Samuel Escobar (1934-2025). Un ricordo del teologo evangelico latinoamericano
Qualche settimana fa, la Chiesa Evangelica Battista di Quart, a Valencia (Spagna), ha comunicato il decesso di Juan Samuel Escobar Aguirre, 90 anni compiuti. Cosa possiamo dire ancora di Samuel Escobar che non sia già stato detto? Maestro, teologo, leader missionario e pensatore instancabile, ma soprattutto discepolo del suo amato Maestro, Samuel è stato una figura rilevante nella storia del protestantesimo latinoamericano e globale. Mentre molti mezzi di comunicazione commentano la perdita di un Papa latinoamericano (Francesco) e la nuova elezione di un Papa statunitense che ha vissuto due decenni a Chiclayo, Perù (Papa Leone XIV), il mondo evangelico ha subito una perdita oltre tanto significativa, ma con una visibilità mediatica inferiore.
La sua eredità ha impattato generazioni, tra cui anche la mia, nella quale tanti di noi siamo stati profondamente colpiti dal suo pensiero chiaro e dal suo modo umile di vivere la fede. Ho avuto il privilegio di apprendere da lui e di condividere momenti che hanno lasciato un’impronta duratura nella mia vita. Al di là della formazione teologica, ciò che mi ha segnato di più è stato il suo modo di intendere il Vangelo: una fede incarnata, profondamente impegnata nella missione integrale.
Per comprendere meglio la sua persona, è necessario soffermarsi sulla sua vita facendo una breve panoramica della sua traiettoria e dei suoi contributi più significativi.
Escobar nacque ad Arequipa (1934), città coloniale del sud peruviano, più conosciuta come la città bianca. Arequipa è nota anche per essere chiamata la “Roma” del Perù per la forte presenza del cattolicesimo romano tradizionale. Di conseguenza i suoi genitori erano cattolici ma si convertirono alla fede biblica prima che lui nascesse.
Tra le tante conversazioni, risate e aneddoti con Samuel, egli ricordava con molta chiarezza alcuni episodi della sua infanzia. Tra questi ,ad esempio, come egli leggeva la Bibbia alla sua cara mamma mentre lei cuciva. A lei piaceva il libro dei Proverbi e ogni qual volta Samuel arrivava alla lettura di questo libro, in modo specifico nei passi che parlano della disciplina dei figli, sua mamma gli chiedeva di rileggerlo più volte, come se lei volesse che quelle parole rimanessero impresse in lui.
Durante la sua infanzia, Escobar iniziò il suo percorso scolastico in una scuola evangelica fondata da missionari, il che segnò i suoi primi anni di educazione in un ambiente di fede. Successivamente proseguì gli studi in un collegio nazionale di orientamento secolare, e più avanti entrò all’Università Nazionale Maggiore di San Marcos a Lima, dove studiò pedagogia. Già in questa fase universitaria, Escobar mostrava una chiara vocazione per l’insegnamento.
Sempre nel contesto accademico universitario, nel 1959 ebbe luogo a Cochabamba (Bolivia) un congresso di grande rilevanza che riunì rappresentanti di 17 gruppi universitari evangelici provenienti da 9 paesi dell’America Latina. Questo incontro fu organizzato dalla Comunione Internazionale di Studenti Evangelici (IFES), con lo scopo di rafforzare l’unione regionale del movimento studentesco cristiano. Nel quadro di questo congresso, si discussero strategie per portare il messaggio del Vangelo nel contesto universitario latinoamericano. Una delle proposte più significative fu la creazione di una rivista rivolta agli studenti universitari cristiani.
Per guidare questa iniziativa editoriale, fu invitato Alejandro Clifford [1] che fu riconosciuto per la sua capacità intellettuale, sensibilità pastorale ed esperienza nelle pubblicazioni, ad assumere la direzione della rivista.
All’inizio degli anni ’60, Escobar era già familiare con il percorso di Clifford, in particolare per le sue pubblicazioni stampate in Perù, le quali avevano lasciato un segno profondo in Samuel per la chiarezza teologica e l’impegno nella missione tra gli studenti universitari. Fu proprio Clifford a estendere un invito a Escobar affinché si unisse a lui in questo progetto a Córdoba, Argentina. Samuel accettò la proposta, consapevole dell’opportunità di collaborare in un progetto missionario e formativo di grande rilevanza.
Così entrambi iniziarono una fruttuosa fase di cooperazione che si estese fino al 1979. In questo periodo svilupparono un’influenza significativa nella formazione di leader cristiani impegnati nella missione integrale in America Latina. Fu proprio in quel periodo che Samuel Escobar fece il suo primo viaggio in Europa per partecipare ad un congresso a Parigi. Un aneddoto particolare che ricordava di quel viaggio era il cambio di programma che dovette fare per mancanza di un alloggio: la persona dell’università incaricata di accoglierli informò loro che le residenze della Città Universitaria che avevano affittato non sarebbero state disponibili prima di tre giorni. Poiché restare a Parigi in quel periodo sarebbe stato molto costoso, suggerì loro una soluzione ingegnosa: viaggiare di notte in treno verso la Svizzera per risparmiare sull’alloggio e quindi approfittare quei giorni per visitare le città durante le ore diurne. Il suo viaggio in Europa si concluse in Inghilterra, dove sia Escobar che René Padilla furono invitati a prendere parte a un corso intensivo di formazione missionaria e teologica, promosso da InterVarsity (la sezione britannica della IFES) e pensato per giovani leader del movimento studentesco evangelico a livello internazionale. Fu proprio in quell’occasione che conobbero John Stott. [2]
Durante il corso intensivo in Inghilterra, Samuel si formò sotto la guida di autorevoli esponenti del pensiero teologico evangelico del XX secolo. Tra i relatori figuravano John Stott, con la sua profonda chiarezza espositiva; F.F. Bruce, riconosciuto per la sua erudizione nel Nuovo Testamento; e Martyn Lloyd-Jones, influente predicatore riformato.
Tuttavia, una figura che segnò particolarmente Escobar fu Edward Musgrave Blaiklock [3], accademico neozelandese la cui lettura storica tenace del libro degli Atti degli Apostoli aveva già suscitato il suo interesse. L’incontro con Blaiklock (o almeno l’esposizione diretta alla sua opera in quel contesto formativo), ispirò in Escobar la convinzione sull’importanza di una lettura biblica rigorosa, con enfasi sulla missione; curiosamente, Samuel, in più occasioni, mi consigliò di approfondire il libro degli Atti degli Apostoli col desiderio di trasmettermi l’importanza della missione integrale.
Nel 1961, di ritorno in America Latina, si stabilì insieme alla moglie Noemí a Córdoba, in Argentina, Escobar affrontò una delle esperienze più dolorose della sua vita personale: la morte del suo primo figlio a causa di una encefalite fulminante, quando era ancora un neonato. [4]
Questo episodio segnò profondamente la sua vita familiare e spirituale. L’esperienza della perdita e del dolore lo condusse a una riflessione più profonda sulla sofferenza umana e sulla speranza cristiana.
Col tempo, questo momento tragico divenne uno dei fattori che spinsero Samuel e Noemí a cercare un nuovo contesto. Si trasferirono a São Paulo, in Brasile [5], dove continuarono il loro ministero in un nuovo contesto culturale e sociale. In questo nuovo ambiente, Escobar continuò a collaborare con l’organizzazione evangelica studentesca universitaria, svolgendo un’attività di sostegno e di formazione tra i giovani. Fu anche durante questo periodo, in quello stesso paese, che nacque sua figlia. Più avanti, decise di trasferirsi in Spagna con l’obiettivo di continuare la sua formazione accademica [6].
Lì poté conseguire il dottorato a Madrid. Durante il suo soggiorno nella capitale spagnola, frequentò regolarmente la storica Chiesa Evangelica di Trafalgar, una comunità di riferimento all’interno del protestantesimo spagnolo. In questa Spagna visse i problemi dei protestanti durante il franchismo e l’arrivo della tolleranza religiosa nel 1967 [7].
Se molti conoscono Samuel Escobar è probabilmente per il ruolo che ebbe nel Congresso Mondiale di Evangelizzazione a Losanna nel 1974 [8].
Lui stesso amava ricordare i momenti che precedettero quell’evento: i preparativi, gli incontri preliminari e la nascita della commissione che ne avrebbe gettato le basi. Il preludio fu un congresso che si tenne a Berlino nel 1966, quando Escobar apparve per la prima volta in ambito internazionale e con il suo intervento fece conoscere una voce diversa al mondo evangelico (la voce latina).
Nel 1966 fu invitato da Carl F. H. Henry [9], fondatore della prestigiosa rivista Christianity Today, a partecipare al Congresso Mondiale sull’Evangelizzazione tenutosi a Berlino, organizzato insieme a Billy Graham. In quell’evento (al quale parteciparono anche figure come José Grau), Escobar fece un breve intervento su “Evangelizzazione e totalitarismo” [10], all’interno di una sezione intitolata “Ostacoli al Vangelo”. In quel contesto, il totalitarismo appariva come una delle principali sfide all’espansione del cristianesimo. Allora la voce di Escobar risultò discordante rispetto al clima dominante, soprattutto di fronte all’ossessione anticomunista molto marcata che predominava nei circoli evangelici degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda.
In quel congresso conobbe Billy Graham, che lo invitò a far parte della commissione nel congresso di Losanna. Prima di giungere a questo grande evento, Samuel visse in Canada tra il 1972 e il 1975, periodo durante il quale fu Direttore Generale della InterVarsity Christian Fellowship in Canada. In questo periodo rafforzò la sua vocazione a lavorare con i giovani, formare leader e connettere la fede cristiana con il pensiero critico contemporaneo.
Parallelamente, troviamo la fondazione della Fraternità Teologica Latinoamericana (FTL) nel 1970, insieme a René Padilla, Pedro Arana e altri pensatori del continente, dove Samuel avrà un ruolo molto importante nella formazione di molti pastori. La FTL nacque come uno sforzo per formulare una teologia contestualizzata, che rispondesse alle sfide dell’America Latina da una prospettiva evangelica, ma senza copiare modelli teologici europei o nordamericani.
Anni dopo, nel 1974, Escobar tornò ad avere un ruolo da protagonista nello storico Congresso Internazionale di Evangelizzazione Mondiale tenutosi a Losanna, in Svizzera, anch’esso convocato da Billy Graham. Grazie all’affinità teologica e pastorale che condividevano Samuel Escobar e René Padilla con il teologo inglese John Stott, entrambi i latinoamericani furono invitati a tenere due delle plenarie principali dell’evento [11].
Lì introdussero con forza l’idea di una missione integrale, che unisce evangelizzazione e responsabilità sociale. In quello stesso evento, partecipò brevemente anche José Grau, offrendo una riflessione sul Regno di Dio, il che sottolinea la presenza e l’influenza crescente del pensiero evangelico iberoamericano nei forum internazionali.
Samuel mi raccontò in più occasioni di aver proposto al comitato un’idea che già si praticava in America Latina: redigere una dichiarazione che riassumesse i punti principali emersi, specialmente i temi chiave delle relazioni, al termine di un incontro. Fu così che nacque il Patto di Losanna. Tuttavia, giungere a quel risultato non fu affatto facile, secondo la sua stessa esperienza.
Potrei dire che le prime storie sul Congresso di Losanna non le conobbi da libri o conferenze, ma le ascoltai inizialmente a casa, in un contesto familiare, da mio padre che aveva conosciuto in Sud America Samuel e che lo aveva rivisto in Spagna. Conservo ancora nella memoria quelle volte in cui assistevo a quelle conversazioni senza essere consapevole della profondità di ciò che veniva condiviso. Anni dopo, ebbi la possibilità di chiedere a Samuel direttamente cosa accadde in quei congressi, quali teologi influenzarono la sua vita, quali furono le sue lotte e difficoltà: non era più solo il racconto di un congresso storico, era conoscere la testimonianza viva di qualcuno che aveva saputo restare fedele alle proprie convinzioni, anche quando non erano comode né popolari per l’epoca; potrei dire che la sua voce fu una voce profetica.
Mi viene in mente con particolare affetto un pranzo in cui ebbi l’occasione di sedermi a conversare con lui. In quell’occasione, gli chiesi con sincerità: “Come posso servire meglio il Signore? Come posso imparare da figure così importanti come quelle che lui conosceva e ammirava?” Le sue risposte non erano tecniche né distanti, ma piene di amore e passione per Gesù Cristo, e segnate da una profonda fedeltà alle Scritture. La sua prima risposta fu: “L’umiltà è fondamentale”, e mi disse: “Le persone che più hanno influenzato la mia vita erano persone umili e generose”.
Devo ammettere che ci sono persone la cui generosità lascia un’impronta così profonda che risulta impossibile dimenticarle. Samuel era una di queste persone. Coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo personalmente concordano su un aspetto essenziale: la sua vita non era legata al materiale, al contrario, egli investiva il suo tempo e le sue risorse nell’eterno, nel celeste, e si staccava con facilità dalle cose materiali.
Una delle dimostrazioni più chiare della sua generosità (e del suo distacco dal materiale) erano i suoi libri. Per molti, separarsi dai propri libri può essere qualcosa di impensabile, ma non era il caso di Samuel. Bastava accennare interesse per il titolo di un libro o esprimere curiosità per un autore, e lui, con estrema spontaneità, ti diceva: “Portalo con te, l’ho già letto”. Capitava spesso che dicesse anche: “Credo di avere un libro che potrebbe interessarti, ma si trova a Valencia”. Passavano alcune settimane e, come per sorpresa, ti arrivava un pacco per posta con vari libri accuratamente selezionati. Così era Samuel: generoso senza misura, attento ai dettagli, disposto a dare senza aspettarsi nulla in cambio.
Ricordo che l’ultimo libro che mi regalò fu In cerca di Cristo in America Latina. Quel gesto rimase impresso nella mia memoria, non solo per il libro in sé, ma per ciò che rappresentava: la sua costante ricerca di Cristo, non nelle teorie astratte, ma nelle Scritture, nella vita reale, nella storia.
In una conversazione che conservo ancora molto viva, mi disse qualcosa che ancora mi risuona: “Molti poeti, filosofi, perfino eruditi della letteratura hanno un’idea di chi sia Cristo, ma non conoscono il Cristo delle Scritture, non conoscono il Figlio del Dio vivente”. Fu precisamente questo aspetto che mi colpì profondamente di Samuel: la capacità di unire fede e cultura. Aveva la maestria di citare [12] con disinvoltura poeti come Unamuno o Rubén Darío, e lo faceva non solo per ammirazione letteraria, ma per mostrare come, anche nella bellezza malinconica o nel vuoto che questi autori esprimevano riguardo all’effimero della vita, si potesse intravedere una ricerca profonda a cui solo il Vangelo rispondeva pienamente alla luce delle Scritture.
L’ultima volta che ci vedemmo, mi disse: Rubén Darío, nel suo poema Lo fatal, diceva:
Fortunato l’albero che è sensibile appena,
e più la dura pietra perché lei non sente,
ché della pena d’essere non c’è più grande pena,
né maggior oppressione della vita cosciente.
Essere e nulla sapere, essere senza una rotta certa
e il timore di esser stato, e un futuro terrore…
e il sicuro spavento che domani è morte certa,
e soffrire per la vita e per l’ombra e in aggiunta
per ciò che non sappiamo e appena sospettiamo
e la carne che tenta coi suoi grappoli in mano
e la tomba che aspetta col suo funebre ramo,
e non sapere dove andiamo
né da dove proveniamo!
E Samuel recitava con un però fortissimo: Il vangelo di Gesù Cristo (mi ripeteva in più occasioni) ci dice da dove proveniamo e dove andremo.
[1]: Alejandro Clifford fu una figura importante nella storia del movimento evangelico studentesco in America Latina ed ebbe un’influenza diretta e significativa nella vita e nel ministero di Escobar. Fu lui a invitarlo a partecipare più attivamente al ministero studentesco e a incoraggiarlo ad assumere ruoli di leadership all’interno dell’IFES; Clifford svolse un ruolo importante nello sviluppo di giovani leader evangelici nella regione, tra cui lo stesso Escobar, Pedro Arana e René Padilla.
[2]: Nacque una bellissima amicizia tra Samuel Escobar e John Stott, che fu significativa nel contesto del movimento evangelico globale, in particolare per il loro impegno comune nella riflessione teologica e nella missione integrale.
[3]: Fu un eminente studioso biblico e titolare della cattedra di Lettere Classiche presso l’Università di Auckland. Blaiklock è riconosciuto per il suo approccio storico allo studio del Nuovo Testamento e per la sua difesa del cristianesimo tradizionale di fronte alle correnti teologiche liberali del suo tempo.
[4]: Soffrì un’infiammazione cerebrale. Questa tragedia avvenne a Córdoba, mentre la coppia vi risiedeva durante i primi anni di attività come missionari impegnati nel movimento studentesco cristiano.
[5]: Dove vissero fino all’anno 1964.
[6]: Nel 1966 frequentò l'Università Centrale di Madrid, oggi conosciuta come Università Complutense di Madrid.
[7]: Proprio in quell’anno fu pubblicata un’opera molto nota: Il dialogo tra Cristo e Marx di Pedro Arana, in un periodo in cui, in America Latina, si discuteva intensamente sul rapporto tra fede cristiana, giustizia sociale e marxismo. Il libro rappresenta un tentativo di offrire una risposta cristiana alle sfide ideologiche dell’epoca, in particolare da una prospettiva evangelica impegnata con la realtà sociale. La relazione tra Pedro Arana Quiroz e Samuel Escobar fu profonda e significativa nel contesto del movimento evangelico latinoamericano, specialmente nell’ambito del lavoro studentesco cristiano e della riflessione teologica contestuale. Al di là dell’ambito istituzionale e teologico, li univa un fraterno e stretto legame. Si rispettavano reciprocamente come pensatori e leader, e collaborarono in numerosi progetti. Samuel ha riconosciuto pubblicamente l’influenza di Pedro nel proprio pensiero e ministero.
[8]: Il Movimento di Losanna ebbe inizio con il Congresso Internazionale di Evangelizzazione Mondiale di Losanna, che si tenne dal 16 al 25 luglio 1974 a Losanna, in Svizzera.
[9]: Ma fu raccomandato in primo luogo da Clifford per partecipare a questa conferenza.
[10]: Coloro che parlavano di totalitarismo erano una coreana, un americano e un europeo, per i quali il totalitarismo coincideva con il comunismo. A questa visione, Samuel replicò affermando che, in America Latina, il totalitarismo era rappresentato dai regimi militari di destra o da generali cattolici, il cui motto era spesso “Cristo Re”.
[11]: L’intervento di Padilla fu particolarmente controverso, poiché, a partire dal libro degli Atti degli Apostoli, criticò il principio delle “unità omogenee” promosso dal movimento per la crescita delle chiese (church growth). Tale strategia sosteneva che le chiese crescono più facilmente quando sono composte da persone con caratteristiche simili. Padilla non si chiese se questa strategia fosse “efficace”, ma se fosse biblica, suscitando così un ampio dibattito all’interno del congresso.
[12]: Recitava sempre tutto a memoria ed aveva una grande facilità nel ricordare molte rime.