Chiese mondane, senza Gesù. Il monito di Andrew Fellows

 
 

Riportare Gesù nella chiesa, addirittura contrabbandarlo quasi fosse assente e sgradito. Il titolo del nuovo libro di Andrew Fellows dice proprio così: Smuggling Jesus back into the Church (IVP, 2023: contrabbandare Cristo nella chiesa). Discepolo di Francis Schaeffer e lui stesso studioso di apologetica, Fellows crede che la chiesa evangelica occidentale stia vivendo un processo di cedimento secolare, di mondanizzazione. Come se i credenti e le chiese evangeliche stiano sempre di più appiattendosi nella loro identità, testimonianza, teologia, adorazione non reggendo il confronto con quelli che definisce “super valori” che guidano il mondo come l’egoismo, il naturalismo, l’edonismo, la politicizzazione.

Di fronte a questi quattro influenti “valori” la chiesa sembra inerme. L’A. cerca di rilanciare il compito della chiesa nell’essere sale e luce nel mondo. Non si tratta di una battaglia da combattere con armi e oggetti vari, si tratta di andare al cuore dei valori culturali del mondo e riconquistarli a Cristo, così come Paolo ricorda e sottolinea in 2 Corinzi 10 (p.29).

La prima cosa da sgamare nel nostro tempo è una cultura egocentrica dove “tutto è incentrato su di te”, dove la cornice in cui le relazioni si animano e crescono è quella di un vangelo della prosperità emotiva (p.54) in cui le persone sentono dirsi ciò che vorrebbero e dove il focus è su ciò che si è in grado di fare e su quali tecniche adoperare per una buona organizzazione della chiesa. La positività che emerge è sganciata dalla dipendenza da Dio. Piuttosto che essere focalizzati su Cristo, riposare nella sua opera e sufficienza, nella sua potenza e superlativa bontà, il focus è su di noi e su come siamo in grado di mantenere la nostra relazione con Dio e la nostra relazione con la chiesa. Il prodotto dell’egoismo è una “fiducia disordinata” (p.72). In risposta a questo atteggiamento, è necessario riscoprire chi è Cristo, la sua persona, la sua opera, la sua gloria. 

Un popolo che crede in Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo inevitabilmente può e deve essere aperto al soprannaturale. Evitando ogni tipo di fraintendimento, si tratta della fiducia nella totale e completa sovranità di Dio sul suo creato. Per l’A. la chiesa deve riappropriarsi di questa dimensione della fede così da recuperare la realtà spirituale della vita cristiana (p. 86). Perdere questa dimensione, significa un impoverimento per la fede. Per l’A. l’affievolimento soprannaturale è dovuto al naturalismo che ha impattato la cultura della chiesa, appiattendo il soprannaturale e lasciando solo spazio al pragmatismo. Il risultato è un insieme di “intuizioni disordinate” (p.105) che addomesticano l’azione di Dio e la fede. Per l’A. è necessario recuperare la distinzione tra creatura e Creatore, tra creato (mondo, uomo/donna, animali) e chi crea (Padre, Figlio, Spirito Santo), tra chi è limitato (uomo) e chi è eterno e sovrano su tutto (Dio).

Un altro male da sgamare è l’edonismo, secondo cui l’obiettivo della vita è quello di raggiungere la sua felicità e il suo bene. L’A. pone all’attenzione su tre diversi gradi di desiderio. Il primo è quello sensoriale, quello mentale, quello del cuore. Una cultura edonistica incoraggia a vivere secondo questi “appetiti” per godere di quello che Dio ci ha dato. Questo provoca un “disturbo affettivo” (p.132). La nostra vita ecclesiale, privata, sociale è banalizzata e non più guidata da desideri che hanno il loro centro in Dio, ma nella soddisfazione personale. Tutto può essere riassettato se si riflette sul fatto che Dio è la vera bontà, in Cristo abbiamo la fonte inesauribile di gioia.

Un ultimo ma ricorrente pericolo per la chiesa e quello della politicizzazione: l’idea secondo cui per risolvere i problemi del mondo tutto dipende da fattori politici (p.157). Una sorta di delega agli esperti. Affidarsi ciecamente e completamente a quel partito piuttosto che un altro non permette di guardare alla realtà, anche politica, attraverso lenti critiche e bibliche e mettere tutto sotto l’unica autorità di Cristo. La chiesa e i credenti rischiano di vivere una “fedeltà disordinata”. Infatti, la politica definisce il problema nella società, ma senza puntare alla vera causa di esso. Quello che rende pericoloso la politicizzazione è che esclude il principio della caduta, secondo cui il peccato ha deformato l'uomo dall'interno verso l'esterno (p. 138). Per una sana esposizione alla politica come popolo di Dio dovremmo riappropriarci della totale fiducia in Cristo, nelle sue regole, nei suoi statuti, ci permette di affrontare qualsiasi sfida sociale, politica, culturale … anche la persecuzione.

Quali antidoti abbiamo di fronte al rischio di avere chiese senza Cristo perché imbevute di mondo? Molto semplice: ritornare alle basi. È interessante che ogni soluzione proposta ha a che vedere con una precisa dottrina biblica. La natura del Signore Gesù, l’opera che ha compiuto sulla croce, la dottrina della creazione, la totale e completa sovranità di Dio sono tutte verità di cui bisogna riappropriarsi per non essere riempiti di dottrine mondane che, alla fine, fanno ammalare la fede e deturpano la chiesa. 

Il titolo è un invito e un ammonimento! Ritornare alla vera adorazione, essere pregni della sana dottrina, guardare il mondo sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduto, mettere Cristo al centro della nostra vita ecclesiale, impegnarsi nella cultura con la mente di Cristo, fare tutto alla gloria di Dio! Solo così è possibile non essere chiese vuote di Cristo e piene di mondo, ma essere comunità dell’evangelo in cui Gesù non solo è presente, ma regna.

P.S. Andrew Fellows sarà l’oratore internazionale alle Giornate teologiche su “Fede e cibo” (Padova, 8-9 settembre 2023).