Storie false. Quanto siamo inclini a credere alle bufale?
Il 23 aprile 2013 l’agenzia di stampa Associated Press (AP) su Twitter annunciò due esplosioni alla Casa bianca e il ferimento dell’allora presidente Barack Obama. La falsa notizia causò un crollo dell’indice Dow Jones. Quel giorno un articolo del Guardian scrisse: "I mercati si sono ripresi nell’arco di pochi minuti dal fraintendimento, ma l’incidente ha lasciato i trader a riflettere ancora una volta sulla vulnerabilità alle breaking news nell’età dei social media".
In ogni epoca e in ogni luogo l’informazione è stato un terreno di scontro, di conferme da trovare, di bugie che hanno effetti concreti e di smentite che stanno cambiando la nostra percezione della realtà.
In Storie false. Dai Faraoni alle bufale online, Sesto San Giovanni, Mimesis 2024, Michel Pretalli, italianista, e Giovanni Zagni, giornalista, passano in rassegna diversi episodi in cui la manipolazione delle informazioni ha avuto un ruolo nelle vicende umane.
“Falsi racconti hanno sollevato le folle. Le notizie false, in tutta la molteplicità delle loro forme, semplici dicerie, imposture e leggende hanno riempito la vita dell’ umanità. Come nascono? Da quali elementi traggono la loro consistenza? Come si propagano, guadagnando in ampiezza a mano a mano che passano di bocca in bocca o di scritto in scritto? ... dare una risposta esaustiva a queste domande è un compito impossibile".
Questo libro, da un lato, presenta la varietà delle forme assunte dalla disinformazione lungo i secoli, dall'altro definisce la disinformazione come una forma di manipolazione destinata a suscitare una rappresentazione errata della realtà nella mente di una o più persone. L’obiettivo di chi diffonde false informazioni rimane sempre lo stesso: trarre vantaggio dalle decisioni che verranno prese dalla vittima o dalle vittime della disinformazione. In altri termini, la disinformazione è una forma di inganno.
Gli esempi sono tanti e sbalorditivi. Fin da quando gli esseri umani hanno prodotto testimonianze scritte, l’informazione è sempre stata sottoposta a tentativi di controllo e di manipolazione: se ne trovano esempi perfino nel caso delle tavolette cuneiformi che registrano la corrispondenza dei faraoni, tredici secoli prima di Cristo.
Non mancano documenti divenuti celebri della storia. Per esempio, la Donazione di Costantino, il presunto testo latino con cui l’imperatore Costantino avrebbe affidato alla chiesa di Roma, a inizio IV sec. (ma è più probabile tra la metà dell’VIII e metà del IX sec.), l’autorità temporale su diversi territori e in sostanza su tutto l’Occidente.
Si tratta di un tipico caso di falso medievale: un documento prodotto per sostenere la legittimità del potere temporale della chiesa di Roma. Allora, venne ritenuto perfino giustificabile, secondo il principio della pia fraus, un raggiro a fin di bene!
Oppure, la congiura immaginaria creata dalla polizia zarista dei Protocolli dei savi Anziani di Sion, il celebre testo antisemita, la cui storia scopre uno dei luoghi, la Russia zarista, in cui gli ebrei furono più perseguitati prima del Novecento.
È descritta l'incredibile storia del 1814 in cui fu coinvolto Napoleone. Tra il 20 e il 21 febbraio a Dover arrivò un uomo che dichiarò di provenire dal continente e di portare la sconvolgente notizia della morte del sovrano francese. Alla riapertura della Borsa di Londra, in previsione di una pace vicina dopo la morte dell’arcinemico francese, il valore dei titoli di Stato dell’impero britannico si impennò. Qualche ora più tardi, nell’atmosfera di incertezza generale, una folla si radunò davanti al municipio di Londra, in attesa di notizie.
Era tutto falso, si scoprì di lì a poco che l'autore era uno spiantato. Come accertarono le indagini, si trattava di una messa in scena ad opera di un piccolo gruppo di aristocratici speculatori di Borsa che, forse per le difficoltà finanziarie, forse per la semplice avidità, avevano messo in piedi quel teatrino, progettando di guadagnare dalla falsa notizia. Questi sono solo alcuni esempi.
Gli autori spiegano che: "Resterà per sempre la fatica da parte di noi esseri umani nel valutare le informazioni in modo razionale: colpa della nostra psicologia... ma anche delle emozioni e della fatica che già Marc Bloch individuava come pericolosi combustibili del fuoco delle notizie false: come scrisse lo storico, ‘Non si sottolineerà mai abbastanza fino a che punto l'emozione e la fatica distruggano il senso critico’".
Quindi, nulla di nuovo sotto il sole! Se in passato il "disordine informativo" forse era più circostritto, oggi respiriamo l'aria della post-verità in cui i dati di fatto e la realtà non sono alleati, ma competono fra di loro. Se è vero che si fa fatica a orientarsi e le emozioni umane hanno il loro peso, la domada essenziale è come maturare il "senso critico" di cui parla Marc Bloch?
Il libro dei Proverbi afferma: "Acquista la verità e non la vendere" (23,23).
- La verità è un dato oggettivo e reale, non una vaga possibilità. Questo è il presupposto di partenza. Le emozioni e i pregiudizi umani a volte possono essere un alibi per non mettersi in discussione, o credere che la verità non esiste.
- La verità "costa". Poiché essa è così essenziale da incidere su tutta la nostra esistenza e riflessione, richiede impegno. Accontentarsi di un veloce sguardo dei fatti e idee premasticate da altri, rivela un scarso interesse nel suo "acquisto".
- Chi decide di "vendere la verità" vuole rimanere solo nel "disordine informativo" con le fatiche inutili come quelle di Sisifo! "La sottomissione all'autorità di Dio e la vigilanza verso ogni centro di autorità forniscono anche dei criteri per discernere l'autorevolezza dell'autorità nel mare del conflitto delle rivendicazioni di autorità".