Il peccato, questo sconosciuto. I primi discorsi di Leone XIV

 
 

L'elezione di Papa Leone XIV, avvenuta l'8 maggio, è al centro dell'attenzione. Tutti sono curiosi di sapere chi sia Robert Francis Prevost, il primo papa americano della storia. Che tipo di papa sarà?

Gli evangelici che si pongono questa domanda dovrebbero esercitare una responsabilità teologica nel considerare l'insegnamento del nuovo papa. Come? Leggere i suoi primi interventi da papa e farlo mantenendo al centro il tema del peccato. Fondamentale per il messaggio del vangelo è una comprensione biblica del peccato. Se non c'è peccato, non può esserci vangelo.

La buona notizia di Gesù Cristo non ha senso senza la realtà del peccato. Inoltre, la gloria del vangelo corrisponde alla devastazione del peccato. Se il peccato è devastante, portando alla morte spirituale, allora il vangelo è glorioso, offrendo nuova vita dove prima c'era morte. Se il peccato è piccolo, anche il vangelo e la croce di Cristo sono piccoli. 


Cosa dice il nuovo papa riguardo al peccato? Anche se è ancora presto e c'è molto da scoprire su papa Prevost, ci sono alcune prime indicazioni che forse fanno luce sulle sue convinzioni teologiche e sul ruolo che il peccato occupa in esse. Il 10 maggio ha tenuto il suo primo discorso al Collegio Cardinalizio. Due aspetti meritano di essere menzionati. Per prima cosa, ha spiegato perché ha scelto il nome di Papa Leone XIV. Ecco la motivazione che ha fornito:


“ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”.


Scritta nel 1891, durante la rivoluzione industriale, Rerum Novarum affronta l'ascesa del capitalismo moderno, del socialismo e le lotte della classe operaia. È considerata un testo fondamentale per l'insegnamento sociale della Chiesa cattolica. Tuttavia, il peccato è appena menzionato. I mali della società sono attribuiti al peccato (RN, n. 18), ma non viene data una risposta evangelica. La cura per l'ingiustizia sociale è invece la seguente:


“Prendendo adunque da Dio il principio, si dia una larga parte all'istruzione religiosa, affinché ciascuno conosca i propri doveri verso Dio; sappia bene ciò che deve credere, sperare e fare per salvarsi; e sia ben premunito contro gli errori correnti e le seduzioni corruttrici. L'operaio venga animato al culto di Dio e all'amore della pietà, e specialmente all'osservanza dei giorni festivi. Impari a venerare e amare la Chiesa, madre comune di tutti, come pure a obbedire ai precetti di lei, e a frequentare i sacramenti, mezzi divini di giustificazione e di santità” (RN, n. 57).


Obbedire ai precetti della Chiesa e frequentare i sacramenti vengono presentati come la chiave per il perdono dei peccati/la giustificazione e per condurre una vita santa. Una lettura evangelica deve notare che elementi chiave sono assenti: Cristo, la croce e il pentimento. Senza questi, non c'è il vangelo biblico. Senza questi, rimane una visione ridotta del peccato e una visione elevata dell'uomo, entrambe nemiche del vangelo biblico. Tuttavia, Rerum Novarum è sullo sfondo di quanto detto da Leone XIV.


Inoltre, nel suo discorso al Collegio Cardinalizio, Papa Leone ha anche menzionato l'Esortazione Apostolica di Papa Francesco del 2013, Evangelii Gaudium come documento ispiratore del suo papato. Ha evidenziato come fondamentali i seguenti punti: 


“il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio (cfr n. 11); la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana (cfr n. 9); la crescita nella collegialità e nella sinodalità (cfr n. 33); l’attenzione al sensus fidei (cfr nn. 119-120), specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare (cfr n. 123); la cura amorevole degli ultimi, degli scartati (cfr n. 53); il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà”.


In tutte queste istanze "fondamentali" di Evangelii Gaudium, inclusa il ritorno “al primato di Cristo nell'annuncio", il peccato non è mai menzionato. E vale la pena notare che Papa Leone si riferisce a questi come "principi del Vangelo". L'amore di Dio è presente, ma non c'è il peccato. Tuttavia, l'amore di Dio perde il suo valore salvifico e redentivo se il peccato è assente. Nessun peccato, nessun vangelo. Ecco perché il peccato deve occupare un posto primario nella narrazione evangelica. In tutto ciò che Leone XIV ha menzionato e citato nel suo breve pontificato, il peccato è assente. Il tempo dirà se questo cambierà.


Tornando a un'intervista con la Catholic News Agency nel 2012 riguardante il Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, Prevost è stato interrogato su come evangelizzare alla luce delle sfide create dai media. Anche se parlava dell’importanza di una relazione personale con Cristo, il peccato non è mai stato menzionato in tutta l'intervista sull'evangelizzazione. Papa Leone è un agostiniano e quindi menziona Agostino in questa intervista. Sul balcone di San Pietro, al momento della sua presentazione al mondo come nuovo papa, ha detto: "Sono un figlio di Sant'Agostino, un agostiniano”. Agostino, tuttavia, promuoveva una visione biblica del peccato e ne comprendeva gli effetti devastanti sull'umanità decaduta. Papa Leone, invece, nei suoi primi interventi non ha fatto alcuna menzione del peccato. C’è da chiedersi: cosa significa avere una relazione personale con Cristo senza il riconoscimento del peccato?


Il tempo rivelerà le convinzioni dottrinali di Papa Leone XIV riguardo al peccato e ai suoi effetti sulla natura umana decaduta. Nel frattempo, il discernimento evangelico deve mantenere il peccato al centro, per non essere ingannato da parole e terminologie evangeliche che sembrano bibliche, ma che mancano di riconoscere la verità centrale del peccato e della redenzione. Nessun peccato, nessun Vangelo. Stesse parole, mondi diversi.