Perché nella chiesa non abbiamo amici?

 
 

Quante volte ci siamo chiesti: “se siamo parte della stessa famiglia di credenti, perché nella chiesa sembra così difficile avere amicizie solide, oneste e genuine?”. E’ la domanda che si fa anche Jonathan Holmes nel suo libro Il senso della vera amicizia. Che cos’è l’amicizia biblica e come può cambiare la nostra vita Roma, ADI Media 2017.


Holmes è un pastore evangelico e consulente biblico. Il suo invito è da cogliere: non diamo per scontato che, come cristiani, abbiamo capito il senso dell’amicizia, o viviamo il senso dell’amicizia. Molto spesso ci chiediamo: “le aspettative sull’amicizia che nutre un credente, dovrebbero essere diverse da quelle di un non credente”; o ancora: “quali sono le caratteristiche che dovrebbero contraddistinguere una normale amicizia biblica?” (pp.12-13). 


Intanto, viene suggerita una differenza tra fratellanza cristiana e amicizia biblica. La prima è quel legame di comunione, fondato sulla fede in Cristo. Si tratta di una relazione meravigliosa che certamente apre la strada alle amicizie. La seconda è qualcosa di leggermente diverso: si tratta di una fratellanza accompagnata da particolare profondità. 


Si può dire qualcosa di più? Certo. Come ogni riflessione vera, tutto deve partire da Dio; così anche per l’amicizia. Dio, Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, ha creato l’uomo e la donna a sua immagine. Essendo un Dio di relazione, si può dire che “una parte non trascurabile della nostra attitudine a riflettere quell’immagine implica l’ineludibile necessità di vivere in relazione con altri” (p.19).


Come sappiamo, la trama della vita è cambiata. A causa del peccato, la relazione tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e la donna viene alterata: “il noi diventa presto io e la storia umana non è più la stessa”. La rottura è evidente nella reazione di Adamo che tenta di giustificare la sua condotta, per poi scaricare tutto su Eva. 


Questo evento ha stravolto il senso dell’amicizia: senza Dio e contro Dio l’amicizia viene perturbata. Nella realtà toccata dal peccato, l’amicizia originaria è sostituita da “modelli provvisori” di amicizia, ossia quella dei social, egoistici, caratterizzati dallo scopo di ricercare il benessere personale, oppure guidata da criteri come l’età, interessi comuni, fasi della vita, status sociale. Al netto della benedizione che potrebbero avere queste amicizie, non sono ancora definibili come amicizie bibliche. 


L’amicizia biblica ha obiettivi e attitudini. “Per costruire un’amicizia veramente biblica occorre la forza di volontà di Cristo nell’amare Dio, nell’amarsi gli uni gli altri, nonché l’impegno a cercare Cristo” (p.82). L’amicizia biblica richiede tempo. Se vogliamo un’amicizia che sia “biblica” allora “dobbiamo essere disposti a investire delle risorse privilegiando un bene prezioso e insostituibile” (p.81) come il tempo. 


L’amicizia biblica è caratterizzata da conversazioni. Possiamo davvero aspettarci “di avere un rapporto decente di qualche tipo, e soprattutto un’amicizia biblica, con qualcuno con cui parlo raramente o con cui non parlo per niente delle mie gioie e dei miei travagli?” (p.86). Pasti e tempi informali posso aiutare a costruire un’amicizia biblica. 


L’amicizia biblica ha a che vedere con la cura del confronto. Certamente possiamo beneficiare di conversazioni più leggere, più semplici, ma l’amicizia biblica si differenzia, visto il suo scopo ultimo, perché è capace di essere uno strumento per la santificazione di quelle aree in cui siamo deboli e vulnerabili. 


Per usare le parole di Holmes: “l’amicizia biblica è forgiata mediante il sacrificio volontario, il desiderio di andare oltre l’attitudine della conversazione divertente, in una cultura di confronto interessato, creando le condizioni affinché la santificazione possa prosperare” (p.91).


Il suo è un libro molto sfidante che non chiede all’amicizia di vivere fuori dall’ambiente della chiesa, ma sottolinea il privilegio che i credenti hanno nell’essere uniti in Cristo e godere di una dimensione tanto importante quanto ancora vissuta poco. L’amicizia biblica è un’amicizia matura, non superficiale. È un’amicizia solida, non temporanea. È un’amicizia che sfida a crescere, non che dice solo sì. È un’amicizia per la gloria di Dio, non per appagare i nostri bisogni. Tutto è da Dio, tutto va a Dio, tutto deve sussistere per Dio. Questo vale anche per l’amicizia. 


P.S. Sul tema dell’amicizia si vedano anche: 

F. Fracaro, “Amicizia, più ce n’è meglio è” (5 agosto 2024)

L. Vitale, “Quanti amici hanno i pastori?” (29 gennaio 2025)