbe essere il motivo dell’attribuzione di tale credito? Solo superstizione? O semplice spirito religioso? Tradizione o altro ancora?  

Le ragioni sono ben altre. La Bibbia ha in sé stessa la pretesa di essere unica ed eccezionale rispetto a qualsiasi altro libro. Da essa emerge che non è frutto della bravura o della fantasia di uomini seduti al tavolino. La Bibbia si auto-presenta come Parola di Dio, frutto di interventi di Dio nella storia e su uomini e donne che, per la Sua onnipotenza, ha ispirato e vegliato affinché riportassero per iscritto e in maniera fedele la Sua personale auto-rivelazione al  fine di farsi conoscere dalle Sue creature.

Nel corso della storia non sono mancati veri e propri attacchi alla Bibbia. Per secoli la Chiesa Romana ha inserito le traduzioni in lingua volgare della Bibbia nell’indice dei libri proibiti. Pur avendo da pochi decenni consentito la loro diffusione, Roma lega i suoi fedeli ad attenersi all’interpretazione del magistero, ostacolando il libero accesso al Libro. Inoltre, sempre nel cattolicesimo romano, il valore della Bibbia è fortemente relativizzato dal peso riconosciuto alla tradizione. Il liberalismo teologico, anche se sviluppatosi con sfumature diverse, rimane critico verso l’autorità della Bibbia; per la sua posizione sentimentale e poi razionalista, che attribuisce la massima autorità ai sentimenti o alla ragione, si colloca al di sopra della Bibbia, negandone l’autorità suprema. Anche il letteralismo dei neo-fondamentalisti, non tenendo adeguatamente conto dei contesti storici e dei generi letterari, e considerando in maniera parziale il carattere progressivo della rivelazione stessa, non attua una esegesi idonea e, di conseguenza, ne offusca l’autorità. L’ecumenismo, poi, mirando solo all’unità delle istituzioni ecclesiastiche e delle religioni sacrifica il carattere veritativo della Bibbia relativizzandola ed annullandola allo stesso tempo.

Questi attacchi alla Scrittura non sono solo il rifiuto della Bibbia come Parola di Dio, ma di Dio stesso in quanto Dio della Parola. Da sempre l’uomo non è stato ben disposto a riconoscere la presenza di un Signore personale, creatore e rettore di ogni cosa, nonché redentore di questo mondo decaduto. L’essere umano si illude di essere libero, ama sentirsi padrone della propria vita e si pone al centro ed al di sopra di tutto e tutti. Ma è proprio questa la via della vita?

Recentemente, rileggevo con attenzione la “Dichiarazione di Chicago sull’inerranza biblica” (1978) in Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, a cura di P. Bolognesi, Bologna, EDB 1997, dove è stato affrontato il tema dell’autorità della Scrittura, intesa correttamente come ispirata ed inerrante. Quella di Chicago è una dichiarazione molto importante ed irrinunciabile per avere una fede biblicamente orientata. D’altra parte il “Sola Scrittura” riscoperto e formulato dai Riformatori del XVI secolo non va sottovalutato; anche le confessioni di fede cristiana, riconoscendo la Scrittura come suprema autorità in materia di fede e di condotta la collocano al primo posto nei credi della chiesa. 

Il cristianesimo non può prescindere da questo riconoscimento. D’altronde fu lo stesso Gesù ad attribuire alla Scrittura un valore perenne, come è detto in Matteo 24,35. Come è scritto in  Giovanni 14,23-24, non può esserci vera sequela senza di essa. D’altronde sarà la Parola lo strumento del giudizio finale secondo Giovanni 12,48. 

La Bibbia non può dunque essere considerata come i giornali della sala di attesa di uno studio medico che invecchiano e perdono di attualità dopo poche settimane. Anche nel nuovo anno, la Bibbia è la Parola di Dio per tutta la vita, per ogni persona, per l’eternità.