Un altro caso di eutanasia, vietato voltare la faccia dall’altra parte

 
 

L’autodenuncia di Marco Cappato, con conseguente iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Milano, ha riportato all’attenzione pubblica il tema dell’eutanasia. Cappato ha aiutato a  morire la signora Elena, malata oncologica terminale, che aveva chiesto di porre fine alla sua esistenza, accompagnandola in Svizzera ove tale pratica è consentita. Come è noto, con sentenza n. 50/2022 del 15 febbraio, la Corte Costituzionale dichiarò  inammissibile la richiesta di referendum popolare che avrebbe legalizzato il suicidio assistito. E’ il Parlamento che deve semmai formulare una legge al riguardo, cosa che non c’è stata e chissà se mai ci sarà. 

Nel 2017, il Parlamento italiano affrontò il tema del fine vita disponendo norme a favore del testamento biologico o disposizioni anticipate di trattamento. In effetti la tematica rimane tutt’ora in piedi e, in alcuni casi, la legge italiana penale sanziona tale pratica. Benché in vari paesi occidentali, Europa compresa, l’eutanasia è approvata, con sfumature e terminologia diversa, l’Italia ancora non si pronuncia o non vuole prendere posizione. 

La vita è a disposizione della persona o è intoccabile? In Italia le posizioni più in voga sono due ed influenzano tutto il dibattito, determinandone il blocco. Da una parte c’è il fronte cattolico romano che sostiene la totale indisponibilità della vita. Dall’altra parte, in opposizione, vi è il fronte laico che reclama il riconoscimento del diritto alla libera scelta, posizione rafforzata con presupposti di individualismo ed autonomia della persona. In tal caso la vita sarebbe pienamente disponibile. 

Va riconosciuto che entrambe le opzioni riconoscono la dignità della vita. Il presupposto del pro vita è la sacralità della vita, concetto cattolico romano che ha origine pagana e non cristiana. Solo Dio è sacro. La vita è un dono, un bene creato e non può essere assolutizzata. Affermare questo non svaluta affatto l’importanza della vita, né la sua dignità, né la responsabilità umane che conseguono. Il fronte laico, accennato prima, si basa sul diritto di scelta che ogni persona detiene in quanto si parla della vita personale. Ognuno dovrebbe poter scegliere autonomamente, liberamente, senza interferenze religiose, né medica, né giuridica. Dunque individualismo, soggettivismo, autonomia assoluta. 

Sempre a proposito dell’eutanasia c’è anche una ricca terminologia da esaminare. Vi è l’eutanasia  passiva e quella attiva, l’accanimento terapeutico, cure palliative, alimentazione artificiale ed altro ancora. Ci sarebbe da dire delle implicazioni etiche, giuridiche, emotive, sentimentali, famigliari, sociali, economiche. Indubbiamente quella dell’eutanasia è una tematica complessa. 

Gli evangelici ritengono che la polarizzazione appena accennata è insufficiente ed insoddisfacente per giungere ad una esame attento e biblicamente corretto. Sfuggendo alla semplificazione della contrapposizione tra pro-vita e pro-scelta, essi sono promotori di un altro orientamento che si sforza di essere coerente con la fede biblica che professano. Considerando l’esistenza di Dio, Uno e Trino, sovrano su ogni cosa, sia indispensabile esaminare anche questo argomento, tenendo presente più elementi e non un solo concetto come gli altri. Ciò consente di scendere in campo a pieno titolo, senza complessi di inferiorità. La prospettiva evangelica è ben illustrata nel fascicolo “Eutanasia” – Supplemento N. 1 a Studi di teologia (2003).

In breve, il documento dice no alla legalizzazione dell’eutanasia perché questa operazione svantaggia le persone deboli, sole e non desiderate spingendole a sentirsi “di peso”. Sì al testamento biologico per dare uno strumento alle persone di porre un argine all’accanimento terapeutico. Sì all’umanizzazione delle cure rendendo più accessibili le terapie antalgiche e le strutture di assistenza.

In ogni caso, in queste decisioni, va coinvolta possibilmente la famiglia e la comunità di appartenenza della persona malata. In tal modo si sottrae la persona dalle ingerenze della medicina, della tecnologia, dalla religione. In momenti così delicati, l’accompagnamento non dovrebbe mancare.

L’autodenuncia di Cappato a seguito dell’eutanasia praticata alla signora Elena è solo l’ultimo episodio che chiama la comunità nazionale, evangelici italiani inclusi, a non mettere la testa sotto il cuscino e a tenere un dibattito pubblico di spessore, evitando di considerare la morte un tabù e nemmeno un’arma ideologica da brandire.