Il mondo al contrario del Generale Vannacci e i rischi delle dittature (di tutte!)

 
 

Dalla padella alla brace. Questo è quanto sta accadendo nel focoso dibattito di fine estate scatenato dalla pubblicazione del libro Il mondo al contrario del generale Vannacci. Dalle notizie di stampa si evince che il libro contenga una critica alla società fluida, dominata dalle minoranze (su tutte la comunità lgbtq), in cui i tratti dell’italianità (quale?) siano attribuiti a persone di colore. A questo “mondo al contrario” Vannacci contrappone una società “normale”, secondo il verso giusto: famiglia tradizionale, eterosessualità, persone bianche, in cui le minoranze sono tollerate ma non parificate. Sembra che il libro auto-prodotto sia schizzato in cima alle vendite. Evidentemente ha parlato alla pancia di un pezzo di Paese che si sente frustrato dalla crescente invadenza saccente del pensiero transgenderista, politicamente corretto, “campione” dei diritti, ma arrogante, censorio e distributore di patenti di presentabilità intellettuale.

Il libro ha subito scatenato la propaganda livorosa dei paladini del pensiero progressista. Con l’accusa di essere omofobo, sessista, razzista, ecc., Vannacci è stato sommerso di critiche. Il ministro Crosetto lo ha destituito dal suo incarico nell’esercito. Si sono costituite due fazioni contrapposte che bombardano l’altra a suon di accuse e giudizi sprezzanti. Assistiamo in Italia a quanto si verifica in altri Paesi a forte polarizzazione culturale, come gli USA ad esempio?

Due considerazioni per non cadere nel pericolo di essere risucchiati nella battaglia in corso.

Il libro di Vannacci dà voce alla preoccupazione che il pensiero genderista abbia fatto attraversare alla società un pericoloso punto di non ritorno e che si rischia l’implosione sociale e il nichilismo culturale. A forza di spingere sull’acceleratore della decostruzione dei generi, della distruzione della famiglia, del superamento di presidi etici e codici morali un tempo considerati di senso comune (quali, ad esempio: non si uccide un bambino non ancora nato, non si uccide una persona morente, l’avere un figlio non è un diritto, il sesso è assegnato alla nascita) si crea un allarme diffuso. In più questo pensiero fluido ha tratti di arroganza culturale e, ancora più pericolosamente, è attraversato da spinte totalitarie: chi non si allinea è stigmatizzato e, in alcuni casi, incriminato, comunque messo a tacere. Andiamo verso la dittatura del politicamente corretto? Il libro di Vannacci nasce dal disagio di chi reagisce di fronte all’avanzata della società fluida che non fa figli ma che pretende di educare quelli degli altri e semmai cerca di averne con modalità sganciate dalla relazione di coppia donna-uomo.

D’altra parta, a quale cultura dà voce Vannacci? Che cosa propone in alternativa al mondo al contrario? Sembra intraveda una società “naturale” in cui “naturale” significa bianca, tradizionale, conservatrice, cattolica. Sullo sfondo sembra riecheggiare il verso manzoniano “Una d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor” (Marzo 1821). E’ questa una visione migliore di quella che vuole combattere? Per la cultura cristiana, non esiste una “normalità” davanti a Dio. A causa del peccato siamo tutti “anormali” e bisognosi di essere guariti. Solo Gesù è portatore di un’umanità “normale” da ricevere per fede e in cui crescere nella santificazione. Quindi, contrapporre la “normalità” tradizionale al presunto mondo alla rovescia degli altri è un’illusione ottica. Anche la società “naturale” è deviata e deviante: nel modo in cui tratta le persone di colore, gli stranieri, le minoranze, i dissidenti. Questa società “normale” è portatrice di tendenze totalitarie se non si apre alla “pluralità” della creazione e alle influenze redentive della grazia.

Dalla padella alla brace. Il rischio è di passare dalla padella del “politicamente corretto” alla brace del “naturalmente tradizionale”. Entrambe le situazioni sono portatrici di alti tassi di tossicità. Per una minoranza come quella evangelica italiana non è che l’una sia sbagliata e l’altra giusta. Richiedono entrambe voci profetiche che denuncino le distorsioni, presenze sacerdotali che pregano e coltivano prossimità e testimonianze regali che vivono in concreto l’”umanità” di Cristo.