Il centro storico e i locali delle chiese evangeliche. Spunti da Reggio Emilia

 
 

Il Comune di Reggio nell’Emilia ha avviato un nuovo Percorso di valorizzazione urbana, socio-economica e di marketing del centro storico cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna che ha visto il coinvolgimento di diversi soggetti, tra i quali emerge la consulenza tecnico-scientifica del Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano. Per inquadrare brevemente il luogo a chi non lo conoscesse, Reggio nell’Emilia è il Comune capoluogo della provincia omonima e conta poco meno di 170.000 residenti. Il percorso del Comune di Reggio nell’Emilia può comunque essere utile alla riflessione ecclesiale per altre chiese italiane.

La nobile finalità del percorso avviato dall’amministrazione comunale è chiaramente sintetizzata:

La finalità complessiva è rendere più spiccata e qualificata l’offerta commerciale e artigianale del centro storico, affinché continui ad essere e sia ancor più luogo della vita e delle relazioni, economiche e non solo, della città. Dove c’è commercio, ci sono relazioni e c’è vita. Questo è, e dovrà continuare a essere, negli indirizzi di governo dell’Amministrazione comunale, il centro storico di Reggio Emilia: un soggetto, un luogo con una "personalità", come e anche più di altri centri storici italiani.

L’analisi ha portato il sindaco in carica ad affermare che le conseguenze della pandemia e l’affermarsi dell’e-commerce “hanno determinato cambiamenti significativi negli stili di vita collettivi segnando la fine di un’epoca e la progressiva nascita di una nuova epoca”. Ovviamente questi due aspetti hanno segnato in modo forte il commercio in centro storico, che probabilmente non godeva di ottima salute già prima della pandemia; il Comune quindi avvia quest’analisi puntando a un rilancio di quest’area centrale per posizione e per storia nella città.

Il Comune, in questa sua analisi, si limita agli aspetti economici del centro storico, particolarmente sulle attività commerciali. Come credenti, però, dobbiamo tenere sempre presenti i bisogni spirituali delle persone che, ovviamente, non vengono presi in considerazione dall’analisi. Varrebbe la pena che le chiese reggiane si interrogassero per capire se e in quale modo potersi inserire in questo tentativo di rilancio del centro storico da parte dell’amministrazione comunale.

Avere una presenza evangelica in una città come Reggio nell’Emilia, ma penso per molte città italiane di dimensioni analoghe, è certamente necessaria, ma comporta una serie di sfide notevoli. Il centro storico è in larga parte non accessibile al traffico; questo aspetto emerge come positivo per le attività commerciali, ma pensando alle chiese evangeliche potrebbe risultare un problema. Come permettere in modo agevole alle persone anziane di partecipare agli incontri presso i locali della chiesa, pensando particolarmente alle giornate di freddo intenso, di caldo intenso e di pioggia? Occorre inoltre considerare che, essendo una minoranza, solo una parte dei credenti abita a “distanza di bicicletta” dal centro storico, mentre una larga fetta dei frequentatori della chiesa viene da altri comuni o frazioni distanti e quindi non ha alternative plausibili all’uso dell’automobile. Qualcuno potrebbe invitare all’utilizzo del trasporto pubblico, ed è sicuramente un pensiero corretto, ma occorre tenere conto che in una città di queste dimensioni non è molto sviluppato e quando le scuole sono chiuse è molto diradato (quindi anche in tutte le domeniche dell’anno). 

Altro tasto dolente è certamente rappresentato dai parcheggi che, quando presenti in alcune aree del centro storico, sono solitamente pochi, molto affollati e a pagamento (con l’eccezione della sera e dei giorni festivi); la possibilità di dover parcheggiare lontano è quindi tutt’altro che remota.

D’altra parte, non possiamo certo limitare la presenza delle chiese evangeliche a zone o locali che siano meramente comodi dal punto di vista pratico e logistico. L’annuncio e la predicazione del vangelo non hanno il sapore della comodità; dal punto di vista biblico questo è oltremodo chiaro. Reggio Emilia non ha nessuna chiesa evangelica in centro storico e il percorso di valorizzazione urbana del centro storico promossa dal Comune potrebbe essere un’occasione per il rilancio della testimonianza in questa zona. La collaborazione tra chiese della stessa città, nonostante le convinzioni teologiche differenti che le possono animare, dovrebbe in qualche modo prevedere e pianificare una certa distribuzione sul territorio. Si tratterebbe di una sorta di strumento urbanistico non presente tra quelli redatti dagli uffici tecnici comunali, ma probabilmente utile e funzionale alla testimonianza evangelica nelle nostre città italiane.

La riflessione sui locali in cui le nostre chiese si riuniscono chiama in causa certamente anche le modalità in cui le chiese vivono i locali stessi. I locali di culto paiono strettamente limitati all’uso di culto, almeno in alcuni casi in cui il locale è di proprietà o in affitto, e questo può provocare uno scollamento tra la comunità dei credenti che vi si riunisce e il quartiere circostante del quale si può conoscere e vivere poco o nulla. Il grande rischio è sempre quello di rimanere una non-presenza nel quartiere, tanto che la chiesa potrebbe cambiare luogo di ritrovo senza avere ripercussioni significative sulle relazioni extra ecclesiali.

Certamente il discorso rimane aperto e le diverse sensibilità dei credenti, anche analizzando uno stesso caso pratico, potranno arrivare a conclusioni differenti sul tema, nonostante possano essere tutte guidate dalla fedeltà alla Parola di Dio. Quello che sicuramente deve prevalere è la scelta di “cercare il bene della città” (Geremia 29,7) in cui il Signore ci ha posti, senza lasciarci guidare solamente dalla mera comodità, siano i locali delle nostre chiese collocati nei centri storici o nelle periferie.