James Senese (1945-2025), il sax di una Napoli struggente e in cerca di speranza
Con lui se ne va una parte importante della musica napoletana contemporanea. James Senese ha incarnato la napoletanità meticcia, mediterranea, cosmopolita. Nato alla fine della guerra da madre napoletana e padre afroamericano, James trova nel saxofono la voce che parla meglio della sua.
Il padre, giovane soldato, ripartirà poco dopo la sua nascita, lasciando soli mamma e figlio. Il bimbo cresce nel cuore di Napoli e, nonostante le condizioni difficili, si riscatta alla grande, alla faccia di chi dice che al Sud la vita non può fiorire anche in situazioni esistenziale ed ambientali complicate.
La sua storia musicale inizia nel 1961, con il gruppo “Gigi e i suoi Aster”. Successivamente nel 1963 insieme ad altri da vita al gruppo “Vito Russo e i 4 Conny”, per arrivare alla band che si fa conoscere a livello internazionale: “Napoli Centrale”. Il gruppo viene fondato nel 1974, per poi sciogliersi nel 1983, per poi ricomparire nel 1992, per suonare fino al 2025. All’interno di “Napoli centrale” nascono talenti come Pino Daniele che diventerà il più famoso di tutti.
Nel famoso gruppo di Pino Daniele degli anni Ottanta-Novanta (Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Joe Amoruso, Rino Zurzolo), James Senese è l’inconfondibile saxofonista e la spalla più conosciuta.
James è rimasto nella sua Miano, piccola cittadina della provincia napoletana. Le sue composizioni musicali raccontano una città e una cultura in modo molto onesto. Lui ha avuto la capacità artistica di tenere insieme due mondi: l’americanità attraverso il blues, il jazz, la musica fusion e la napoletanità nel dialetto napoletano usato come lingua insieme all’inglese.
Ascolto volentieri le canzoni di Senese. Oltre al sassofono, mi colpisce l’abilità con cui riesce a cogliere sfumature della realtà in cui è immerso e a comunicarne bisogni, abitudini, pregi, necessità. Napoli è una città storicamente ricca, piena di controsensi e contraddizioni culturali e sociali, complicata spiritualmente parlando. Dalla musica di Senese, vuoi o non vuoi, puoi capire parte della città di Napoli. In ogni suo brano, questi contrasti emergono.
La sua musica ha saputo raccontare una città bisognosa di un cambiamento trattando temi come l’immigrazione, il lavoro, la disoccupazione giovanile, le relazioni, il bisogno di una vita diversa. Ha anche cantato una vita piena di eccessi di cui compiacersi (Oggi è venerdì, 1991); allo stesso tempo ha invocato il bisogno di cambiamento in una città complicata (Napule t'è scetà del 2005).
Senese ha cantato una città paragonabile alle metropoli di tutto il mondo (ll 'america, scritto da Bennato, nel 2018); un mondo in crisi bisognoso di un cambiamento a causa delle ingiustizie (Povero munno, del 2016, scritta da Enzo Gragnaniello), ma che può essere celebrato in una vita piena di bontà apparente (Mille poesie, 2016).
Nella sua O sanghe del 2016 e nell’omonimo album, tutte queste inquietudini sociali vengono raccolte in una preghiera che evoca un intervento divino. La sua denuncia è anche religiosa. La voce data a chi è ai margini mostra anche uno specchio di una religiosità che, per quanto sbandierata, non porta alcun cambiamento sociale e morale.
Senese ha vissuto e raccontato una Napoli dove il pragmatismo, l’egoismo e l’ingiustizia sono all’ordine del giorno, avvolti da un manto leggero di superstizione romantica che spinge a rispettare liturgie sociali e religiose che danno solo l’illusione di una prospettiva futura migliore.
Nella sua lunga carriera e ricca produzione, è evidente che Senese non ha dato né cercato soluzioni. Non le ha trovate, anche se le ha invocate. I suoi testi vanno, per quanto è possibile, ascoltati per capire il grido di una città, Napoli, che, per quanto straordinariamente ricca e multiforme, ora come allora ha bisogno di un cambiamento che non si sa dare da sola e che niente e nessuno sembra poter portare.
All’arte, anche alla musica di James Senese, non è stato dato il compito di redimere la vita personale e di una città. Quello lo può fare solo l’evangelo di Cristo, la buona notizia che veramente fa sperare e che può veramente cambiare.