Brasilia, un pezzo di “Brasile felix” con il movimento evangelico in (leggera) crescita

 
 

Brasilia è la capitale del Brasile. Situata su un altipiano a 1000 metri di altezza, nel cuore dell’immenso Paese, è una città moderna in tutti i sensi. Ottanta anni fa non esisteva. Fu “costruita” nel 1960 su iniziativa politica dell’allora presidente Juscelino Kubitschek e disegnata dagli architetti ed urbanisti Oscar Niemeyer e Lucio Costa. 


Dal niente, in pochi anni Brasilia fu edificata per essere la capitale del Paese. Ci sono infatti le sedi dei tre poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario), tutti i ministeri e le istituzioni di un grande Stato federale esteso quasi quanto tutta l’Europa messa insieme e con 220 milioni di abitanti.

Niemyer e Costa si ispirarono all’architettura modernista e metafisica, creando una città “modello”, diventata patrimonio dell’umanità. Iconici sono alcuni suoi edifici: dal palazzo presidenziale del Plano Alto alla cattedrale nazionale e molti ancora.


Oggi Brasilia è una città di 3 milioni di abitanti, quasi del tutto ruotante intorno alla sua funzione istituzionale. Quasi tutti i suoi abitanti lavorano in uffici o servizi pubblici (sembra anche con buoni stipendi), altri sono ad essi legati tramite l’indotto generato. Il livello di vita è mediamente più alto che in altre città brasiliane. Niemayer non solo progettò la città istituzionale, ma anche quella residenziale.  


Recenti statistiche dicono che la popolazione del Brasile è composta per il 27% da evangelici (se si considerano tutti inclusi). Cinquanta anni fa non era così. La famiglia evangelica che più è cresciuta è stata quella pentecostale, ma importanti movimenti in avanti si sono registrati tra i battisti e i presbiteriani e altri settori dell’evangelicalismo. In altre parole, la crescita degli evangelici è stata trasversale al movimento e con al vertice i pentecostali. 


Vero è che, accanto alla crescita del grano, sono cresciute anche le zizzanie di gruppi neo-pentecostali eretici perché non trinitari e anti-biblici. Anche la teologia liberale ha seminato veleni nel corpo dell’evangelismo brasiliano. Questi raggruppamenti sono conosciuti come proponenti forme varie di “vangelo della prosperità”.


Per avere un’idea del clima che si respira, riportiamo quello che è successo a noi durante la nostra recente visita a Brasilia. Appena usciti dall’aeroporto, siamo stati avvicinati da un giovane signore che, con fare gentile, ci ha chiesto: “come posso pregare per voi nel nome di Gesù Cristo?”. Imbarazzati e impreparati, noi abbiamo declinato ma altre persone accettavano volentieri di fermarsi e di pregare con questo tizio.


Sul taxi, l’autista si è subito mostrato gentile e desideroso di parlare. Ad un certo punto, raccontando di fatti della sua vita, ha detto: “Tuttavia sappiamo che Dio è buono e che tutto quello che accade coopera al bene di chi crede. Voi credete in Gesù?”.

Questa volta abbiamo risposto di sì, ma è indubbio che ci ha sorpreso la libertà delle persone di parlare della fede in luoghi e contesti insoliti per noi europei. In Brasile il clima spirituale sembra aperto a questi colloqui ed incontri quotidiani. Non è detto che chi li promuova sia evangelico, tuttavia registra il fatto che di Dio, di fede, del vangelo, ecc. si parli ogni giorno tra la gente. Non è “strano” come da noi, ma è “normale”.


La nostra ragione per visitare Brasilia è stata una conferenza sul cattolicesimo organizzata dalla chiesa presbiteriana Semear. Essa è una fondazione da parte della prima chiesa presbiteriana della città avvenuta 15 anni fa. La chiesa madre ha ora 1300 membri, la chiesa Semear ne ha 300. Successivamente è stata fondata una terza chiesa che ora ha 1500 membri.

Hanno in progetto di fondarne altre. Molti credenti sono giovani, in genere dottrinalmente solidi e di famiglie già protestanti. Il clima spirituale è ancora abbastanza favorevole, in mezzo a mille tensioni e problemi. Queste chiese non crescono tanto tramite conversioni dal “mondo”, piuttosto da figli di credenti che professano la fede e da adesioni di credenti superficiali che avevano perso il filo della loro vita.


Simili fenomeni di crescita si registrano in altre famiglie evangelicali. La percezione sul campo dei credenti con cui abbiamo parlato è di un leggero aumento complessivo degli evangelici in città. Questo, ovviamente, è solo un indicatore numerico che dice qualcosa e non tutto.

Ad esempio, Brasilia è la capitale politica del Paese ma non sembra che ci sia una riflessione (men che meno un impatto) degli evangelici sulle complesse vicende politiche del Paese. L’impatto culturale della testimonianza evangelica è forte nelle testimonianze individuali e famigliari, molto meno sulle dinamiche sociali. 

Il cattolicesimo rimane la principale sfida per la testimonianza, insieme al neo-pentecostalismo non evangelico e alla secolarizzazione. Per questo questi ambienti evangelici brasiliani apprezzano il lavoro della Reformanda Initiative per incoraggiare il discernimento evangelico sul cattolicesimo. Il pastore della chiesa aveva partecipato al Rome Scholars and Leaders Network del 2023.

Prima di arrivare a Brasilia abbiamo visitato il santuario mariano di Aparecida (vicino a San Paolo), il più grande dell’America Latina. Lì si vede un tipo di cattolicesimo brasiliano: mariano, popolare, devozionale, musiche con swing latino-americano ben cantate da preti musicisti. E’ una faccia della religiosità brasiliana che tutto mischia e sa mischiare e che il cattolicesimo è in grado integrare nella sua sintesi.