Gordon Fee (1934-2022) e la lettura informata della Bibbia

 
 

Che un libro evangelico sull’ermeneutica biblica abbia venduto più di milione di copie nelle decine di lingue in cui è stato tradotto è un fatto che, di per sé, merita attenzione. Il fatto che il volume sia stato anche tradotto in italiano (Gordon Fee – Douglas Stuart, Come aprire le porte a una lettura informata della Bibbia, Perugia, Patmos 2008; l’edizione originale è dei primi anno 80)) e che continui ad aiutare molti a praticare l’interpretazione biblica in modo responsabile, è un ulteriore elemento di interesse. Oggi l’occasione di parlarne è data dalla scomparsa del suo autore, il neotestamentarista americano Gordon Fee (1934-2022). 

Fee ha avuto una lunga carriera accademica passando da Wheaton, Gordon-Conwell e da Regent College, Vancouver. Anche le sue pubblicazioni sono state considerevoli. Oltre al citato libro divulgativo, Fee ha scritto commentari esegetici su 1 Corinzi e molti saggi sulla pneumatologia di Paolo. Importante è stato il suo contributo all’insegnamento dell’esegesi del Nuovo Testamento, con apprezzati manuali per studenti di teologia.

Figlio di un pastore delle Assemblee di Dio (USA), lui stesso membro delle stesse chiese, Fee non ha caso si è più volte presentato come “studioso appassionato” (scholar on fire), riuscendo a tenere insieme il rigore della ricerca e la passione della fede. I suoi commentari, anche quelli molto tecnici, mantengono un grado di accessibilità anche ai non specialisti e un invito ad incontrare Dio nel testo biblico. 

Uno studio serio del testo biblico è motivato, sostenuto e orientato, secondo Fee da presupposti di tipo teologico, piuttosto che psicologico, sociologico o altro; quindi, non può che sfociare in risultati utili per la vita dello studente e di chi beneficia in qualche modo del suo lavoro. Molte pubblicazioni e predicazioni attuali tradiscono spesso la mancanza di un serio lavoro esegetico a monte o il tentativo di sostituire con facili scorciatoie l’impegnativa strada che collega l’interpretazione all’applicazione.

Seppure il lavoro dell’esegeta venga presentato senza nasconderne le difficoltà e le insidie, seguire Fee nel cammino proposto non farà mai sembrare insuperabili i pur difficili ostacoli tecnici e mai pesanti i pur faticosi sforzi richiesti da un impegno serio e fecondo.

Nella sua lunga carriera accademica, non sono mancate prese di posizione controverse: alcune interne al mondo pentecostale, come ad esempio la critica di Fee alla “evidenza” delle lingue nel battesimo dello Spirito Santo (Fee contestava l’idea di “evidenza”); altre nate nella discussione intra-evangelica su “complementarietà” e “egualitarismo” nella comprensione del rapporto tra genere maschile e femminile. Fee privilegiava il “dono” al “genere” e quindi era a favore del ministero pastorale femminile in presenza dei doni adeguati. 

Tornando al libro più conosciuto di Fee (e di Stuart, suo collega al Gordon-Conwell) sull’ermeneutica, il bisogno d’interpretare la Scrittura è quotidiano per il credente. Gli autori di questo testo forniscono uno strumento indispensabile per chi si voglia orientare nell’individuare gli obiettivi degli autori biblici, i generi letterari, i contesti storici e letterari. Anche se si tratta di un’opera del secolo scorso, rimane un punto di riferimento ancora validissimo. 
L’appendice fornisce un elenco di commentari dell’AT e del NT con alcuni criteri per la loro valutazione. Il testo di Fee e Stuart, che va ad affiancarne diversi altri ormai disponibili in italiano, costituisce un riuscito compromesso tra esigenze accademiche ed esigenze divulgative. Si capisce che proviene da una lunga esperienza didattica ed è sicuramente l’opera più utile sull’argomento esistente in italiano. Esso accompagna passo passo il lettore, senza pedanteria e con l’entusiasmo legato alla scoperta della Parola di Dio. Questa è stata l’eredità più importante di Gordon Fee.