Perché non celebrare il Mercoledì delle ceneri e la Quaresima?

 
 

È arrivata di nuovo la Quaresima, il periodo dell'anno in cui molte tradizioni cristiane confessano i propri peccati con una cerimonia in cui ci si presenta davanti a un sacerdote che sparge la cenere sulla loro fronte a forma di croce e poi ci si impegna in un digiuno per i 40 giorni che precedono la Pasqua. 

La scorsa settimana mi sono tornate in mente le domande che i bambini di famiglie evangeliche devono affrontare in un contesto a maggioranza cattolica romana come Roma. La domanda dei nostri figli è: “perché noi evangelici non celebriamo il Mercoledì delle Ceneri e la Quaresima?”. In effetti, ci sono alcuni evangelici che scelgono di celebrare la Quaresima. In alcune province del mondo evangelico, anzi, è diventata quasi una moda celebrare la Quaresima e associare ad essa delle rinunce (a cibi, a viaggi, ai social). Paolo ha detto che dovremmo lasciare che le persone seguano i dettami della loro coscienza per quanto riguarda le feste (Romani 14,5). Quindi, ho pensato di rispondere così alle loro domande: perché noi non celebriamo il Mercoledì delle Ceneri e la Quaresima? 

1. Non è un mandato biblico. Il Mercoledì delle Ceneri e la Quaresima sono una pratica della tradizione. Questo non significa necessariamente che sia contraria alla Bibbia, ma certamente non è biblica. Le sue origini affondano nella pietà medievale, il che spiega perché è osservata soprattutto da cattolici, metodisti e anglicani. In quel periodo la salvezza per grazia per la fede soltanto era stata per così dire oscurata e sostituita con una religiosità delle opere meritorie. La Quaresima e i riti ad essa associati erano quindi parte di una teologia che stava deviando dall’insegnamento biblico.

2. Si rischia l'orgoglio spirituale. Mentre la confessione corporale del peccato è necessaria (infatti la pratichiamo ogni domenica nel nostro culto quando chiediamo perdono al Signore per i nostri peccati in quanto persona e in quanto chiesa), non mi piace l'idea di spargere cenere sulla fronte. Certo, può simboleggiare la penitenza, il lutto per il peccato e la consapevolezza della mortalità, ma rischia di comunicare un altro messaggio: "Guardatemi! Sono religioso e sto digiunando". Il digiuno dovrebbe essere in definitiva una cosa tra la persona e Dio. È una cosa privata, intima, come ha comandato Cristo:

“Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità: questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affinché non appaia agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.” (Matteo 6,16-18 NR06)

3. Promuove un’idea di salvezza per mezzo delle opere. Quando si tratta di digiunare durante la Quaresima, c'è il rischio che rinunciando a qualcosa le persone si impegnino in un'opera e in un rapporto transazionale con Dio. Come pastore, a volte incoraggio le persone a digiunare, ma la Quaresima è qualcosa che molte persone celebrano per impressionare Dio o gli altri, o peggio ancora - lo fanno credendo di aumentare l'amore di Dio per loro. Naturalmente, questo rischio esiste per qualsiasi disciplina spirituale, se lo permettiamo, ma l'insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica romana richiede questo rapporto transazionale con Dio per meritare la propria salvezza. L'abnegazione può certamente essere usata per aiutarci ad aumentare il nostro appetito per la Parola di Dio e per crescere nel nostro amore per l'opera perfetta di Cristo che redime i peccatori, infatti fa parte della vita cristiana. Tuttavia, si tratta di una chiamata quotidiana, non legata ad una particolare stagione soltanto.

Ecco, quindi, tre motivi per cui non celebrare il Mercoledì delle Ceneri o la Quaresima. Potrei aggiungere un'altra ragione personale… Mi piace così tanto mangiare salsiccia e patate sulla pizza, che a casa mia si consuma tradizionalmente, e con un cuore ripieno di lode e ringraziamento al Signore, il venerdì. 


Per una risorsa sul senso cristiano del calendario e delle festività religiose, si veda "Teologia del calendario", Studi di teologia NS XXII (2010) N. 43.