“Nessuno escluso”. Un concetto chiave (e problematico?) per la Chiesa cattolica sinodale

 
 

“Ravvedetevi e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati” (Atti 3,19). Queste parole di Pietro nel tempio a Gerusalemme riassumono molto bene il centro della vita cristiana. Cioè, per essere salvati e convertiti, dobbiamo confessare i nostri peccati e ravvederci. Aggrapparci alle nostre abitudini peccaminose di prima non è un’opzione per la vita del credente. Anzi, la fede in Cristo porta con sé un cambiamento radicale. È l’inizio di una nuova vita. “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Corinzi 5,17). La chiesa esiste per annunciare e predicare l’evangelo di Gesù Cristo. Parte cruciale di questa predicazione è il ravvedimento. Se manca, l’evangelo non ha più senso perché “egli (cioè Cristo) ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia…” (1 Pietro 2,24). 

Questa riflessione ha molto a che fare con un recente documento uscito dal Vaticano il 27 ottobre 2022 che “servirà come base dei lavori per la seconda tappa del percorso sinodale lanciato dal Papa nel 2021”. Il documento è basato sul feedback raccolto durante la prima tappa del percorso sinodale di ogni diocesi d’Europa dopo un lungo periodo di ascolto e discernimento. “Centrali la questioni del ruolo delle donne, l’accoglienza delle persone Lgbtq, lo scandalo degli abusi, le sfide di razzismo e tribalismo, il dramma delle guerre e delle violenze, la difesa della vita fragile”. Commendevole è questo tentativo serio e meticoloso del “popolo” della Chiesa cattolica di rispondere a queste questioni che sono attuali e importanti. Preoccupanti, però, sono le implicazioni teologiche e missiologiche che emergono da questo percorso sinodale. 

Per affrontare questa domanda (insieme a tutte le altre domande) la base cattolica ascoltata ha stabilito come fondamento il desiderio di essere inclusivi. C’è stato un “desiderio di inclusione radicale. ‘Nessuno escluso’ è infatti uno dei concetti chiave del documento”. La prima tappa sinodale ha rivelato che sono tanti e sono diversi a sentirsi “denigrati, trascurati, incompresi”. Queste persone vogliono essere comprese e accolte dalla Chiesa cattolica. “Chiedono accoglienza soprattutto coloro che per diverse ragioni avvertono una tensione tra l’appartenenza alla Chiesa e le proprie relazioni affettive. Quindi…persone che vivono in un matrimonio poligamico, persone Lgbtq”. Questa gente “chiede che la Chiesa sia un rifugio per chi è ferito e piegato, non un’istituzione per i perfetti…Si tratta (allora) di una sfida problematica per la Chiesa, perché queste persone si sentono escluse”. 

Come risponderà la Chiesa cattolica a questa sfida? Come risponderà alle persone che non vogliono cambiare, ma vogliono invece essere incluse nella chiesa? Il concetto chiave del “nessuno escluso” indica la via cattolica contemporanea. La chiesa in missione secondo Papa Francesco è una chiesa che accetta tutti come sono e in cui siamo tutti fratelli. Al posto del ravvedimento c’è l’inclusione. Il concetto “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3,23) è stato sostituito da quello di “nessuno escluso”. La Chiesa non chiede a nessuno di ravvedersi, ma accetta tutti come sono. 

Questo atteggiamento inclusivo sicuramente riflette un desiderio nobile di non creare ostacoli non necessari, culturali, moralistici, all’avvicinamento delle persone. Alla chiesa devono potersi avvicinare tutti. Tuttavia, non è questo che il documento dice. Esso dice che la base cattolica deve includere tutti non nel senso di accogliere tutti, ma di accettare tutti come sono senza pretendere che nessuno cambi. 

Secondo la Bibbia, è vero che siamo persone ferite, ma il nostro problema più grande è che siamo persone morte nei nostri peccati (Efesini 2,5). Per essere vivificati e per diventare una nuova creatura dobbiamo confessare i nostri peccati e dobbiamo ravvederci. Dobbiamo fidarci di Colui che non ha conosciuto peccato, ma che è diventato peccato per noi affinché diventassimo giustizia di Dio in lui (2 Corinzi 5,21). Se vogliamo essere inclusi nella chiesa senza cambiare, allora non abbiamo capito l’evangelo di Gesù Cristo. E se la chiesa vuole accettare persone senza predicare e praticare la confessione del peccato ed il ravvedimento, allora neanche la chiesa ha capito bene l’evangelo di Cristo. Sì, la chiesa deve essere un rifugio, ma non esiste una via che ci porta a questo rifugio che non passa per il ravvedimento e un cambiamento radicale della nostra vita di peccato, qualunque esso sia. 

“Nessuno escluso” è un allontanamento preoccupante dall’evangelo rivelato in questo percorso sinodale. Questo concetto deve essere sostituito con “Nessuna condanna in Cristo”. Paolo scrive ai Romani che non c’è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la fede in Cristo ci libera dal peccato e dalla morte (Romani 8,1). Centrale all’evangelo è il riconoscimento del peccato, la confessione di esso ed il ravvedimento. Se ciò non avviene, non possiamo conoscere il Signore come Salvatore e quindi essere inclusi nella chiesa. Le parole di Gesù “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11,28) sono sempre da leggere insieme alle suddette parole di Pietro: “Ravvedetevi e convertitevi, perché I vostri peccati siano cancellati”. 

Prima era il “cammino sinodale” tedesco a chiedere il “nessuno escluso”. Ora è la base europea a chiedere lo stesso. Cosa farà la Chiesa cattolica?