Nelle chiese abbiamo una classe dirigente (IV)? Ripartire dalla chiesa “alveare”

 
 

Malattie, parassiti, prodotti chimici, l’uso di pesticidi, la siccità, il caldo estremo, i cambiamenti climatici, ecc. Sono tutti motivi per cui le api stanno morendo e scomparendo, ormai da anni. Ad esempio, il parassita Varroa Destructor, forse il nemico numero uno delle api, indebolisce il sistema immunitario, portando alla morte della colonia se non viene rimediato. Per l’agricoltura, da cui dipendono tutti per mangiare e vivere, le api sono cruciali. Sono insetti impollinatori per eccellenza, quindi se muoiono e scompaiono, è molto preoccupante. 

Osservare un alveare è molto affascinante. C’è un continuo viavai di attività. Ogni ape svolge un ruolo specifico che contribuisce alla salute e la produttività dell’alveare. Ci sono le api spazzina, nutrice, guardiana, ceraiola, esploratrice, bottinatrice, e c’è anche la regina. Dall’alba fino al tramonto del sole le api svolgono i loro ruoli con piena dedizione. Ma se cessa il continuo viavai di attività, e se l’alveare non viene monitorato e controllato per malattie e parassiti, la colonia non è più né produttiva né efficace, e rischia anche di morire. È un lavoro molto impegnativo che richiede sorveglianza, ma è anche un lavoro cruciale per il benessere di tutti. 

Cosa ha da dire tutto ciò sul discepolato cristiano e la crescita dei leader nella chiesa? In un saggio apparso un paio di anni fa (“Chiese discepolanti: appunti di un percorso”, Studi di teologia N. 64 [2020] pp. 96-117), osservammo l’esperienza del Metropolitan Tabernacle di Londra al tempo di Charles H. Spurgeon (1834-1892) per illustrare la metafora dell’alveare applicata alla vita della chiesa. Nel prendere in considerazione il modo in cui la vita della chiesa era organizzata, osservammo che “i membri della chiesa erano inseriti in una fitta rete di attività evangelistiche, diaconali, caritatevoli, ecc., che assomiglia ad un alveare. La chiesa non era un teatro imperniato su un solista d’eccezione, ma un alveare fatto di migliaia di credenti attivi che rispondevano con impegno alla predicazione eccellente…Il discepolato in una chiesa abbisogna di un ministero credibile della predicazione che dia sbocchi nella vita della chiesa: una predicazione che alimenti progetti e pratiche di vita comune all’insegna della partecipazione di tutti” (p. 109). 

Il bene della città dipende dalla salute della chiesa che predica fedelmente la parola di Dio (Geremia 29,7). Ma come un alveare, la chiesa viene sempre minacciata da malattie e parassiti che cercano di distruggerla e renderla malsana e inefficace. Pietro dice che il diavolo va attorno come un leone ruggente, cercando chi possa divorare (1 Pietro 5,8). Se, allora, la salute della chiesa non viene monitorata con regolarità, e se cessa di essere attiva nella città e non c’è un continuo e sostenibile ciclo di attività evangelistiche, ecc., il suo “sistema immunitario” viene è messo in difficoltà ed indebolito. Non è più in grado di plasmare la cultura e non contribuisce più al benessere della città e non svolge più i suoi ruoli profetico, regale e sacerdotale. Man mano la chiesa, come una colonia di api maltrattata, muore e scompare e l’alveare viene abbandonato. 

Se ogni chiesa fosse un “alveare”, composta di tanti credenti nutriti dalla predicazione della parola di Dio, e se ci fosse un continuo viavai di attività evangelistiche, culturali, diaconali, caritatevoli, ecc., all’interno di un progetto di vita di chiesa unitario, allora la città beneficerebbe dal dolce e puro miele che la chiesa “alveare” produce e verrebbe nutrito da esso. Inoltre, la chiesa “alveare” mette a disposizione spazi di servizio e campi di lavoro diversi per incoraggiare la fioritura di vocazioni, la maturazione di doni, la scoperta di talenti. Nella chiesa non c’è il pastore-professionista che fa tutto o molto e i “semplici” credenti che assistono passivi alle riunioni. L’alveare è il contesto in cui ogni credente, nella misura della fede ricevuta, può contribuire alla vita di tutti e alla testimonianza dell’evangelo. Se una chiesa è solo un’assemblea liturgica che riunisce per i culti e le riunioni, ma non è al contempo una comunità diaconale, un vivaio culturale, una famiglia allargata coinvolgente, ecc., sarà difficile pensarla come luogo in cui le responsabilità sono incoraggiate a maturare. La formazione alla leadership nella chiesa è facilitata dalle attività reticolari della chiesa che vedono i credenti impegnati e partecipi di un progetto di vita comune. 

(continua)                                                                                             

Della stessa serie:
“Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (all’altezza)?” (1/8/2022) 
“Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (II)? La formazione dei quadri intermedi” (4/8/2022)
“Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (III)? La sfide di essere chiese “vivaio” (5/9/2022)