Per tutti o per gli eletti? Il trattato sull’espiazione particolare di John Owen

 
 

Nei dibattiti evangelici ricorre spesso la domanda: “ma Gesù è morto per tutti o per i credenti soltanto?”. I sostenitori della prima risposta vogliono affermare la generalità dell’amore divino; gli assertori della seconda opzione vogliono sottolineare la finalità dell’opera di Cristo. Qual è la posizione riformata? 

Il puritano John Owen (1615-1683) affronta il tema nel suo trattato The Death of Death in the Death of Christ la questione dell’espiazione limitata. Un’opera semplificata di questo trattato, Life by His Death, è ora disponibile anche in italiano con il titolo Vita per la sua morte. Un trattato sull’espiazione limitata, Caltanissetta, Alfa&Omega 2025. Si tratta di un classico della teologia riformata.

Fin dalle prime pagine Owen mette subito in chiaro che se il Signore Gesù fosse morto per tutta l’umanità allora due sono le cose: o tutti gli uomini sono liberi dal peccato e perdonati; oppure Cristo ha fallito nel suo obiettivo (p.22). Nessuna delle due opzioni è contemplata nella Bibbia.


Owen dice chiaramente che Dio Padre è l’agente della nostra salvezza, perché fu Dio Padre a mandare il Figlio nella pienezza dei tempi (Galati 4,4-5) e questo dice molto sul fatto che da un lato: i) vi fu un proposito originario; ii) vi fu l’atto di conferire al Figlio, nella sua umanità, tutte le capacità necessarie per compiere l’opera; iii) vi fu l’atto di promettere al Figlio tutto l’aiuto necessario per assicurare l’esito della prova. Dall’altro lato, tutti i peccati e la loro punizione furono fatti ricadere su Gesù Cristo. 

Il Figlio accettò volontariamente di adempiere quanto il Padre aveva decretato (Giovanni 4,34). Il Figlio, infatti,: i) fu disposto a lasciare la gloria della sua natura divina; ii) fu pronto ad offrire sé stesso come offerta sacrificale; iii) pregò in favore dei suoi figli dimostrando il desiderio di essere agente della loro salvezza (p.30).

Anche lo Spirito ebbe un ruolo nell’espiazione. La Bibbia menziona tre cose nelle quali lo Spirito Santo opera congiuntamente al Padre e al Figlio per redimerci.

Pensiamoci: i) Il corpo umano che Cristo assunse quando si incarnò fu generato dallo Spirito Santo (Matteo 1,18); ii) Cristo offrì sé stesso come sacrificio per mezzo dello Spirito Santo; iii) l’atto della risurrezione di Cristo dai morti fu per opera dello Spirito Santo (1 Pietro 3,18).  

Nella cornice trinitaria, Owen dice chiaramente che l’opera di Cristo è il mezzo usato per ottenere la salvezza e che il sacrificio e l’intercessione di Cristo sono gli unici mezzi per la redenzione.

Questi due elementi sono vincolati tra loro, per esempio: i) Cristo giustifica coloro le cui iniquità egli ha portato; ii) Cristo intercede per coloro i cui peccati sono perdonati; iii) Cristo è risorto dai morti per giustificare coloro per i quali è morto; iv) Cristo è morto per gli eletti dal Padre e adesso prega per loro.

Ecco perché Cristo non può essere morto per tutti gli uomini “perché se lo avesse fatto, tutti gli uomini sarebbero giustificati, ma evidentemente non è così” (p.35).

La morte di Cristo ha avuto due propositi: uno primario, cioè di manifestare la gloria di Dio; uno secondario, cioè di salvare gli uomini dai loro peccati e condurli a Dio. “Con la sua morte”, dice Owen, “Cristo ha acquistato per tutti coloro per i quali è morto tutto ciò che è necessario affinché essi possano godere con assoluta certezza di questa salvezza” (p.39). Quindi la sua espiazione è particolare, rivolta agli eletti. 


Per Owen, se sosteniamo il punto di vista secondo cui la morte di Cristo rende possibile la salvezza di tutti, salvando però effettivamente solo coloro che credono, stiamo al contempo dicendo che: i) Dio dovrebbe salvare tutti gli uomini, perciò limitando la sua sovranità e libertà; ii) Dio non può fare quello che vuole a meno che gli uomini adempiano certe condizioni e questo diminuisce la gloria di Dio; iii) il suo amore si manifesterebbe meglio se amasse tutti, piuttosto che solo alcuni; iv) Dio inviò suo Figlio a morire poiché amò tutti gli uomini in egual misura. Questa è un’affermazione da negare perché la Scrittura parla di persone che non sono meritevoli dell’amore che spinse Cristo a morire (es: Romani 9,11-13; 1 Tessalonicesi 5,5-9). 

Owen sostiene la tesi secondo cui il Signore Gesù morì per alcuni peccatori. La sua opera espiatoria non è un beneficio per tutti gli uomini e non può essere disgiunta da coloro per i quali Egli l’ha compiuta.

Cristo morì non affinché gli uomini fossero salvati a condizione che credano, bensì Egli morì per tutti gli eletti di Dio per far sì che essi credessero (p.57). Infatti, in nessun passo della Scrittura è detto che Cristo morì per noi a condizione che crediamo. 

Coloro che credono nell’evangelo dovrebbero riposare nel fatto che Dio li ha chiamati ad una così grande salvezza, voluta dal Padre, adempiuta da Cristo, attuata dallo Spirito Santo. Non ha prezzo sapere di essere stati acquistati a caro prezzo, scelti tra molti a vivere una vita diversa! Spetta ai credenti rendere ragione di questa buona notizia praticando la sana dottrina, vivendo l’unità della chiesa, riposando in un’identità che nessuno mai potrà togliere.