La domanda di giustizia fai-da-te di Flexman

 
 

Superman, Batman e Robin, Big Jim, Barbie, ecc. sono mitici personaggi dei fumetti, video giochi, storie fantastiche, film, che popolano l’immaginario di bambini e non più tali. All’elenco forse si potrebbe aggiungere il nome di Flexman, ma non è così. Flexman è una persona italiana, denominato il killer degli autovelox, che non ha nulla a che fare con i personaggi fantastici. Si tratta di un personaggio discusso da alcuni ed apprezzato tempo da altri. Flexman è capace di dividere l’opinione pubblica. Di lui ne parla la cronaca, le forze dell’ordine lo cercano per agguantarlo ed i talk show vi dedicano parte delle loro conversazioni, ponendo a confronto sociologi, psicologi, giornalisti e politici. 

Per le sue gesta Flexman ispira anche persone che lo emulano nell’abbattere gli autovelox installati un po' dappertutto in Italia, statisticamente in maniera preponderante rispetto agli altri paesi europei. In nome della sicurezza stradale, le amministrazioni locali installano questi dispositivi per invogliare a limitare la velocità dei veicoli che causa incidenti e molti morti. La presenza di questi dispositivi, diciamolo pure, spesso non è per niente apprezzata. E’ ovvio che l’azione di Flexman è una forma di protesta che, causando danno materiale a beni pubblici, è sanzionabile penalmente, cui potrebbe aggiungersi anche l’interruzione di un pubblico servizio. 

L’opinione pubblica è divisa. C’è chi ammira Flexman, c’è chi lo disapprova, chi lo apprezza ed anche lo emula. Potrebbe esserci una o più giustificazione per queste azioni? Sembra sia acclarato che la gestione degli autovelox da parte dei Comuni non è sempre giustificata dalle esigenze di sicurezza, ma che l’obbiettivo principale sia la volontà di fare cassa grazie alla quantità di contravvenzioni che vengono elevate. Questo stato di cose infastidisce non poco e non pochi. Che dire dei casi in cui gli apparecchi in questione sono installati in modo nascosto o senza segnalazione? Quando ciò accade, in molti casi le contravvenzioni vengono contestate e poi annullate dagli organi competenti. L’Italia è il Paese europeo con più autovelox installati e le associazioni dei consumatori denunciano l’illecito guadagno dei Comuni e delle ditte incaricate della loro istallazione e manutenzione. 

La storia di Flexman solleva un problema etico che investe un po' tutti, sia i privati cittadini che la pubblica amministrazione. I cittadini hanno il dovere di obbedire alle leggi. E’ chiaro che, nel mondo rotto dal peccato, ogni legge è solo una approssimazione alla giustizia e la sua applicazione può essere eseguita in modo contradditorio e ambiguo. Tuttavia, la sottomissione alle autorità (e per estensione il rispetto delle leggi) è un principio biblico (Romani 13,1-3) che non consente di forme di giustizia fai-da-te, anche quando la legge è gravata da elementi critici e applicata in modo discutibile. E’ la regalità cristiana a esigerlo. Solo quando la legge umana entra in campi non di sua competenza (invadendo sfere non sue e coartando la coscienza) è legittimo opporvisi (Atti 5,29).

Il rispetto del principio di legalità non esaurisce la questione. Se una legge è ingiusta o applicata in modo palesemente vessatorio, l’etica cristiana ha anche una vocazione profetica: può e deve denunciare l’errore e farlo nei modi e nelle sedi appropriate. Alla chiesa è insegnato di “non partecipare alle opere infruttuose delle tenebre; anzi, piuttosto riprenderle” (Efesini 5,11). La cittadinanza cristiana non si sottomette in modo passivo, ma esercita responsabilità nel suggerire cambiamenti attraverso il processo democratico (le elezioni) e la partecipazione diretta alla vita pubblica (petizioni, iniziative varie). 

Collegato alle responsabilità regali e profetiche, c’è anche la vocazione sacerdotale: l’etica cristiana spinge a pregare per le autorità (anche quelle che legiferano in modo discutibile e amministrano male) affinché agiscano con giustizia (1 Timoteo 2,1-2). Tutto ciò ci fa tornare alle provocazioni di Flexman. L’ingiustizia degli autovelox, vera o presunta che sia, non giustifica azioni di devastazione e di ricerca di soluzioni fai-da-te quanto, piuttosto, di partecipazione attiva alla vita pubblica che tengano alto il profilo della testimonianza evangelica e la sua integrità.