John Blanchard (1931-2021), apologeta delle “domande di fondo”

 
John Blanchard
 

Quattordici milioni di copie in sessanta lingue: sono queste le cifre ragguardevoli del volumetto Domande di fondo (Formigine, MO, Voce della Bibbia 1989) di John Blanchard, evangelista ed apologeta britannico da poco scomparso. Blanchard si è dedicato all’apologetica divulgativa come conferenziere in ambito nazionale ed internazionale ed è stato autore di tante pubblicazioni, tra cui Domande di fondo. Si può dire che Domande di fondo riassuma bene il profilo del suo ministero di evangelista che chiama alla riflessione più che all’emozione, che sfida la persona della strada mediamente impegnata sul piano intellettuale e presenta in modo nitido la ricchezza e la forza dell’evangelo come messaggio “pieno”. La buona notizia intercetta e risponde alle domande ultime della vita: da dove veniamo? Cosa è andato storto? C’è un rimedio? Che c’entra Gesù Cristo con tutto ciò? Blanchard ha saputo ascoltare le obiezioni dell’opinione pubblica occidentale (lo scientismo, l’evoluzionismo, l’ateismo, il relativismo, ecc.) e ha scritto operette difendibili ed accessibili.

Blanchard era conosciuto anche in Italia. Tra i suoi libri tradotti, spiccano Accettato da Dio, Palermo, EP Edizioni 1979, uno studio sulla profondità del nostro peccato e sulla grandezza della salvezza in Cristo Gesù e Perché credere alla Bibbia?, Virgilio (MN), Passaggio 2005, una difesa intelligente della veridicità della Scrittura. Forse un modo per ricordare l’opera di Blanchard è di commentare brevemente altre sue opere pubblicate in italiano.

 

Dio è già “scaduto”?, Mantova, Passaggio 2008.
Negli ultimi anni il mondo (specialmente) anglosassone ha assistito ad un virulento attacco alla fede cristiana da parte di un redivivo fronte ateista, evoluzionista ed araldo del naturalismo scientista. Non è questo l’unico fronte dell’apologetica cristiana, ma semmai quello in cui si sono concentrate le obiezioni moderne e postmoderne al cristianesimo. Il volume di Blanchard è l’editio minor di un volume di qualche anno fa (Does God Believe in Atheists?) particolarmente indirizzato ad interlocutori atei e presuntuosamente scientisti. I temi affrontati sono il rapporto tra fede e scienza, le rivendicazioni pompose dell’ideologia evoluzionistica, la ragionevolezza del disegno intelligente, così come il carattere basico della fede. Molti riferimenti ad episodi, autori ed eventi provengono dal mondo britannico e non è sempre facile coglierne la pregnanza in un contesto diverso da quello. In ogni caso, si tratta di una presentazione accattivante degli argomenti su cui un credente può essere interpellato e può a sua volta interpellare nel dialogo apologetico.

 

Evoluzione. Mito o realtà?, Virgilio (MN), Passaggio 2004.
Il libretto ha il vantaggio della concisione e della chiarezza nel modo in cui critica il dogma dell’evoluzione. Ne presenta gli aspetti scientificamente discutibili e, soprattutto, critica con forza la sua portata ideologica totalizzante. Opportunamente, l’A. dice che la Bibbia “non ci dà una spiegazione dettagliata di come la creazione abbia avuto luogo né ci dice precisamente quando essa sia avvenuta. Il suo interesse principale è rendere chiaro che l’universo, che include il tempo, lo spazio e le leggi di natura, fu originato per volontà divina” (46). Non si tratta, perciò, di contrapporre la teoria dell’evoluzione ad uno sterile biblicismo, ma di capire la posta in gioco ideologica del confronto. Da un lato (quello dell’evoluzionismo), c’è una visione del mondo dominata dal dio del caso e del destino; dall’altra (quella della Bibbia), c’è una visione teista in cui Dio è creatore e provveditore del mondo.

In un efficace capitoletto finale, l’A. sostiene con un gioco di parole che non abbiamo bisogno dell’evoluzione, ma di una ‘rivoluzione’, cioè un cambiamento profondo della nostra cultura che riconosca la realtà di Dio al centro della vita. Il sapere è sempre religioso: o è soggiogato dagli idoli, oppure è liberato da Dio.

 

Dov'era Dio l'11 settembre?, Virgilio (MN), Passaggio 2003.
L'11 settembre 2001 è diventata una data tragicamente simbolica, una specie di spartiacque nella storia contemporanea. Nel più devastante atto terroristico della storia, oltre tremila persone sono morte e uno dei più alti edifici del mondo è stato ridotto in macerie, proprio nel cuore della metropoli occidentale più dinamica. Molte persone, sconvolte dall'accaduto e incapaci di darsene una ragione, si sono chieste: dov'era Dio l'11 settembre?

Blanchard risponde in modo sintetico, chiaro ed incisivo. Non sfugge la questione, ma nemmeno cerca d'improvvisare una banale difesa di Dio. Piuttosto che subire passivamente la domanda, cerca di riorientarla alla luce della storia della Bibbia. Come nel caso di Giobbe che, avendo messo in discussione Dio, venne messo in discussione da Dio, l'A. affronta il problema della sofferenza a partire da Gesù Cristo che ha sofferto fino alla morte, dimostrando come Egli abbia preso su di sé le conseguenze del peccato che aveva introdotto uno sconvolgimento nel mondo. Tutto questo interpella ciascuno e Blanchard conclude opportunamente la sua risposta con un paragrafo intitolato: "Gesù … l'11 settembre … e tu". Non si tratta di pontificare sui massimi sistemi, ma di cogliere l'occasione data dalla tragedia delle torri gemelle per pensare alla relazione che s'intrattiene con un Dio di grazia e di giustizia.