Riposaterra, una riflessione visiva su un tema giubilare

 
 

Un bambino dorme e lascia intravedere il suo sogno; un volto impersonifica la terra; una città rinasce; un paesaggio riposa; sono solo alcune delle immagini parte della mostra collettiva inaugurata presso i locali dell’Istituto di Cultura Evangelica e Documentazione di Roma. 


La mostra d’arte Riposaterra è frutto di una Open Call attraverso la quale gli artisti sono stati chiamati a confrontarsi con un tema legato al giubileo biblico; la Bibbia parla dell’anno del giubileo come un tempo di riposo anche per il creato durante il quale i campi non dovevano essere seminati, piuttosto dovevano riposare insieme ai lavoratori e agli animali. Si sarebbe dovuto trattare di un tempo per rifiatare, per respirare. Ciascun artista ha riflettuto sul tema applicandolo alla contemporaneità, toccando svariate questioni come lo sfruttamento delle risorse, le condizioni di lavoro, i ritmi di vita.


Undici le opere esposte, selezionate da una giuria chiamata a valutare le molte candidature ricevute. Durante l’inaugurazione, la commissione ha altresì premiato tre artisti sulla base di criteri legati all’aderenza al tema, l’originalità e la qualità del lavoro. Il primo premio è stato consegnato ad Ambra Scali con la sua opera Ritmi di terra, una riflessione sulla ciclicità delle stagioni realizzata attraverso un dialogo che invita lo spettatore ad un momento di pausa, richiamando alla mente la ripartenza sociale e ambientale di cui ci parla il libro del Levitico al capitolo 25. Flourish from Grace di Brian S. Chan ha ricevuto il secondo premio per aver magistralmente dipinto una città nuova che nasce da una terra che riposa come esclusivamente frutto della grazia di Dio. Il terzo premio lo ha ricevuto Chiara Fronterrè con la sua opera Mentre tutto dorme, un inno alla fragilità del paesaggio ma anche alla sua resilienza portando chi sta dinanzi a chiedersi, cosa succede mentre tutto dorme?


La mostra è composta di opere poste in dialogo l’una con l’altra nonostante la loro importante diversità, per le tecniche utilizzate, per le modalità di espressione ma ancora di più per le riflessioni compiute. Amy Hardman sviluppa il tema collegandolo ad un’esperienza biografica; Letizia Carattini restituisce due volti in un gioco di sguardi interiori; Susanne Stoehr esprime con l’acquerello un senso del riposo dolce ma combattuto; Daniele Cornacchia poggia un seme su un cuscino di pietra; Catrin Walsh scandisce un tempo dove uno spazio di riposo porta ad un capovolgimento; Yrong Wu riflette sullo sfruttamento degli animali e sulla possibilità di una rinascita per il sistema ecologico; Andrada Lolu dipinge il sogno di un bambino evocando una speranza futura; Matteo Chiarelli ricorda che riposo non necessariamente significa assenza. 


Alcune opere fotografano la realtà, altre pongono domande, altre tentano di dare risposte ma tutte, in un modo o nell’altro, contribuiscono alla riflessione e si inseriscono in una storia che parla di un riposo donato pienamente da Cristo una volta e per sempre, un riposo per il quale non ci sono opere da compiere né meriti da acquisire. In un anno in cui la chiesa cattolica promuove il suo “anno santo” (impropriamente chiamato giubileo), il progetto artistico promosso dall’ICED mette in luce alcuni tratti del giubileo biblico; non un evento religioso, piuttosto una realtà e un’occasione di ripartenza possibile per tutti coloro che si affidano a Dio in fede e ubbidienza. 


La mostra sarà aperta fino al 30/09/2025 e visitabile su appuntamento in via di Sant’Eufemia 9, 00187 Roma.