Oltre il taglio del ciuffo di capelli. Per la dignità delle donne

 
 

Mahsa Amini era una donna iraniana di origine curda sunnita, deceduta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale di Teheran il 16 settembre 2022. Mentre la morte è avvenuta in circostanze poco chiare, appare invece chiaro il motivo dell’arresto: la mal capitata avrebbe indossato il velo in modo da non coprire tutti i suoi capelli, contravvenendo le regole islamiche imposte in Iran. 

L’episodio ha suscitato le proteste nel Paese con imponenti manifestazioni pubbliche e ha anche suscitato indignazione e solidarietà in molti paesi occidentali. La solidarietà è stata manifestata con il taglio di un ciuffo di capelli in pubblico da parte di personalità dello spettacolo, dello sport e della politica. Si tratta di una bruttissima storia che non è altro che la punta di un iceberg, non solo in Iran e non solo nei Paesi islamici.  

Da sempre, le donne sono state soggette a discriminazioni in forme più o meno lievi a seconda della cultura dominante. Le manifestazioni di protesta sono lotte per la libertà e per il riconoscimento della dignità delle donne, che è un valore a prescindere se si tratti di cultura religiosa o laica. 

Sembra che la società a qualsiasi latitudine si trovi e in qualsiasi contesto culturale si muova soffra di misoginia. Anche la nostra società non è immune da questo male. Da qualche decennio il ruolo delle donne è rivalutato, ma vi sono ancora discriminazioni di genere che vanno superate: nel mondo del lavoro, nel trattamento salariale, ecc. 

La fede cristiana riconosce alla donna un ruolo importante, anche se non sempre la chiesa si è distinta per essere una comunità che ha praticato la pari dignità. In epoca contemporanea, nel mondo evangelico vi sono state voci che hanno ribadito le istanze bibliche su uomo e donna secondo la Bibbia (si veda la “Dichiarazione di Danvers”  del 1987 in P. Bolognesi (ed.), Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, Bologna EDB 1997, pp. 341-344) sottolineando, tra l’altro, la loro pari dignità e la loro complementarietà. Questa dignità è di tipo creazionale, è per tutti, senza esclusione alcuna. Essa va riconosciuta, affermata e tutelata. La Bibbia fa riferimento alla sessualità binaria dell’uomo e della donna; essi sono uguali in dignità ed attribuisce loro ruoli e funzioni diversi che non pregiudicano affatto la onorabilità di entrambi, anzi li valorizza. Sono uguali ma diversi. Come coniugare questa relazione? 

In occasione delle Giornate teologiche del 2006, dal tema “Fede cristiana e femminilità”, svoltesi presso l’IFED di Padova, fu redatta una dichiarazione finale che, ancora oggi, offre utili piste di riflessione (cfr. “Femminilità e complementarietà” in Studi di teologia – Suppl. N. 12 [2014]). Essa coniuga la relazione uomo-donna all’insegna della complementarietà. Mentre la cultura postmoderna tende ad annullare del tutto o quasi le differenze tra uomo e donna, inculcando l’idea che ognuno auto-costruisce la propria identità e ruolo di genere, quella patriarcale tende a irrigidire le differenze e a metterle in una scala gerarchica in cui l’uomo sta sopra. In entrambi i casi si nega l’ordine creazionale secondo il quale uomo e donna sono stati entrambi ed insieme creati ad immagine di Dio. 

Le cause che portano alla disparità di considerazione e di trattamenti vanno individuate ed eliminate. Non è proprio il caso di lottare per un bieco conservatorismo che fa più male che bene e neanche lottare al fine di essere progressisti per non apparire all’antica. Gli estremismi non sono mai positivi. La prospettiva della complementarietà merita sicuramente attenzione. Non si tratta di una terza via che determina un compromesso ed una sorta di pacificazione tra le due posizioni indicate ma consente di essere fedeli al disegno di Dio per le sue creature ed avere giusti parametri di evangelicità. Ben vengano lotte per l’emancipazione femminile, sperando che venga riconosciuta la loro dignità. In questo percorso, se si ignorano sani principi etici incardinati nella creazione e illuminati dalla Rivelazione, si scivola da un estremo all’altro realizzando solo distorsioni.

Nel corso della storia della chiesa sono stati commessi degli errori nel modo in cui le donne sono state considerate. Essi vanno corretti. La fedeltà alla Scrittura impone una continua riforma della chiesa perché si appropri del disegno biblico per le donne e per gli uomini. Il taglio del ciuffo va bene, a patto che sia un impegno serio e costante.
Foto: Ozan Kose/AFP/Getty Images