Né zoolatria, né antropolatria. Una bussola per relazionarsi con gli animali

 
 

Uno dei fronti caldi dell’attualità riguarda un’orsa (Jj4) e il suo destino. Ci sono quotidiani (come La Stampa) che hanno rubriche fisse sulla vita degli animali. La pet therapy (la cura tramite contatto con animali) è presa seriamente in considerazione in medicina. Non parliamo poi della sensibilità crescente nei confronti dell’opposizione ad ogni forma di violenza sugli animali per la sperimentazione scientifica (vivisezione) o anche per consumo alimentare (macellazione). Nel 1978 l’UNESCO ha promulgato la “Dichiarazione universale dei diritti degli animali” e, dal 2007, il 10 dicembre è dedicato alla giornata Internazionale per i diritti degli animali.   

Gli animali non sono mai stati estranei alla vita umana e sono parte inscindibile dell’ecosistema. La loro importanza è innegabile ma il modo in cui vengono trattati in alcuni ambiti adombra, se non addirittura annulla, la loro peculiarità. A causa di valutazioni contrapposte si accendono interminabili discussioni che sollevano problemi etici non trascurabili. 

Alcuni approcci sono contrassegnati da evidenti sbilanciamenti. I movimenti animalisti hanno la tendenza ad attribuire agli animali gli stessi diritti degli esseri umani, prospettando una visione del mondo di tipo animista e politeista. Si oppongono al loro utilizzo come cibo, come ornamenti domestici ed al loro uso come cavie per la ricerca, si oppongono agli allevamenti intensivi. I vegani e i vegetariani, pur differenziandosi lievemente tra loro, rifiutano di mangiare carne e loro derivati. Sembra di trovarsi di fronte alla zoolatria.  

Speculare alla filosofia animalista è quella che considera l’essere umano il “dio” dell’ecosistema, considerandolo superiore a tutti gli altri esseri viventi. Questo atteggiamento autorizza a fare degli animali quel che si vuole per il proprio tornaconto. In tal caso siamo in presenza di una forma antropolatria.

Il fascicolo "Etica animale", Studi di teologia - Suppl. N. 11 (2013) è dedicato al tema dell’etica animale. La Bibbia ha indicazioni più che sufficienti anche per sviluppare un’etica animale che sia responsabile, quindi anti-idolatrica. L’articolo “Animalia. La questione animale tra etica delle prospettive e antropocentrismo relazionale” di Alessandro Piccirillo, collaboratore del Centro Studi di Etica e Bioetica dell’IFED di Padova, offre delle piste di riflessione molto interessanti. 

Piccirillo inizia la sua ricerca citando testi biblici presi dal libro della Genesi, da Ecclesiaste e dal profeta Isaia. Questi testi pongono l’enfasi sull’elemento creaturale di tutti gli esseri viventi: tutti gli esseri creati e viventi, senza distinzione, sono soggetti alla morte. Inoltre, ci sarà un tempo futuro, stabilito da Dio, in cui gli esseri umani e animali coabiteranno insieme in un nuovo habitat senza apparenti problemi di relazione. In questa attesa, gli elementi di tensione sono presenti ed inevitabili. 

Dal punto di vista della fede cristiana biblica c’è il modo per allentare le tensioni ricorrendo all’etica delle prospettive che è l’approccio cristiano incardinato su una visione trinitaria dell’uno e del molteplice all’interno del motivo storico-redentivo di creazione/rottura (peccato)/redenzione. L’etica animale ispirata alla Scrittura esclude la visione antropocentrica e dispotica dell’uomo “dio” della vita. Gli esseri umani sono creati ad immagine e somiglianza di Dio per prendersi cura del creato, non per sfruttarlo a piacimento. Gli animali non sono loro commodities, cioè merce a loro disposizione. Pur esercitando un certo dominio su di loro (che include la collaborazione nelle attività di fatica e la consunzione per alimentazione), questa responsabilità esclude forme di abuso al di fuori di parametri morali. D’altra parte, l’etica animale ispirata alla Bibbia non sposa la visione evoluzionista che considera ogni cosa generata casualmente dalla divinità Madre Terra e dal caos di Gaia. In questa visione del mondo, le differenze sono appiattite e gli animali sono considerati alla stregua di tutti gli esseri viventi, compresi gli umani, perdendo il senso dell’imago dei

L’etica delle prospettive, invece, tiene presente il Dio creatore cui bisogna dar conto, l’essere umano creato a sua immagine, decaduto e pur sempre responsabile per le scelte che fa. Inoltra, considera gli animali come parte del creato di Dio da amministrare con cura. All’interno di questa cornice si devono esplorare modalità per vivere in modo virtuoso le relazioni tra le specie umana e qielle animali.

L’etica animale è collegata alla visione del mondo che si ha. Se non è la Bibbia a plasmare quella cristiana, essa sarà a rimorchio o di paradigmi zoolatrici o antropolatrici.