La pedagogia di Calvino (I). L’educazione mira a tutta la persona

 
 

Esiste un approccio pedagogico specifico che caratterizzò la Riforma protestante? Tra gli elementi cardine della visione riformata dell’educazione certamente si può far riferimento all’approccio pedagogico di cui Giovanni Calvino fu promotore. Oltre che teologo, predicatore e statista egli infatti fu definito, non a torto, anche educatore.  La sua riflessione teologica condusse l’antropologia in una direzione diversa rispetto a quella mainstream e di conseguenza sviluppò strategie educative differenti, che chiamano in causa la moderna pedagogia e sfidano gli educatori nel loro compito. Ne discute Alex Sosler in un saggio apparso su Christian Education Journal  Vol. 20/1 (2023) pp. 87–103, dal titolo “With No Will, There Is No Way: John Calvin on Education”.

Il paradigma culturale medievale giunto indisturbato fino al sedicesimo secolo aveva fatto propria la visione della filosofia greca circa la conoscenza e l’apprendimento, secondo la quale esiste una dicotomia nell’animo umano, diviso tra intelletto e volontà. L'intelletto è superiore alla volontà, che la governa e la dirige. È grazie all'intelletto che si coltiva l'intelligenza, la razionalità e si può vivere in modo virtuoso. Volontà e sentimenti sono pericolosi se non sono controllati dalla razionalità dell’intelletto. Questa visione ha profonde implicazioni pedagogiche. Se vuoi educare e cambiare una persona, ti devi preoccupare della sua mente. La ragione poi dirà alla volontà come deve comportarsi.

La Riforma con Calvino comincia a interrogarsi su questa assoluta centralità e superiorità dell’intelletto, e sui suoi risvolti formativi. Nell’Istituzione Calvino mostra quanto fosse alta e profonda la sua conoscenza di Platone, Aristotele e tutti i maggiori filosofi greci che avevano influenzato il modello della Scolastica medievale. Al tempo stesso però rimaniamo meravigliati dalla sua arguta capacità di penetrare e opporsi alla loro visione del mondo attraverso le Scritture. In termini moderni è come se Calvino si fosse chiesto: davvero il “corpo serve a portare in giro il cervello” e nulla più (secondo le parole attribuite a Thomas Alva Edison)? Il riformatore, che aveva a cuore l’educazione del popolo cristiano a partire dai più piccoli e dai più semplici, come scrisse nella Lettera dedicatoria delle sue Istituzioni, investigò le Scritture sia con lo scopo “accademico” di rispondere agli Scolastici sia con lo scopo “pedagogico” di raggiungere una vera educazione per la chiesa. Ne scaturì un nuovo paradigma. 

Calvino ridimensiona l’intelletto: i buoni contenuti (la dottrina biblica) e di conseguenza lo strumento della predicazione rimanevano centrali nel suo impegno di educatore, ma con l’obiettivo che la Parola penetrasse nei cuori e nella volontà e non si fermasse al cervello. Lo scopo della conoscenza non era quello di avere dei credenti informati ma credenti che amassero Dio. 

Ridimensionando il mondo della mente dà importanza ad un elemento nuovo: quello della volontà, dei desideri, della passione, dei sentimenti, dell'amore. Ma l’attenzione data alla volontà non supera i limiti biblici. Essa è descritta come un appetito disordinato, che serve più spesso la creatura che il Creatore, promuovendo desideri confusi e caotici: “il cuore dell'uomo è una fabbrica di idoli”. L’intelletto non è puro ed è piuttosto la volontà per natura a guidarlo, ma non nella virtù. La dicotomia tra intelletto e volontà è, perciò, falsa: entrambe sono sotto la maledizione del peccato, entrambe sono corrotte e necessitano la rigenerazione di Cristo, entrambe sono essenziali nel compito educativo della formazione dell’uomo. “Calvino non elude la mente ma estende l’educazione oltre la razionalità” (Sosler, p.97). Non c’è amore senza conoscenza, e non c’è conoscenza senza amore. Ciò apre ad un riorientamento antropologico e ad un approccio pedagogico completamente innovativo (che cercheremo di esplorare nel prossimo articolo). Prima ancora delle strategie educative però, Calvino mostra che è la nostra visione della persona e dell'educazione che genera e alimenta i nostri metodi e stili educativi. E la Riforma non esitò a confrontarsi con le visioni dominanti della sua epoca.

Le implicazioni per pedagogisti, insegnanti ed educatori evangelici oggi è enorme. Calvino dimostrò di essere uno dei maggiori conoscitori della Scolastica e dei filosofi antichi, ma non ne seguì le orme. Oggi abbiamo bisogno di studenti, professori e insegnanti pronti ad eccellere nella conoscenza dei loro campi di studio e d’indagine, a conoscerne le voci più autorevoli e le idee più influenti nel mondo dell’educazione, che non manchino però di aprire il confronto e di essere altrettanto bravi ad elaborare risposte che mettano in discussione i presupposti e gli assoluti di tali discipline, persone e idee. Solo così una pedagogia evangelica contemporanea potrà veramente costruirsi, consolidarsi e progredire anche nel nostro Paese.