Teologia biblica, calendario e liturgia. Una possibilità per oggi?
Inserire la teologia biblica nella pratica liturgica del culto comunitario è qualcosa di sensato o è come inserire della carne di cinghiale in una torta di mele? La teologia biblica può essere definita come “lo studio delle autorivelazioni di Dio nel tempo e nello spazio” [1] ed è un robusto ambito dello studio delle Sacre Scritture, esattamente come la liturgia è un importante settore della teologia pratica.
La teologia biblica può quindi arrivare a innestarsi nella pratica liturgica o l’operazione è troppo complessa, la prima di questo tipo che un chirurgo abbia mai potuto sperimentare?
Certamente nel passato abbiamo potuto godere di ottimi libri che esponessero la liturgia a partire dai criteri della liturgia biblica. [2] Ma è possibile fare l’operazione inversa, ossia inserire la teologia biblica nella pratica liturgica?
Celebrare nel tempo, celebrare con un tema
La storia della chiesa ci mostra che le chiese hanno avuto la tendenza a celebrare culti che avessero determinati temi in alcuni momenti dell’anno. Questa pratica, salvo eccessi ingiustificati e inutili, può risultare utile anche come strumento di insegnamento per le chiese locali. [3]
Nell’Antico Testamento vediamo le grandi celebrazioni del popolo d’Israele, mentre nel Nuovo Testamento vediamo proseguire la celebrazione di alcune feste ebraiche. Nella storia della chiesa, per esempio, si è celebrata la Pasqua di risurrezione del Signore Gesù la prima domenica successiva alla prima luna piena di primavera, mentre si è celebrata l’incarnazione del Signore Gesù in quel giorno che noi ora chiamiamo Natale.
Le due occasioni citate, che verranno in seguito riprese, hanno un preciso tema cristologico, ma una determinata chiesa locale potrebbe voler intensificare la propria preghiera per un tema specifico e questo potrebbe essere proficuamente fatto al di fuori del culto domenicale.
Facendo alcuni esempi, la chiesa locale potrebbe volersi riunire con altre chiese evangeliche della città per pregare per la città in un momento di particolare difficoltà, incertezza o dolore. Un altro esempio potrebbe essere il desiderio di pregare specificamente per il tema del lavoro e il 1° maggio, festa (civile) dei lavoratori in cui la maggior parte dei membri di chiesa sarà esente da impegni lavorativi, potrebbe essere un momento calzante o valutato come particolarmente indicato.
Avvicinandosi alla Pasqua
I giorni vicini a Pasqua mi hanno portato a riflettere sull’innesto della teologia biblica nella pratica liturgica, ad esempio con un incontro dedicato a ricordare i fatti e il significato della Pasqua. Non è mia intenzione soffermarmi qui ulteriormente sul significato di questo incontro, sulla sua storia o su altri aspetti, ma vorrei focalizzare l’attenzione esclusivamente sullo svolgersi delle letture bibliche.
Il “piatto” delle letture bibliche possibili è piuttosto ampio perché, nella sua forma completa, è formato da sette letture dall’Antico Testamento, una lettura dal Nuovo Testamento e un brano dal Vangelo; tra le letture è collocata una porzione di Salmo o di cantico biblico. Le letture sono:
Prima lettura: Genesi 1,1-2,2
Salmo 33 (porzione)
Seconda lettura: Genesi 22,1-18
Salmo 16 (porzione)
Terza lettura: Esodo 14,15-15,1
Cantico Esodo 15 (porzione)
Quarta lettura: Isaia 54,5-14
Salmo 30 (porzione)
Quinta lettura: Isaia 55,1-11
Cantico Isaia 12,2.4-6
Sesta lettura: Proverbi 8,1-8.19-21; 9.4b-6 [4]
Salmo 19 (porzione)
Settima lettura: Ezechiele 36,16-28
Salmi 42-43 (porzioni)
Epistola: Romani 6,3-11
Salmo 118 (porzione)
Vangelo: Mt 28,1-10; Mc 16,1-8; Lc 24,1-12 (su rotazione triennale)
Osservando lo svolgimento delle letture della Parola di Dio si evince un piano che, salvo la grave omissione della caduta dell’uomo (Genesi 3), fa emergere la storia di salvezza che Dio pone in atto per la salvezza del popolo dei redenti.
Nine Lessons and Carols
Riflettendo sulle letture in preparazione della Pasqua viene abbastanza naturale pensare anche allo svolgimento delle letture natalizie delle Nine Lessons and Carols. Anche in questo caso stiamo parlando dell’incontro che si svolge la sera prima di Natale o nelle immediate vicinanze del Natale per soffermarsi sul tema dell’incarnazione del Figlio di Dio. Prendendo come esempio la liturgia del 2024 dal King's College di Cambridge delle nove letture, la successione è la seguente:
Prima lettura: Genesi 3,8-15.17-19
Seconda lettura: Genesi 22,15-18
Terza lettura: Isaia 9,2.6-7
Quarta lettura: Isaia 11,1-4a.6-9
Quinta lettura: Luca 1,26-35,38
Sesta lettura: Luca 2,1-7
Settima lettura: Luca 2,8-16
Ottava lettura: Matteo 2,1-12
Nona lettura: Giovanni 1,1-14
Anche in questo caso si potrebbero proporre delle migliorie, ma si vede chiaramente uno sviluppo cronologico che va dal primo annuncio del Messia (Genesi 3,15, il cosiddetto “protovangelo”) all’annuncio della nascita del Messia a tutte le genti (le ultime tre letture). Un singolo tema viene preso e letto progressivamente nella rivelazione di Dio, ossia nella Bibbia.
Una possibilità per oggi
Nella storia della chiesa sono stati quindi fatti alcuni tentativi, anche piuttosto duraturi, di innestare la teologia biblica nella pratica liturgica. Per l’evangelicalismo contemporaneo è possibile riscoprire questa possibilità o siamo bloccati da qualche preconcetto o stereotipo?
Come evangelici siamo abituati a pensare a un brano su cui si incentra la predicazione. E rendiamo lode a Dio per questa pratica fedele che è messa in atto nel cammino delle nostre chiese locali! Non è detto, tuttavia, che questo debba essere l’unico modo per crescere con il Signore come popolo di Dio. Un servizio di culto, non per forza quello domenicale, potrebbe essere talvolta studiato per sviluppare un determinato tema nel suo sviluppo biblico. La Parola di Dio sa parlare al cuore dell’uomo anche senza essere predicata perché è “vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebrei 4,12).
Si potrebbe, per esempio, incentrare un culto (mattutino, pomeridiano o serale a seconda delle esigenze) per la propria città sullo sviluppo del tema della città partendo dalla Genesi fino all’Apocalisse. Non sarebbe necessaria per forza una lunga predicazione, anche se si potrebbero dire alcune frasi di transizione tra le letture o dare una breve riflessione complessiva alla fine.
Lo stesso approccio si potrebbe utilizzare per il già citato tema del lavoro, per la Domenica della Missione o la Domenica della memoria o per altri temi specifici per cui la chiesa locale si sente chiamata a intensificare la propria preghiera.
Questa pratica che utilizza la teologia biblica nella pratica liturgica non è probabilmente la dieta ordinaria migliore per le nostre chiese locali, ma può essere riscoperta per qualche incontro occasionale in modo proficuo, senza pregiudizi e con piena fiducia nell’opera dello Spirito Santo in coloro che ascoltano la Parola di Dio.
[1]: Geerhardus Vos, Teologia biblica, Caltanissetta, Alfa & Omega 2005, p. 35.
[2]: Alcuni esempi possono essere David Peterson, Engaging with God: A Biblical Theology of Worship, Downers Grove, Ivp Academic, 2002 e Daniel Block, For the Glory of God: Recovering a Biblical Theology of Worship, Grand Rapids, Baker Academic, 2014.
[3]: Sul tema del culto e del calendario si veda Aa.Vv., “Teologia del calendario”, Studi di teologia N. 43 (2010/1).
[4]: Il Common Worship della Chiesa d’Inghilterra, per esempio, offre questa lettura al posto di quella che si trova nella veglia pasquale della Chiesa cattolica che è Baruc 3,9-15.32-4,4.