Lo scozzese di Westminster. A cinquant’anni dalla morte di John Murray (1898-1975)
Nel firmamento della teologia evangelicale del Novecento, un posto di tutto rispetto deve essere riconosciuto a John Murray (1898-1975), teologo scozzese che ha associato il suo nome alla facoltà di teologia di Westminster a Philadelphia. Murray ha rappresentato al meglio la teologia sistematica di taglio esegetico, essendo una figura di cerniera tra il vecchio e il nuovo mondo. Non ha scritto una teologia sistematica organica, ma i suoi scritti occasionali raccolti in quattro volumi (Collected Writings of John Murray, 4 voll., Edinburgh, Banner of Truth 1976-1982), oltre ai suoi libri, mostrano un teologo sempre attento all’esegesi e alla traiettoria della teologia biblica.
Murray nasce in Scozia e studia al Seminario Teologico di Princeton sotto J. Grashan Machen e Geerhardus Vos. Già professore a Princeton, nel 1930 si trasferisce al Wetminster Theological Seminary (Philadelphia, Pennsylvania), istituito nel 1929 ad opera di J. Gresham Machen per continuare la linea della vecchia Princeton ed in polemica con le influenze liberali che avevano attecchito. Insegna teologia sistematica al Westminster Theological Seminary dal 1930 al 1966 diventando, insieme a Cornelius Van Til, una figura rappresentativa della teologia evangelica legata a questa importante istituzione accademica. Tra i vari contributi alla promozione della fede riformata vi è il suo impegno iniziale nella costituzione della casa editrice scozzese The Banner of Truth e la sua partecipazione a molte conferenze pastorali in Gran Bretagna.
Murray investe la sua creatività non tanto nel campo dell’apologetica e della polemica, quanto nel rafforzare la struttura di base della fede riformata congiungendo metodologicamente la riaffermazione delle confessioni storiche della fede riformata con ciò che oggi è chiamata una tecnica esegetica canonica. Nelle sue opere vi sono raffinatissime discussioni esegetiche, mentre lo sviluppo storico e il confronto filosofico rimangono sullo sfondo.
J.I. Packer lo considera l’erede della sapienza del puritanesimo e della scuola di Princeton. Il suo contributo è stato quello di sostenere e rafforzare questo retaggio attraverso la disciplina della teologia biblica, praticata secondo l’approccio della storia della redenzione promossa inizialmente da Geerhardus Vos, uno dei maestri di Murray.
Noto per la sua profonda devozione alle verità delle Scritture, è considerato uno dei maggiori teologi conservatori nei paesi di lingua inglese. Le sue principali opere spaziano da importanti commenti a libri biblici (l’Epistola ai Romani, 1959), studi di etica (in italiano: Il divorzio, orig. 1961, Modena, Voce della Bibbia 1971; “L’etica biblica: questioni introduttive”, Sdt NS III (1991) N. 5, pp. 3-21), a saggi dogmatici (in italiano: “La dottrina della grazia comune”, Sdt NS XVI (2004) N. 32, pp. 115-141) e scritti occasionali raccolti in quattro volumi. La sua opera La redenzione compiuta e applicata (orig. 1955), Caltanissetta, Alfa & Omega 2020 riassume una visione riformata della dottrina della salvezza ed è stata una lettura iniziale di molti studenti di teologia da almeno tre generazioni.