Una pillola per diventare buoni. Funzionerà?

 
 

Per diventare buoni, le culture hanno elaborato percorsi scolastici (l’educazione del cittadino), sistemi giudiziari (la punizione del reato e la rieducazione del reo), reti sociali (amici, famiglia, comunità). Sono state scritte intere biblioteche di pedagogia e di filosofia morale. Si tratta di un immenso patrimonio di conoscenze ed esperienze che non hanno cambiato in meglio il comportamento umano. Il male rimane e i suoi effetti sono devastanti.

Cosa fare allora? Nel nostro tempo che ripone grandi speranze nella scienza, ecco l’ultima idea per diventare buoni. Ne parla il libro di Matteo Galletti, esperto di bioetica, dal titolo La pillola per diventare più buoni. Etica e potenziamento morale, Roma, Edizione Fandango 2022. Galletti fa il punto sul potenziamento morale dell’uomo ed informa che la ricerca sta lavorando anche in vista del miglioramento dei risultati. Le tecno-scienze, forti dei risultati già raggiunti in genetica e con i farmaci che agiscono a livello cerebrale, spera di trovare dei composti chimici che, agendo a livello cerebrale, possano aiutare l’uomo a diventare più buono, più giusto, più altruista e non incline al male. Il principio è che non tanto la morale, la scuola, la religione, la famiglia, il diritto, ecc. a promuovere la bontà, ma la farmacologia. La bontà è una derivazione della chimica, più che della volontà o del “cuore”. 

Galletti scrive anche delle implicazioni etiche conseguenti. Sicuramente è da apprezzare l’ammissione della presenza del male nell’essere umano e delle sue responsabilità, nonché dei risultati spesso fallimentari dei tentativi fin qui fatti. Gli interventi culturali, benché importanti, non risolvono i problemi del basso livello morale che affligge ogni essere umano e l’umanità nel suo insieme. La speranza cui dà voce il libro è che esiti positivi possano essere raggiunti con l’intervento della genetica, delle neuroscienze e della farmacologia. Insomma, per diventare buoni basterà prendere una pillola.

Questa è la speranza offerta. Si raggiungeranno risultati? Basterà una o più pillole per risolvere l’atavico problema del male? Sembra di trovarsi dinanzi ad una delle tante utopie che la cultura scientista sogna di raggiungere nel miraggio del progresso evolutivo. Per far tornare le cose a posto, Mary Poppins suggeriva di prendere dello zucchero per ingoiare una pillola miracolosa. Il noto cantante napoletano Renato Carosone suggeriva a chi si lamentava: “Pigliate ‘na pastiglia, siente a me”. E’ la pillola della bontà l’ultima delle utopie?

La ricerca scientifica fa bene a fare il suo lavoro per conoscere le potenzialità che il Dio creatore ha impresso nell’universo. C’è da essere estremamente riconoscenti per tutti i progressi fatti nel campo della medicina e della farmacologia. Tuttavia, pensare che anche il problema morale sia riducibile ad uno scompenso chimico del cervello che possa essere riequilibrato con l’assunzione di un farmaco, è un presupposto che nasce da una comprensione riduttiva dell’essere umano. 

E’ come voler ridurre la responsabilità umana ad una mera funzione elettrica cerebrale su cui si può intervenire con una pillola. E’ vero che la vita umana è anche un complesso di equilibri chimici e di pulsazioni elettriche, ma ridurla a questo appare un appiattimento scientista che non rende ragione della complessità della vita creata. 

La Bibbia non minimizza l’essere umano e lo intende come creato da Dio a Sua immagine e somiglianza, intese come condizioni spirituali, morali, intellettive e relazionali, oltre che fisiche e chimiche. Il “cuore” umano è la sede in cui tutte queste dimensioni convergono. Certamente esse sono tutte in relazione tra loro, ma pensare che una sola sia decisiva è un riduzionismo che illude senza veramente risolvere i problemi.

La Bibbia attesta che tra Dio e le persone vi è stata la rottura della relazione, conseguenza della scelta umana di autonomia rispetto al Creatore. La rottura della relazione con Dio è la causa di ogni male (compreso quello morale) e la riconciliazione di quella relazione è la base di ogni guarigione. E’ l’unione con Dio mediante Gesù Cristo e per opera dello Spirito Santo che ha l’effetto di un cambiamento morale. Questa trasformazione giungerà al culmine quando avverrà la piena redenzione di tutto l’universo, così come ha promesso, quando Gesù tornerà. Per ora, tutta la creazione soffre; possono esserci dei miglioramenti, ma essi sono solo parziali. Il cambiamento totale e definitivo è riservato al futuro (Rom 8,22-24).  

Gli interventi umani possono agire sugli effetti che le persone vivono, ma solo la grazia trasformatrice di Dio in Gesù Cristo risolve il problema morale che è dovuto alla rottura del patto. La pillola per far diventare buoni non riconcilia con Dio e quindi non ristabilisce l’alleanza. Detto questo, la cultura e la scienza non vanno demonizzati; per la grazia comune possono dare il loro valido contributo in ogni campo compreso la farmacologia, ma il problema del male è radicato nel cuore rotto e richiede un intervento di riconciliazione che solo il Dio biblico può compiere. La buona notizia non è tanto quella della pillola per diventare buoni, ma quella di Gesù Cristo che ci riconcilia al Padre donando un cuore nuovo.