Pablo Picasso: metamorfosi senza speranza?

 
 

Pablo Picasso, artista dinamico, sempre in evoluzione, metamorfico si direbbe, dallo sguardo curioso e dallo spirito inquieto è uno degli artisti più conosciuti e riconoscibili di tutti i tempi grazie alla sua cifra stilistica sempre presente nonostante i molteplici processi di trasformazione e reinvenzione stilistica. Figlio del suo tempo, l’artista ha rappresentato il mondo riassumendone tutti i conflitti, ma lasciando poco spazio alla speranza.

Per immergersi nel suo mondo è attualmente possibile, e fino al 5 novembre, visitare alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma la mostra “Picasso metamorfico” con una selezione di circa 300 capolavori del noto artista. L’esposizione è stata organizzata in occasione del cinquantesimo anniversario della morte dell’artista e per il settantesimo dalla grande mostra personale di Picasso a Roma, nel 1953, evento considerato a lungo la più importante mostra dell’immediato dopoguerra, segno di rinascita culturale europea.

La varietà dei disegni e delle incisioni presenti è sorprendente. Pablo Picasso fu davvero un artista metamorfico. Nato a Malaga nel 1881, la sua vita fu dedicata alla pittura e ad altre varie forme di espressione; con i suoi lavori attraversò buona parte delle nuove correnti culturali del secolo e, proprio perché la sua produzione fu ampia e variegata, spesso ci si chiede a quale corrente artistica appartenga Picasso?! Indubbiamente, con i suoi cambiamenti stilistici Picasso ha dimostrato di essere capace di confrontarsi con qualsiasi espressione artistica ma, al di là di questo aspetto, i suoi diversi “periodi”, mostrano quanto l’arte sia di fatto connessa alle personali esperienze di vita. 

Ad offrire una lettura del Picasso metamorfico è Hans Rookmaaker, uno dei massimi critici d’arte cristiani del XX secolo. Nel suo volume Modern Art and the Death of a Culture (1970: rist.: Wheaton, Crossway 1994), Rookmaaker afferma che Picasso, proprio per via dei suoi più diversi stili, illustra le tensioni dell’epoca. Picasso ha dipinto uomini assurdi e realtà assurde, riproponendo in che modo l’uomo del ventesimo secolo guarda e comprende sé stesso.

La sua arte esprime la sua epoca, un’epoca complessa nella quale l’uomo è alla ricerca disperata di significato. L’arte moderna, frutto dell’Illuminismo, tratteggia un’epoca in cui Dio è stato messo da parte e reso non più necessario. In questo contesto l’artista è alla ricerca di significato, ma secondo Rookmaaker non riesce a trovarlo al di fuori di sé perché i principi della sua stessa filosofia glielo impediscono.

Alcuni artisti dell’epoca hanno idealizzato il mondo mostrandolo nel suo aspetto migliore. Altri, come Picasso, ne riassumono tutti i conflitti. Picasso ha ricercato una nuova espressione e, in questa ricerca, l’aspetto personale si è perso; gli uomini, le piante, le cose sono praticamente la stessa cosa. Nel suo lavoro Les Demoiselles d’Avignon, si definisce un nuovo mondo. Quello che più colpisce in questo dipinto raffigurante una serie di figure femminili nude, è l’assenza di espressione. La stessa cosa la si nota nella serie di disegni esposti alla mostra romana. Rookmaaker afferma che nella sua ricerca dell’universale, Picasso ha fallito poiché ha perso il personale, l’umano, il vero, mostrando quanto questo mondo sia assurdo, senza senso e senza significato. Nei suoi dipinti egli prova a mostrare questa verità e cioè, che non c’è nessuna verità. 

Con la sua arte, dunque, Picasso ha voluto dare la sua personale lettura del mondo, rappresentando come le persone e gli eventi apparivano ai suoi occhi. Attraverso forme e figure, la sua arte riesce tuttora a trasmettere emozioni che trascendono il mondo reale. Essa rappresenta la realtà del tempo, una realtà in cui non c’è Dio e in cui l’uomo sta perdendo la sua umanità. La reazione è contro l’assenza di significato.

Picasso è un grande, ma la ricerca è destinata a fallire poiché Dio è escluso da tutto ciò. Questo mondo è il mondo di Dio, tutte le cose hanno un significato solamente in relazione a Lui. La divisione, tuttavia, sussiste tra la realtà di Dio e la realtà delle tenebre. Questa è la vera separazione. La Bibbia è molto più realista riguardo la violenza, l’odio, la miseria umana, ma, a differenza delle varie correnti artistiche, la Bibbia parla di una via di salvezza.

La sofferenza mostrata nelle opere di Picasso è reale, ma la Bibbia mostra anche che all’inizio della storia Dio ha detto che la sua creazione era molto buona fino a quando il peccato non è entrato nel mondo ma, poiché Dio odia l’ingiustizia, ha mandato Suo Figlio per dare una svolta. L’arte di Picasso mette il dito sulla piaga, ma non può nemmeno iniziare a guarirla.