La Cena prima o dopo il sermone?
Dio non ci ha lasciato uno schema di culto comunitario da seguire la domenica. Per molti aspetti, possiamo essere onesti, ci avrebbe fatto comodo: ci saremmo dovuti interrogare meno e saremmo stati tutti d’accordo su come procedere nel culto domenicale. Dio ci ha responsabilizzati, invece, lasciandoci libertà in questo ambito senza imporre uno schema rigido. Ci ha dato il compito di ricercare come ordinare al meglio il culto nelle nostre chiese locali conformemente alla Scrittura (il cosiddetto principio regolativo del culto).
All’interno di questa libertà concessaci da Dio nel modo in cui dobbiamo rendergli culto, ci sono tuttavia buoni motivi per cui dovremmo preferire che la predicazione della Parola di Dio preceda la Cena del Signore. Si possono individuare almeno tre motivi per questa preferenza, nella consapevolezza che questa posizione non deve essere vista come normativa.
Primo motivo: la Bibbia
Ogni scelta riguardante il culto deve avere un fondamento biblico. Non possiamo però forzare i testi biblici nel dire cose che non dicono. Nessun testo biblico afferma in modo chiaro che la predicazione della Parola di Dio debba precedere la Cena del Signore, così come nessun testo biblico afferma il contrario. La Cena del Signore è citata talvolta dopo l’insegnamento (per esempio Atti 2,42) e talvolta prima di altri elementi del culto (per esempio 1 Corinzi 10-14). Se non vogliamo forzare i testi biblici, non possiamo desumere da questi testi del Nuovo Testamento un ordine del culto.
Se, però, prendiamo l’insegnamento di Gesù su quale sia il più grande comandamento, la risposta inizia con “Ascolta, Israele” (Marco 12,29). Questo ci mostra che l’ascolto della Parola di Dio e della predicazione dovrebbero plasmare, dare forma ed essere connessa a tutto il culto, compresa la Cena del Signore.
L’ascolto della Parola di Dio predicata dovrebbe quindi precedere lo svolgimento della cena del Signore per richiamare alla mente del credente il vangelo dal brano della Scrittura del giorno. Pare più logico che la cena del Signore scaturisca dall’ascolto, invece che il viceversa.
Secondo motivo: la natura
Il secondo motivo per cui la cena del Signore dovrebbe seguire la predicazione della Parola di Dio è dato dalla natura. Dio ha creato gli esseri umani e la natura umana non si annulla quando si dà gloria a Dio con il culto comunitario.
L’essere umano ha un’attenzione limitata nella sua durata. Purtroppo, come credenti, dobbiamo riconoscere che non sempre arriviamo al culto comunitario al meglio delle nostre forze; inoltre ci accompagnano numerosi pensieri, talvolta gravosi, che distolgono la nostra attenzione dal culto che celebriamo.
Visto che la nostra attenzione tende a diminuire nel tempo, è preferibile che la predicazione non sia l’elemento conclusivo del culto, momento nel quale l’attenzione tende a calare. La predicazione della Parola di Dio richiede un’attenzione di tipo uditivo, mentre la cena del Signore ha un aspetto visivo, olfattivo e gustativo che la rende di più immediata ricezione. Quest’ultima considerazione pare ancora più significativa ai nostri giorni mentre assistiamo a una transizione sempre più marcata dalla comunicazione uditiva a quella visiva.
Terzo motivo: la storia
La storia della liturgia, come quella della teologia più in generale, è sempre istruttiva, ma mai normativa. La norma della liturgia resta sempre e solo la Parola di Dio (principio regolativo del culto). Guardare la storia, tuttavia, può aiutarci a comprendere meglio anche come posizionare la Cena del Signore nel culto rispetto alla lettura e predicazione della Parola di Dio.
Se ci focalizziamo sulle liturgie dell’epoca della Riforma, scopriremo che tutte hanno collocato la Cena del Signore dopo il sermone (si veda Jonathan Gibson, Mark Earngey, Reformation Worship: Liturgies from the Past for the Present per diversi ordini del culto del Cinquecento). Qualcuno potrebbe pensare che questo fosse un retaggio della teologia cattolico-romana da cui i Riformatori occidentali erano influenzati e certamente in parte sarà stato così. Occorre però notare che, negli anni in cui si trovava a Strasburgo, Calvino lavorò con Bucero sulla liturgia e i due riformatori non fecero precedere la Cena del Signore al sermone. Inoltre, Pietro Martire Vermigli parlava della Cena come della Parola “visibile” che veniva celebrata dopo aver ascoltato la Parola “udibile”.
Allo stesso modo i puritani, di cui l’enfasi su una liturgia purificata da elementi “papisti” era uno dei tratti distintivi, nel 1644 pubblicarono il Direttorio sul culto pubblico e anche loro consigliarono che il sermone precedesse la Cena del Signore.
Conclusione: celebrare con ordine
Si può quindi affermare che la Bibbia chiede che ogni cosa nel culto comunitario si faccia “con dignità e con ordine” (1 Corinzi 14,40), ma non impone una sequenzialità rigida squalificando le altre possibilità. Nella libertà concessa dalla Parola di Dio per l’organizzazione del culto comunitario occorre tuttavia tenere presente quanto detto in precedenza su basi bibliche, naturali e storiche e arrivare infine a prediligere che la Cena del Signore, tendenzialmente, segua la predicazione della Parola di Dio.