Come combattere le mafie? Gratteri e la cultura “debole” del cattolicesimo

 
 

Vuoi vedere che il problema italiano è la matrice cattolica della sua cultura? Il tema è antico. A loro modo, nel corso dei secoli, ne hanno parlato Guicciardini, Gramsci, Gobetti e tanti altri. Con accenti diversi, il cattolicesimo è stato visto come un’ipoteca e un gravame sullo sviluppo di una cultura della responsabilità e del civismo. A questo coro secolare si unisce ora una voce inattesa: quella di Nicola Gratteri, nuovo procuratore di Napoli, una carriera spesa nel contrasto alla mafia (in particolare alla ndrangheta). Gratteri si presenta sempre come un uomo libero che dice quello che pensa. Non è stato da meno nel suo intervento al convegno di Intesa San Paolo sul tema "Etica, legalità, economia. Un approccio integrato ed efficace".

L’intervento del Procuratore è stato significativo, perlomeno nelle premesse. Interessante è notare che alcune agenzie stampa come Ansa o giornali come Il Sole 24 Ore non hanno prestato la minima attenzione a quello che ha detto sul cattolicesimo. Cosa ha detto? Per Gratteri un grande problema per la società italiana (e un favore per le mafie, questo è da sottolineare) è il decadimento culturale. “Culturale” non è da comprendere come la quantità di informazioni che si imparano, ma come l’insieme di valori di riferimento che orientano la vita di tutti. Per Gratteri la “nostra” (italiana, quindi anche la sua) cultura cattolica è “in crisi, è in declino”: il cattolicesimo “è un credo debole”, ha affermato, che non è in grado di fornire un orientamento morale. Per Gratteri il cattolicesimo non può essere la piattaforma culturale contro la corruzione, le mafie, l’omertà, ecc. La “cultura cattolica” non ha rinforzato il livello etico del tessuto sociale; piuttosto lo ha indebolito, soprattutto nell’ultimo ventennio. Secondo lui, la capacità della cultura cattolica di promuovere la giustizia sociale e di facilitare il cambiamento è stata al di sotto delle attese e delle sfide della società.

In tema di mafie in Italia, se consideriamo gli sviluppi della criminalità organizzata dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, la cultura cattolica non ha mai veramente schermato la società dal cancro delle mafie. Non ha costituito un cuscinetto protettivo né protetto dalle distorsioni profonde. Le mafie hanno trovato terreno fertile in una “cultura”, come direbbe Gratteri, deresponsabilizzata, approfittatrice e ingiusta, senza anticorpi civici e culturali in grado di opporvisi. Questa cultura cattolica non è in grado di dare alternative praticabili alla vita della gente e consegna la società al cancro della cultura mafiosa basata sulla prevaricazione, la violenza, la sudditanza.

Come rispondere a questo fenomeno? Per Gratteri bisogna investire in esperienze formative per dare la possibilità ai giovani di vedere gli effetti di una vita spesa in un’organizzazione criminale, per sensibilizzarli affinché comprendano che è poco conveniente delinquere. E’ la solita ricetta umanista: anche Gratteri pensa che più educazione porterà sviluppo civico e progresso culturale.

È veramente così? Nel Cinquecento, di fronte alla crisi del cattolicesimo, gli umanisti alla Erasmo pensavano che più moralità e più istruzione fossero le risposte per un rinnovamento. Per Gramsci, era la rivoluzione comunista ad essere la soluzione. Ora per Gratteri è l’educazione. Sono risposte diverse che nascono dalla stessa matrice umanista. Vedono il problema del cattolicesimo (nei suoi effetti culturali problematici) e credono di potervi far fronte con misure moralistiche, politiche o educative. La natura “spirituale” del problema viene lasciata fuori.

Se è il problema della cultura cattolica è “religioso”, cioè legato alla sua visione del mondo de-responsabilizzante e brodo di coltura di sistemi sociali malati, una possibile soluzione non potrà che essere “religiosa”, cioè dovrà intaccarne le strutture ideali per rimpiazzarle con altre riformate. In altre parole, oltre a più investimenti sull’educazione, l’Italia ha bisogno di una riforma spirituale profonda che tocchi il cuore del problema di una cultura religiosa stratificata come quella cattolica che non è mai stata riformata né rivoluzionata. Gratteri è l’ultimo intellettuale italiano che intravede il problema, ma non ha una vera soluzione. Le ricette umanistiche, per quanto necessarie, non saranno sufficienti per tagliare alla radice la cultura mafiosa.