I profeti dell’islam e quelli cristiani. Così vicini, così lontani

 
 

Come persona che lavora e condivide l’Evangelo con musulmani, posso dire che ci sono domande che mi pongo molto spesso e per cui bisogna avere una risposta per presentare nel miglior modo possibile la fede cristiana, ad esempio: “Qual è la differenza tra Bibbia e il Corano?” o “Chi è Gesù Cristo per i musulmani?” e poi, naturalmente, “Come posso condividere la Trinità con loro?”. Per quanto sia utile considerare queste domande attentamente, un’altra domanda che mi viene spesso in mente è: “Ma per questo amico musulmano con cui ho appena finito di parlare, che cos’è un profeta?”

Una risposta islamica comune rispetto all’asserzione cristiana che Gesù è il Figlio di Dio incarnato è: “per noi musulmani Isa ossia Gesù nel Corano è un profeta come tutti gli altri profeti”. Infatti, conosco dei musulmani che non riescono a dire molto della loro fede in italiano, ma conoscono la frase “Gesù non è Dio ma era un profeta”. Allora quando noi cristiani sentiamo queste frasi dobbiamo andare al nocciolo della questione per rispondere bene.

Naturalmente la nostra tendenza sarebbe di pensare che un profeta nell’islam sia qualcosa di equivalente rispetto ad un profeta biblico. Tuttavia, nonostante le similitudini, effettivamente le differenze sono degne di nota. Il concetto del profeta nell’islam è molto specifico e ha un ruolo ben definito da Allah. Nel Corano vengono nominati ventotto profeti e ventidue di loro sono menzionati anche nella Bibbia. Secondo le tradizioni islamiche ci sono da 124.000 a 144.000 profeti che vennero a proclamare il messaggio di Dio anche se non sono tutti presenti nel Corano stesso.[1]   

Ci sono anche due tipi di profeti diversi nella fede islamica ossia i nabi e i rasul.[2] Nabi, che è in realtà una parola ebraica, viene anche usata per un profeta nell’Antico Testamento e designa un predicatore ispirato da Allah. Invece rasul sembra corrispondere alla parola greca di apostolo che vuol dire messaggero mandato. Per l’islam allora ogni popolo ha ricevuto un rasul da Dio. Fra questi rasul ci sono Mosè, Davide, Isa (Gesù) e Maometto che portarono i quattro libri dell’islam cioè la Torah, lo Zabur (i Salmi), l’Injil (L’Evangelo) e il Corano, considerato il sigillo dei profeti. 

Inoltre, nel pensiero islamico ogni profeta deve avere successo nella sua missione. Ecco perché una morte come la crocifissione di Gesù viene negata poiché il suo messaggio non è stato ricevuto dal suo popolo e anche ha sofferto la sconfitta assoluta morendo sulla croce per mano di uomini malvagi. L’islam sostiene che il messaggio dei profeti rimane lo stesso anche se poi la comunità a cui è proclamato oggi non segue l’Islam e i suoi profeti (ad es. gli ebrei e i cristiani) a causa della loro infedeltà alla parola ricevuta. Quindi ogni volta che un qualsiasi musulmano parla di un profeta gli viene in mente questo significato.

Naturalmente ci sono dei personaggi che il cristianesimo e l’islam condividono. Tuttavia, l’identità e la missione di Gesù e Maometto non coincidono tra le due fedi. Quindi, come possiamo rispondere alle domande del nostro amico musulmano?

Potremmo chiedergli: “perché i profeti sono importanti per te e per la tua fede?” Se Gesù venisse nominato come profeta, potremmo chiedergli: “cosa ha fatto Gesù come profeta e secondo te ha avuto successo?” Questo ci dà l’opportunità di spiegare il ruolo profetico di Gesù in accordo con i profeti di Israele prima di lui e la sua vittoria sulla croce che appunto è stato per i Giudei uno scandalo e per gli stranieri pazzia (1 Corinzi 1,23). Infine, potremmo chiedergli: “se Dio stesso portasse il suo messaggio a noi, avremmo bisogno di un altro messaggio o dovremmo seguire quel messaggio?” Grazie a Gesù, è successo proprio questo. Con Gesù possiamo dire che il ruolo profetico è compiuto perché la Parola di Dio si è incarnata ed è di Lui che ogni altro profeta nel senso biblico parla. Gesù è stato il profeta non ben accetto nella sua patria (Luca 4,24), ma che ha avuto parole di vita eterna (Giovanni 6,68). 

[1] Sita Luemba, Uno sguardo sull’Islam, Marchirolo (VA), Editrice Uomini Nuovi 2008, p. 15.

[2] Giancarlo Rinaldi, Cristianesimo e Islam. Antefatti e fatti, Chieti, GBU 2016, p. 66.