Chiesa al centro. Finalmente in italiano il libro (forse) più importante di Tim Keller
N.B. E’ uscita l’edizione italiana del libro di Tim Keller, Chiesa al centro, Torino, La Casa della Bibbia 2025. L’articolo che segue è tratto dalla prefazione, pp. ix-xii.
La vasta produzione di Tim Keller (1950-2023), che peraltro ha iniziato a pubblicare quando aveva 55 anni, ha sempre la chiesa come soggetto esplicito o implicito. Chiesa al centro è frutto di un lavoro teologico ed ecclesiale più che ventennale.
Si può dire che l’esperienza della chiesa presbiteriana Redeemer di New York, avviata alla fine degli anni Ottanta, sia oggi considerato tra i più interessanti esperimenti di fondazione e di crescita della chiesa in un contesto urbano. In questo libro Keller distilla un lavoro che negli anni ha elaborato in una miriade di occasioni di predicazione e di formazione nel vivo delle questioni poste dalla vita della chiesa.
E’ un libro di ecclesiologia, ma anche di missione. E’ un libro sulla chiesa, ma anche sulla città. Prima di tutto, è un libro sull’evangelo. Il libro è un’occasione per fare i conti con una delle iniziative spiritualmente più interessanti che il nuovo continente ha prodotto negli ultimi decenni.
A differenza di altri libri provenienti dagli USA, Chiesa al centro non propone un modello o un programma da realizzare. Non dice: “fai come me, e allora avrai i miei risultati”. Non dà una formula da applicare. Piuttosto dice: “questo è il compito che la testimonianza della chiesa richiede a tutti noi, nei nostri diversi contesti. Svolgiamolo con fedeltà e creatività”. Nella nostra situazione di minoranza e di chiese numericamente modeste, Chiesa al centro invita a recuperare o scoprire un duplice spunto:
1. la chiesa è al centro dell’opera di Dio e sempre lo sarà. Sono importanti gli individui, le agenzie paraecclesiali, i movimenti occasionali o strutturati, le strategie e i programmi, ma la chiesa in quanto comunità di credenti riunita intorno alla Parola e inviata nel mondo, con le sue pratiche e i suoi ordinamenti, è e sarà al centro di quello che il Dio missionario compie per raggiungere il mondo in estensione e in profondità.
2. la chiesa deve coltivare una cultura della “centralità”. Troppo spesso le chiese evangeliche hanno pensato a sé stesse come comunità residuali, formate da disperati in fuga dalla realtà. L’abbandono del mondo è stato visto come l’unica modalità di esistenza.
La metafora della chiesa come scialuppa di salvataggio sballottata dalle onde del mare in tempesta è scolpita nel vissuto evangelico. A questa irrilevanza non deve fare da contrappeso la volontà di potenza di chi vuole dominare. La presunta soluzione del “potere” è peggiore del problema della marginalità che vuole affrontare.
Keller ricorda che la chiesa deve fare la chiesa e stare nel mondo in modo biblicamente responsabile: con una propria identità capace di contribuire al bene della comunità e della città, senza farsi stordire dalle sirene della secolarizzazione e senza fuggire dalla complessità della vocazione ricevuta di essere in Cristo “sale e luce” del mondo.