1,2,3,0. I numeri della predicazione paolina

 
 

Instabile, inaffidabile, indeciso. Così alcuni membri della chiesa di Corinto dipingevano Paolo, non riconoscendo in lui l’autorità apostolica datagli da Cristo stesso. Per persuadere i dissidenti della sua apostolicità, Paolo indirizza gran parte del discorso delle sue due lettere sul contenuto della sua predicazione, ragione per cui era anche disposto a soffrire affinché Cristo solo fosse esaltato. A proposito dell’omiletica paolina, Leonardo De Chirico ha dedicato una sessione del Laboratorio della predicazione, tenutosi all’IFED di Padova dal 17 al 19 luglio


Così in 2 Corinzi 2, 17 Paolo sintetizza quella che può essere chiamata la sua “filosofia” della predicazione (illustrata nei versetti precedenti). Non si tratta dell’unico testo utile al discorso (cfr. Romani 10,8-18; 1 Tessalonicesi 1,5; Colossesi 1,28), ma è senza dubbio un passo importante per comprendere alcune delle caratteristiche vitali di una fedele esposizione del vangelo di Dio. De Chirico ha sintetizzato le sue peculiarità utilizzando quattro numeri indicativi. 


1 impegno decisivo. Paolo prende le distanze da coloro che “falsificano la parola di Dio” diluendola con altro. Il vangelo di Cristo è un “sì!” deciso (2 Co 1,18-20), non un miscuglio disomogeneo, sincretistico e incerto. La predicazione non ammette dei “forse” e dei “ma”, ad implicare che il sacrificio di Cristo non sia sufficiente per coloro che credono. Se confidiamo nel “sì” di Cristo in risposta alla missione affidatagli dal Padre e suggellata dallo Spirito Santo, allora la predicazione dovrà echeggiare tale pienezza affermativa. Coloro che annunciano la Parola devono impegnarsi a conoscere i “no” contemporanei che distorcono il messaggio del vangelo, cosicché, “mossi da sincerità”, predichino il “sì” definitivo di Dio trino e pronuncino “l’amen” alla sua gloria. 


2 conseguenze ultime. La predicazione deve emanare il profumo di Cristo. Se da una parte quest’ultimo è un “sì” netto, dall’altra, non vuol dire che verrà “annusato” allo stesso modo. C’è chi ascoltando il vangelo sentirà “odore di vita” e chi “odore di morte”. Chi recepirà con l’“olfatto spirituale” il delizioso messaggio della salvezza e chi sarà disgustato dallo stesso. Sta a Dio aprire o mantenere chiusi i recettori olfattivi, ma è anche responsabilità del predicatore far sì che il messaggio emani odore. Il profumo è già presente, non deve essere “creato”, ma il rischio è di “soffocarlo” o “neutralizzarlo”. Se l’uditorio non riesce a distinguere né “odore di vita” né “odore di morte”, allora la predicazione rischia di essere un monologo sterile, non un annuncio impattante.  


3 garanzie divine. La predicazione è informata e retta dall’azione trinitaria. Non è solo il contenuto a dover mantenere un equilibrio trinitario, ma anche il contesto dell’annuncio stesso. L’esposizione del vangelo è informata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. La parola attuata in Cristo è proclamata con l’autorità che proviene dal Padre in presenza dello Spirito Santo. Il Dio trino che ha ispirato la parola e l’ha adempiuta è anche il soggetto agente della parola proclamata. Il predicatore dovrà avere questa consapevolezza affinché le sue parole non gettino luce su sé stesso, ma sulla persona e l’opera del Dio trino annunciato. 


0 arroganza omiletica. Se ci si rende conto della portata di tale predicazione, l’unica reazione è chiedersi: “Chi è sufficiente a queste cose?” (2 Corinzi 2, 16). L’umiltà è uno dei tratti distintivi di colui che sa che non sta annunciando le sue parole, ma la parola del Dio vivente. Egli si rende conto del peso della responsabilità affidatagli e del privilegio di predicare il “Sì” di Cristo. Il predicatore è strumento nelle mani di Dio, tenuto a ricordarsi che “ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio” (Marco 10,27). È così che studierà, scriverà e predicherà non per sua potenza, ma per potenza del Dio Trino.   


1, 2, 3, 0. Quattro numeri, tante cifre che arricchiscono la nostra espressione omiletica. Saremo in grado di integrarli nell’equazione espositiva del vangelo?