Vocabolario kuyperiano (II): la grazia comune

kuyperiano2.png

Dopo la “sovranità delle sfere”, la grazia comune. Nel centenario della morte di Abraham Kuyper (1837-1920), è importante familiarizzarsi con un altro punto fondamentale del suo pensiero. Nell’impegno per la diffusione della visione del mondo cristiana a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, Kuyper ha permesso al pensiero sociale evangelico di riappropriarsi di questa dottrina. Sul tema è stato dedicato il fascicolo “La grazia comune” della rivista Studi di teologia (2004/2) N. 32 dell’IFED di Padova che, oltre a importanti saggi di J. Murray, L. Dalla Pozza e D. Macleod, contiene un estratto dell’opera di Kuyper dedicata proprio alla grazia comune (De Gemeene Gratie, 1902-1904). 

La grazia comune non è una “invenzione” recente. Kuyper si ricollega alla dottrina della grazia di Dio che fu dei Padri della chiesa prima e dei Riformatori poi. Essa sostiene l’esistenza di una grazia particolare o speciale di Dio, finalizzata alla salvezza e circoscritta a coloro che per opera dello Spirito Santo e per il dono della fede sono salvati, e di una grazia comune o generale che coinvolge tutto il creato e attraverso la quale Dio si relaziona al mondo corrotto. Per Kuyper, la grazia comune è un chiaro riflesso dell’intervento di Dio nel mondo, sul quale signoreggia e opera. Alla grazia comune non è attribuito il compito di salvare l’umanità dal peccato. Il suo ruolo è di mostrare la bontà di Dio per la sua creazione attraverso un’azione che stimola gli esseri umani ad avere l’interesse e il proposito di praticare le virtù, coltivare le arti e le scienze e contribuire al bene della società. La medicina, le arti, lo sport, gli affetti famigliari, le opere d’ingegno, ecc. da parte di tutte le donne e gli uomini, tutto questo è reso possibile dalla grazia comune attraverso cui Dio governa il mondo creato, impedendo che gli effetti distorsivi del peccato diventino ulteriormente devastanti.

Essendo tale grazia da considerarsi “attiva” dopo l’entrata nel mondo del peccato, ha anche il compito di circoscrivere gli effetti di quest’ultimo che hanno macchiato, deviato e corrotto il mondo. La grazia comune non salva; Dio salva tramite la sua grazia particolare. La grazia particolare è donata agli eletti; la grazia comune è estesa a tutti. La grazia comune permette alla vita del mondo di continuare e, per quanto deturpata dal peccato, di mantenere il carattere “buono” che Dio gli ha riconosciuto alla creazione. Senza la grazia comune gli effetti del peccato sul mondo sarebbero stati distruttivi e Adamo ed Eva sarebbero morti nel momento stesso dell’atto peccaminoso.

Per Kuyper, la grazia comune è un chiaro riflesso dell’intervento di Dio nel mondo, sul quale signoreggia e opera.

Un altro elemento importante della grazia comune è che, grazie ad essa, è possibile il lavoro comune nella società. Mentre la grazia particolare unisce i credenti in Cristo Gesù ed è alla base della collaborazione nella missione e nell’evangelizzazione della chiesa, la grazia comune permette di collaborare tra persone di diverse provenienze e credi per il bene comune. Non sorprende che essa sia stata per Kuyper uno dei pilastri della sua attività di giornalista e politico in una società plurale. L’unità è possibile solo con i credenti, la cooperazione su singoli temi o questioni è estesa a tutti.

Per Kuyper il Signore Gesù Cristo non è solo il Salvatore del mondo ma è anche il Creatore di tutto l’universo insieme al Padre e allo Spirito Santo, nella straordinaria interconnessione trinitaria. La fede cristiana non può essere relegata alla sola sfera della vita della chiesa, alla sola sfera interiore o personale, ad una sfera circoscritta, ma estende il suo abbraccio a tutta la vita di cui Dio è signore, sia con la grazia comune (nella provvidenza) sia con la grazia particolare (nella redenzione). Pertanto, il mandato culturale di abitare il mondo responsabilmente per la gloria di Dio (Genesi 1,26-27) non è venuto meno a causa dell’entrata nel mondo del peccato, ma è da ritenersi sempre valido insieme al mandato di discepolare le nazioni nel nome di Gesù (Matteo 28,18-20).

(continua)