Cristianesimo e liberalismo (II). Il legame indissolubile tra storia e dottrina

 
 

In occasione del centenario della pubblicazione di Cristianesimo e liberalismo (1923) di Gresham Machen, pubblicato in italiano da Alfa&Omega nel 2014, Loci communes ha deciso di dedicare degli articoli su ogni capitolo dell’opera. 

Dopo aver introdotto il libro illustrando la necessità di porre agli antipodi cristianesimo e liberalismo, Machen dedica il secondo capitolo per approfondire il rapporto tra storia e dottrina. Contro la corrente liberale che annullava la storicità degli eventi soprannaturali del cristianesimo dando preminenza al sentimento (Schleirmacher) e alla morale (Harnack), Machen ritiene che la vera dottrina, cioè “la presentazione di una serie di fatti che stanno alla base della religione cristiana, accompagnati da una corretta interpretazione degli stessi” (p. 60), non possa prescindere dalla storicità degli eventi narrati nei vangeli. Infatti, già subito dopo l’ascesa di Gesù “l’essenza del cristianesimo non era un sentimento o un programma di lavoro, ma la narrazione di alcuni fatti. L’essenza del cristianesimo era, in altri termini, la dottrina” (p. 42).

La fede, prima ancora di essere una realtà soggettiva che salva, è da ricondurre a un depositum dottrinale, storico ed oggettivo, che è stato trasmesso “ai santi una volte per sempre” (Giuda 3). Questo deposito altro non è che la sintesi di storia e dottrina, dato che ciò che Cristo ha fatto sulla croce assume significato nel momento in cui si comprende il motivo di tale gesto, diventando un insegnamento da trasmettere alle generazioni future: “«Cristo morì» è un fatto storico, «Cristo morì per i nostri peccati» è una dottrina. Senza questi due elementi, uniti in un connubio indissolubile, non c’è cristianesimo” (p. 46).

L’esempio lampante è quello dei discepoli. Se essi si fossero concentrati sul messaggio di Gesù senza però connetterlo agli eventi che ebbero realmente luogo, non sarebbero diventati gli uomini di cui si narra negli Atti degli apostoli: “A compiere questa trasformazione fu il messaggio: «E risorto!» Fu quel messaggio a ridare ai discepoli ed a noi un Salvatore vivente. Non avremo nessun contatto col Gesù vivente se ci accosteremo alla sua persona, rifiutando il suo messaggio. E il suo messaggio a far sì che Cristo diventi nostro” (p.58). Le parole di Machen fanno eco evidentemente a quelle dell’apostolo Paolo, il quale afferma chiaramente che la vera fede si basa sull’attendibilità storica della resurrezione di Cristo (Cf. 1 Corinzi 15).

Il motivo di questa scissione operata dai liberali tra storia e dottrina, tra evento sovrannaturale e fede, ripresa successivamente anche dalla demitologizzazione di Bultmann e dalla neo-ortodossia barthiana, è da rinvenire nel rifiuto peccaminoso da parte dell’uomo di sottomettere anche la ricerca storica al Dio rivelato nella Parola. L’uomo cerca in un modo o nell’altro di sfuggire alla signoria di Cristo e di ritagliarsi la sua autonomia, e perciò, pur di negare gli eventi miracolosi, scinde il “Gesù storico” dal “Gesù della fede”. Così, il liberale assume le sembianze di un Giano bifronte dove gli occhi di storia e dottrina non si incrociano mai. Inevitabilmente, l’integrità che manca sul campo della ricerca storica, perché contraria all’azione sovrannaturale di Dio nella storia, contraddistinguerà anche la vita personale del liberale, portandolo ad essere irrequieto e insoddisfatto della sua “fede” astorica.

Non rischiamo anche noi di vivere questa irrequietezza quando scindiamo la storia dalla spiritualità? Quando, in altre parole, implicitamente o esplicitamente, non riconosciamo la sovranità e la signoria storica di Dio su ogni aspetto della vita? Il rischio è sempre quello di vivere delle vite scisse tra spiritualismo e storicismo, dove riserviamo un antro del nostro cuore alla realtà spirituale di Dio e un altro alla nostra autonomia personale. Lungi dal riprendere la sostanza del liberalismo declinandola in altre forme più subdole, il vangelo ci invita a mantenere storia e dottrina insieme, vita e fede legate, storicità e spiritualità congiunte, riconoscendo la sovranità e la signoria del Dio rivelato nelle Scritture su ogni aspetto dell’esistenza, passata, presente e futura.

(continua)

Della stessa serie:

“Cristianesimo e liberalismo (I). Dopo cento anni è ancora attuale?” (28/3/2023)