Elio: un cambio nel pensiero dominante?
L’elio è una sostanza che permette ai palloncini di invertire la loro rotta: invece che cadere verso il basso, tendono ad andare verso l’alto. Anche Elio, ultimo lungometraggio di animazione Disney-Pixar, sembra essere un palloncino che va nella direzione opposta rispetto agli altri.
Non sono un appassionato sfegatato della produzione Disney, quindi mi sono sicuramente perso dei pezzi intermedi, ma mi è sembrato di notare una differenza fondamentale rispetto agli ultimi film di animazione che avevo visto. Disney è, in un certo qual modo, sempre stata specchio della società contemporanea ai film che produceva; è inevitabile che sia così perché il film deve emozionare la persona media che lo sta guardando e vendere quanti più biglietti possibile al cinema (o VHS, o DVD, o Blu-Ray, o abbonamenti su piattaforme in streaming). Guardando agli anni recenti della Disney, ho amato Frozen per le sue musiche, la trama, l’ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi; per moltissimi aspetti era lo specchio perfetto della cultura di quegli anni, fece un gran successo e come evangelici non se ne riuscivano a condividere tutti gli aspetti (Tim Keller analizzò un paio di strofe della canzone principale in modo perfetto dalla prospettiva evangelica). Ho amato molto meno altri film di animazione degli anni successivi perché, a mio parere, stomachevoli e scontati nel loro completo appiattimento rispetto alla cultura contemporanea.
Visti i miei trascorsi degli ultimi anni con la Disney mi sono avvicinato a Elio con un po’ di paura, nonostante il trailer sembrasse interessante. Nel complesso sono rimasto piacevolmente soddisfatto e molte delle paure sono svanite durante la visione. Un’analisi del film nel suo complesso da una prospettiva cristiana mi risulta impossibile, soprattutto avendolo visto una sola volta. Un aspetto specifico, però, mi ha colpito in modo forte.
Negli ultimi anni la cultura dominante, e la Disney di conseguenza, hanno enfatizzato fino allo sfinimento la logica del “follow your dreams” (“segui i tuoi sogni”), nettamente contraria e contrapposta al concetto biblico del “seguimi” che Gesù ordina a ogni essere umano. La cultura ci ha abituato all’imperativo del “follow your dreams” per essere “true to yourself” (“veri/fedeli a se stessi”). Questi slogan sono ormai diffusi e non sono in alcun modo messi in discussione dalla società; “seguire i propri sogni” è, nell’ideale di massa, l’unico modo per scoprire chi si è davvero, scoprire la propria vera identità e poter affermare che oggi il destino appartiene a se stessi (per tornare alla famosa canzone All’alba sorgerò di Frozen nella sua versione italiana). In Elio questo il concetto di “segui i tuoi sogni” è soppiantato in modo piuttosto incisivo dal concetto di “sacrifica i tuoi sogni per il bene degli altri”. Il paradigma è marcato ed epocale, se guardiamo al mantra individualista degli ultimi anni.
Che sia in atto un cambio di pensiero nella società visto che la produzione Disney è uno specchio della società? Probabilmente è presto per dirlo. Il film è stato definito un flop al botteghino e occorrerà guardare ai prossimi film per valutare se Disney privilegerà ancora il pensiero sul pensiero “sacrifica i tuoi sogni per il bene degli altri” sul più popolare e populista “segui i tuoi sogni”. Quello che è certo è che il concetto “sacrifica i tuoi sogni per il bene degli altri” non può stare in piedi da solo nel mondo contemporaneo perché apertamente in contrasto con altri elementi, come la teoria dell’evoluzione, che vengono assunti come veri e indiscutibili nella società.
Gli evangelici sanno che “sacrifica i tuoi sogni per il bene degli altri” è certamente più in linea con il vangelo rispetto a “segui i tuoi sogni”, ma tutto questo ha bisogno della persona di Gesù Cristo, Figlio di Dio, per essere un’alternativa credibile al pensiero dominante attuale. Riusciremo noi evangelici a farci trovare pronti per dare buone fondamenta bibliche quando la società si volterà a chiederci come mai “sacrifica i tuoi sogni per il bene degli altri” può essere un giusto modo di vivere?